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Acqua

Acea, A2a, Iren, Hera. Ecco chi (non) rischierà per la revisione delle concessioni

L'articolo di Claudia Cervini, giornalista di Mf/Milano Finanza, con alcuni report che disegnano scenari dopo l'annuncio del governo di rivedere il sistema delle concessioni che riguarda aziende come Acea, A2a, Iren ed Hera

Se il tema della statalizzazione sembra dividere le forze politiche che sostengono il Governo, con gli esponenti della Lega più cauti sulla possibilità di nazionalizzare, la necessità di fare una ricognizione delle concessioni in scadenza o scadute sembra invece mettere tutti d’accordo. Così gli analisti di Equita Sim si sono interrogati sull’impatto che ciò avrebbe sulle società quotate che operano su concessioni dello Stato.

IL REPORT SULLE TLC

Il primo focus riguarda Telecom Italia, su cui Equita Sim conferma il rating buy con un prezzo obiettivo di 0,85 euro. Equita, in merito alla potenziale revisione delle attuali concessioni, vede rischi limitati per il settore delle tlc. Gli esperti pongono l’accento sulle indicazioni di stampa circa il tema delle concessioni pubbliche che potrebbero essere oggetto di revisione da parte del Governo.  Sul fronte tlc, gli analisti non vedono particolari elementi di rischio in quanto il settore opera sulla base di licenze e non concessioni e le frequenze, vera risorsa scarsa assegnata dallo Stato, vengono attribuite attraverso aste in generale molto competitive.

IL REPORT DI BANCA IMI

Sul settore Tmt si interroga anche Banca Imi che, però, non vede discontinuità rispetto al dibattito che già era in corso prima della tragedia di Genova. Per quanto poi riguarda Tim, Banca Imi ricorda che la rete è della società e non è quindi una concessione dello Stato. Invece “se continuasse il dibattito sulle potenziali nazionalizzazioni vedremmo un rischio regolatorio”, dicono da Banca Imi.

IL CASO DELLE UTILITY

Diversa, invece, la situazione delle utilities. Secondo fonti di stampa il Governo, con l’obiettivo di massimizzare i ritorni per lo Stato, partirà da una ricognizione delle concessioni in scadenza o scadute in vari settori, fra cui le ricerche di idrocarburi, le frequenze TV, oltre alle concessioni idroelettriche e autostradali. Il Governo valuterà caso per caso l’aggiornamento dei canoni o l’eventuale mancato rinnovo delle concessioni a scadenza.

IL SETTORE WATER DISTRIBUTION

Per quanto riguarda invece il settore della Water distribution, a settembre potrebbe accelerare la proposta di legge sul tema dell’acqua pubblica, che prevede come ipotesi il passaggio alla gestione in-house alla scadenza delle concessioni. L’associazione delle imprese del settore sottolinea che la gran parte delle società che gestiscono il servizio idrico in Italia è a partecipazione pubblica e quindi sarebbe preferibile concentrarsi sul tema delle verifiche e controlli della gestione rispetto a smontare l’attuale assetto di gestione del servizio.

IL REPORT SU ACEA, HERA, IREN E A2A

“Ne settore Water le società più esposte sono Acea (43% dell’ebitda), Hera  (23% dell’ebitda) ed Iren (19% dell’ebitda). Sul rinnovo dei servizi in concessione riteniamo i rischi maggiori siano per le società che gestiscono asset idroelettrici ed in particolare per A2A , che ha il 40% delle concessioni (sistema della Valtellina) che scadranno nel 2020 (le altre concessioni scadono al 2029). Nel nostro modello assumiamo un incremento dei canoni idroelettrici di 15-20 milioni dal 2020. Il rischio potrebbe essere il mancato rinnovo della concessione in Valtellina, con riconoscimento di valore di rimborso a valori industriali, da definirsi con criteri che deve stabilire il Ministero dello sviluppo”, avvertono gli analisti di Equita  sim.

Gli esperti per A2A stimano che la produzione idroelettrica valga circa il 18-20% dell’ebitda. “Per Iren  la produzione idroelettrica vale il 10% dell’ebitda (scadenza concessioni al 2029), per Erg  il 20% dell’ebitda (scadenza concessioni 2029) e per Enel  il 5% dell’ebitda con scadenza concessioni nel 2029”, concludono da Equita  sim.

(articolo tratto da Mf/Milano Finanza)

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