WindTre, società di telecomunicazioni italiana ma parte del gruppo hongkonghese CK Hutchison, cederà la maggioranza della sua rete al fondo svedese Eqt Partners. Già nei prossimi giorni verrà costituita la BU Technology and Wholesale nella quale confluiranno tutte le lavoratrici e i lavoratori che rientrano nel perimetro della NetCo la quale avrà, oltre ad una sua funzione Technology, anche le funzioni Finance, HR, Legal, Audit, Business Development e Service Management.
Vi convergeranno anche tutte le infrastrutture di rete, i contratti con terzi, i servizi di connettività wholesale e il personale Network con le relative funzioni di supporto. Sono stati inoltre avvalorati in circa 6 mesi (ottobre/novembre) i tempi previsti per il closing. In capo a WindTre, destinata a diventare una multiservizi (mobile, fisso, luce & gas, assicurazioni, security, IOT, ecc) resteranno le licenze e circa 4000 dipendenti, di cui anche una parte del personale Technology, identificato in 400 risorse, che svolgerà attività di IT Development, IT Operations e Infra & Security.
CHI AGITA LA CESSIONE DELLA RETE WINDTRE A EQT
Una decisione che allarma i circa seimila lavoratori, che oggi scioperano in tutte le sedi del gruppo. In Sardegna, dove sono a rischio 300 posti, si sta tenendo un sit in a piazza Deffenu a Cagliari. A Roma la protesta è già partita martedì con lo stop alle prestazioni accessorie, mentre oggi e lavoratrici e i lavoratori di Palermo manifestano davanti alla prefettura. Lo sciopero è stato indetto da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil. I sindacati continuano a “ribadire la totale contrarietà allo scorporo”, sostenendo “che rappresenta una mera operazione finanziaria di corto respiro, un efficientamento economico senza alcuna prospettiva industriale e che, temiamo, genererà ricadute occupazionali nel futuro”.
Eqt conta 184 società nel suo portfolio ed è presente in Italia in aziende quali Facile.it, Antas, Idealista, Casa.it e Lima Corporate. Il fondo, sottolineano i sindacati, ha un particolare focus sul mondo delle infrastrutture i cui investimenti, di media, hanno una durata di 5/7 anni al termine dei quali, ottenuti i consolidamenti aziendali programmati, vende ad investitori di più lungo periodo.
“Si tratta – ha dichiarato Riccardo Saccone, Segretario Nazionale Slc Cgil di una scelta totalmente sbagliata che non ha alcun razionale industriale, ma mira a fare cassa per fronteggiare le evidenti storture di un modello di mercato delle telecomunicazioni folle”. “La guerra delle tariffe – ha aggiunto Saccone – sta di fatto trasformando il settore Tlc italiano in un ‘emporio’ dove i gestori, pur di sopravvivere, smettono di fatto di investire sull’infrastruttura e l’innovazione, concentrandosi esclusivamente sull’erogazione di servizi a prezzi sempre più stracciati, con buona pace degli investimenti e della tenuta della qualità dell’occupazione”.
“Ci chiediamo – si è retoricamente chiesto il segretario di Slc Cgil – come possa resistere quel che rimarrà di WindTre, senza l’infrastruttura di rete ma con ancora 4.000 dipendenti, in un contesto che la vedrà competere con realtà molto più snelle, per esempio gli operatori virtuali, con costi di gestione ben più bassi. Possibile che nessuno fra le istituzioni di questo Paese si accorga della pericolosità della china intrapresa da un settore tanto strategico?”.