Skip to content

musk x visa x money

Con X Money Musk presto avrà (anche) una banca?

Elon Musk torna a coltivare il sogno della super-app modello cinese: la piattaforma X Money, che secondo l'uomo più ricco del mondo rottamerà le banche tradizionali, è attesa per la fine dell'anno. Ma in tempi di spezzatini delle Big Tech per liberalizzare il mercato digitale tutto questo non va controcorrente?

L’adagio recita che nella vita si chiude una porta e si spalanca un portone. Quasi sicuramente vale per Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo che, chiusa alle spalle (definitivamente?) la porta della Casa Bianca ha già tra le mani un nuovo giocattolo con cui trastullarsi: una piattaforma digitale di pagamento che rappresenta non solo il concretizzarsi di un sogno che l’ex startupper coltiva già da tempo – quello della super app – ma anche un ritorno alle origini, alla nascita di Paypal.

I PROGETTI DI MUSK CON X MONEY

L’intento attuale è quello di realizzare la versione occidentale di WeChat della cinese Tencent, ovvero un software dotato di molteplici funzioni che include social network, messaggistica istantanea, consente di effettuare pagamenti sia online sia nei negozi fisici e viene persino utilizzata dal governo cinese per arrivare (c’è chi maligna che serva più a controllare) a tutta la popolazione.

 

LA COLLABORAZIONE CON VISA

X è già social, dà la possibilità di chattare in via diretta tra gli iscritti e include pure una AI proprietaria, Grok: il passo successivo è quello di donargli un’anima fintech. Lo stesso Musk ha confermato l’imminente debutto di X Money, applicativo che amplierà le feature della piattaforma digitale raggiungendo il mondo dei pagamenti grazie al supporto di Visa. Attualmente il software è in fase di beta testing: “Quando sono coinvolti i risparmi delle persone bisogna procedere con estrema cautela”, ha scritto l’uomo più ricco del mondo su X.

LA SFIDA ALLE BANCHE TRADIZIONALI

Sempre Musk ha già detto cosa spera di ottenere da X Money, ammesso abbia successo: “Quando dico ‘pagamenti’ intendo l’intera vita finanziaria di un individuo”, aveva spiegato lasciando intuire la volontà di un app estremamente pervasiva e presente quotidianamente nelle mani degli iscritti, sul modello WeChat. “Qualunque cosa abbia a che fare con il denaro sarà sulla nostra piattaforma, anche i titoli. Quindi non si tratta semplicemente di inviare 20 dollari a un amico: sto parlando del fatto che non avrai più bisogno di un conto corrente tradizionale”.

X MONEY SI MUOVE

Nel frattempo si muovono gli uffici legali del Gruppo per blindare la novità e renderla perfettamente compatibile con le varie normative americane: finora già 41 Stati hanno conferito a X la licenza per il trasferimento di denaro, secondo quanto riporta il Nationwide Multi-State Licensing System, dunque ne mancano 9 e poi il debutto sul mercato Usa sarà in grande stile. L’intenzione è di resuscitare X.com, banca online fondata da Elon Musk nel 1999: il cambio di nome però era scontato. Non solo, infatti, X.com attualmente è l’indirizzo dell’ex Twitter, ma la vecchia fintech X.com non ebbe nemmeno vita facile e felice, chiudendo i battenti nel giro di un anno.

IL WARNING DI WARREN

C’è chi mugugna, come la senatrice democratica Elizabeth Warren, che ha avvertito: “Musk ha perso molti soldi con X. E dunque ha questa idea di trasformare X in una piattaforma da cui ricavare denaro, dove otterrebbe i dati finanziari personali di tutti”, lasciando intuire che potremmo essere agli albori di una battaglia legislativa, o comunque facendo intendere che il mondo della politica seguirà con attenzione le prossime mosse di X Money.

x money

Il debutto dell’app, come rivelato da alcuni esperti che avevano passato a setaccio i codici della versione beta, è previsto per la fine dell’anno, confermato anche dall’account ufficiale @XMoney su X. Resta da capire se Musk, ora che ha perso il proprio ruolo al Doge, manterrà o meno l’ombrello presidenziale. Gli sarebbe utile averlo ancora sulla testa e sulle sue aziende, dato che nell’attuale periodo tutte le Big Tech, da Meta a Google, rischiano di essere sottoposte a spezzatini per favorire la concorrenza. E l’idea della super app modello cinese non va certo in quella direzione.

Torna su