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Acciaio, perché 11 Paesi (tra cui l’Italia) chiedono protezione all’Ue e borbottano per gli effetti delle politiche trumpiane

Undici paesi dell'Unione europea - tra cui l'Italia e la Francia, ma non la Germania - hanno chiesto alla Commissione di elaborare un quadro di protezione per l'industria dell'acciaio. Tra sovraccapacità cinese e dazi americani, il settore siderurgico europeo fatica ad andare avanti

Un gruppo di undici paesi dell’Unione europea, compresa l’Italia, hanno chiesto alla Commissione europea di presentare “al più presto” una proposta per un nuovo quadro di protezione commerciale contro la sovraccapacità siderurgica, che dovrebbe idealmente entrare in vigore il 1 gennaio 2026.

CHI SONO GLI UNDICI PAESI FIRMATARI: CI SONO LA FRANCIA E L’ITALIA, NON C’È LA GERMANIA

La richiesta è contenuta in un non-paper – ovvero un breve documento programmatico – elaborato su iniziativa della Francia e firmato anche da Italia, Austria, Belgio, Bulgaria, Grecia, Lussemburgo, Polonia, Romania, Slovacchia e Spagna. Manca la Germania, primo produttore siderurgico tra i membri dell’Unione.

RIVEDERE IL SISTEMA DELLE QUOTE DI IMPORTAZIONE

In sostanza, gli undici paesi chiedono di riportare il meccanismo delle quote massime di importazione sui livelli del periodo 2012-2013, in modo da tutelare la produzione interna. Vale a dire che le importazioni non potranno superare il 15 per cento per gli acciai piatti, il 5 per cento per gli acciai lunghi e il 15 per cento per l’acciaio inossidabile rispetto alla domanda totale dell’Unione. Le importazioni che sforeranno questi livelli saranno soggette a dazi.

Il meccanismo appena descritto andrebbe – secondo gli undici firmatari – applicato a tutti i paesi terzi ma dovrebbe essere flessibile, cioè prevedere delle quote variabili sulla base dell’andamento della domanda.

IL PROBLEMA DELLA SOVRACCAPACITÀ PRODUTTIVA E DEI DAZI

Nel non-paper viene spiegato che l’industria siderurgica europea è in difficoltà per via della “crescente sovraccapacità produttiva” di acciaio nel mondo, che fa scendere i prezzi di vendita e abbatte i margini di profitto, e della “destabilizzazione del sistema commerciale multilaterale” associata alle politiche del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

L’accordo sui dazi raggiunto domenica scorsa tra gli Stati Uniti e l’Unione europea non prevede un abbassamento delle tariffe americane sull’acciaio, portate al 50 per cento da Trump per proteggere la siderurgia nazionale. I dazi americani, comunque, non rappresentano un grosso danno diretto agli interessi dei produttori europei di acciaio, dato che la a maggior parte delle importazioni statunitensi di questa lega arrivano dal resto del Nordamerica, in particolare dal Canada.

Il vero problema posto dai dazi di Trump al settore siderurgico europeo non sta tanto nella maggiore difficoltà di accesso al mercato statunitense, ma nel riorientamento dei flussi commerciali che potrebbero incoraggiare. In altre parole, i volumi di acciaio che non raggiungeranno più gli Stati Uniti per via della barriera al 50 per cento potrebbero riversarsi in massa nell’Unione europea, mettendo sotto stress i produttori locali, già alle prese con la sovraccapacità cinese che deprime i prezzi di vendita. La Cina, infatti, è la maggiore produttrice ed esportatrice di acciaio al mondo.

COME VA IL MERCATO EUROPEO DELL’ACCIAIO

Nei primi sei mesi dell’anno le importazioni nell’Unione europea di barre e tondini di acciaio inossidabile sono cresciute di oltre il 1000 per cento rispetto al 2024, mentre i prezzi sono calati dell’88 per cento.

Eurofer, l’associazione dell’industria siderurgica europea, prevede che il consumo di acciaio nell’Unione diminuirà dello 0,9 per cento nel 2025: sarebbe il quarto anno consecutivo di recessione della domanda. Le importazioni, però, continuano a crescere, deprimendo i prezzi e intaccando la redditività delle acciaierie.

LE PROMESSE DELLA COMMISSIONE EUROPEA

L’Unione europea, dal 2016, ha introdotto delle misure di salvaguardia che prevedono l’applicazione di un dazio del 25 per cento sulle importazioni di acciaio al di sopra di una certa quota; misure che, però, scadranno l’anno prossimo. Il commissario per il Commercio Maros Sefcovic ha fatto sapere che proporrà un meccanismo sostitutivo del sistema attuale entro l’estate.

COSA FARANNO BRUXELLES E WASHINGTON CONTRO PECHINO

Lunedì Sefcovic ha fatto sapere che l’Unione europea e gli Stati Uniti formeranno un’alleanza per contrastare la concorrenza dell’acciaio cinese sussidiato attraverso – pare – un meccanismo di quote di importazione.

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