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C’è sempre meno interesse per Acciaierie d’Italia

La nuova gara per Acciaierie d'Italia si è conclusa con dieci offerte, ma quelle relative all'acquisto dell'intera società sono soltanto due. Spezzatino o nazionalizzazione per l'ex Ilva? Intanto, "Il Tempo" degli Angelucci loda la proposta di Renexia (gruppoToto)

La gara per la vendita di Acciaierie d’Italia, conclusasi venerdì 26 settembre, ha ricevuto dieci offerte: solo due di queste, tuttavia, riguardano l’acquisizione dell’intera società siderurgica (precedentemente nota come Ilva), mentre le altre otto sono limitate a singoli stabilimenti o impianti.

L’azienda azera Baku Steel, che nei mesi scorsi aveva presentato un’offerta di acquisto da 1,1 miliardi di euro, si è infatti ritirata dalla nuova gara: aveva vinto il bando precedente, ma le trattative erano fallite (qui le condizioni poste da Baku Steel e qui le criticità principali dell’investimento azero). A ritirarsi è stato anche il gruppo indiano Jindal Steel, che in precedenza aveva mostrato interesse per l’interezza di Acciaierie d’Italia ma poi ha preferito concentrarsi sulla Germania.

A CHI INTERESSA TUTTA ACCIAIERIE D’ITALIA…

Attualmente, le uniche offerte relative a tutti gli asset della società – incluso dunque il sito di Taranto, quello principale – sono quelle del fondo statunitense Bedrock Industries e di un consorzio formato dall’azienda slovacca Steel Business Europe e dal fondo di private equity americano Flacks Group.

… E CHI SOLO UNA PARTE

Gli altri otto offerenti, invece, sono interessati a singole parti di Acciaierie d’Italia. Si tratta di

  1. Renexia (gruppo Toto)
  2. Industrie Metalli Cardinale
  3. Marcegaglia
  4. una cordata formata da Marcegaglia e Sideralba
  5. una cordata formata da Marcegaglia, Profilmec ed Eusider
  6. Car
  7. Eusider
  8. Trans Isole

Oltre a queste otto offerte ce n’è un’altra, presentata da un “soggetto politico” non precisato, che però non corrisponde ai criteri della gara.

E ORA?

I commissari di Acciaierie d’Italia hanno dichiarato di aver bisogno di tempo per esaminare le offerte e che si concentreranno, nelle loro valutazioni, sugli impatti occupazionali e industriali (in un’ottica di decarbonizzazione della produzione siderurgica) delle varie proposte. Una vendita “a blocchi” dell’ex Ilva, però, potrebbe ridurne le capacità e renderne ancora più difficoltosa la concorrenza con i grandi gruppi esteri.

Secondo il sindacato Uilm, la gara è stata un “fallimento totale” e anche le offerte per l’intera società “non hanno alcuna solidità industriale e progettuale”.

– Leggi anche: Urso sta preparando lo spezzatino di Acciaierie d’Italia?

Acciaierie d’Italia potrebbe dunque venire spartita tra i vari acquirenti (si realizzerebbe così il cosiddetto “spezzatino”, nel gergo giornalistico), oppure nazionalizzata. Nonostante il ministro delle Imprese Adolfo Urso, che sta gestendo il dossier, abbia in passato criticato la partecipazione statale nell’ex Ilva, già da tempo circola la possibilità di un ingresso di Invitalia (l’agenzia per l’attrazione degli investimenti controllata dal ministero dell’Economia) nel capitale di Acciaierie d’Italia con una quota del 10 per cento.

INTANTO, IL TEMPO DEGLI ANGELUCCI ESALTA IL PROGETTO DI RENEXIA DI TOTO

Oggi il quotidiano Il Tempo – di orientamento conservatore e controllato dall’imprenditore Antonio Angelucci, che edita anche Il Giornale e Libero – ha dedicato un articolo alla proposta di Renexia per l’ex Ilva. La società, nello specifico, si è offerta di “diventare il fornitore energetico dell’impianto”, senza occuparsi direttamente della produzione di acciaio. A Taranto, peraltro, Renexia ha costruito un parco eolico offshore – chiamato Beleolico – da 30 megawatt di potenza.

Il piano di Renexia per l’ex Ilva poggia su un rigassificatore, da installare a Gioia Tauro, che fornirebbe all’acciaieria il combustibile necessario alla riduzione diretta del ferro, un processo a basse emissioni rispetto al ciclo in altoforno. “Secondo quanto risulta a Il Tempo“, si legge nell’articolo, “per la realizzazione dell’impianto di trasformazione del gas liquido, […] i tempi di entrata in produzione potrebbero essere ridotti a pochi anni con un investimento che si avvicinerebbe al miliardo di euro”.

Sempre a Gioia Tauro verrebbe installato anche l’impianto di riduzione diretta, “che riceverebbe la materia prima principalmente dal Sud America con una forte compressione dei costi”. Quanto alla fornitura energetica dell’acciaieria, questa proverebbe da una centrale a gas e dagli impianti eolici e fotovoltaici locali. In ultimo, l’offerta di Renexia prevede anche “la costruzione di un sito di carpenteria metallica per impiegare parte dei manufatti di acciaio prodotti a servizio di mercati chiave come l’eolico […] e per l’ammodernamento delle infrastrutture di trasporto soprattutto nel Sud Italia”, con un impegno economico di “qualche centinaio di milioni di euro”.

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