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Vivendi

Rete Tim, ecco come Vivendi invoca l’Antitrust Ue contro Kkr e Mef

Vivendi, il maggiore azionista di Tim, chiede all'autorità antitrust europea di esaminare il ruolo svolto dal Mef nel previsto acquisto della rete dell'ex monopolista di Stato da parte di Kkr. Ecco la lettera integrale

 

Vivendi chiama in causa l’Antitrust Ue affinché esamini il ruolo del Mef nella vendita della rete di Tim a Kkr.

Nella lettera del 18 gennaio indirizzata alla Dg Comp, visionata martedì da Reuters, il gruppo francese ha invitato la Commissione europea a prestare “attenzione al ruolo e al coinvolgimento del Ministero dell’Economia nell’operazione”, puntando il dito sul mancato coinvolgimento del Comitato parti correlate e sulla decisione di non convocare un’assemblea.

Il conglomerato dei media francese, di proprietà della famiglia Bolloré, detiene una quota del 23,75% e oltre il 17% dei diritti di voto di Telecom Italia.

Vivendi, del resto, aveva esplicitamente sostenuto di voler ricorrere a tutte le sedi per far valere i suoi diritti e il suo ruolo di primo azionista, da sempre contrario all’operazione con Kkr. Lo scorso 5 novembre il cda di Tim ha concordato di vendere l’asset infrastrutturale, come parte di un piano sostenuto dal ceo Pietro Labriola per rilanciare la società e alleggerire il debito.

A metà dicembre il socio francese ha infatti presentato un ricorso al Tribunale di Milano contro Tim, senza però richiedere la sospensiva d’urgenza dell’operazione di cessione della rete.

Ma ora richiama l’attenzione di Bruxelles sull’operazione citando il ruolo del Tesoro, primo azionista di Cdp, a sua volta socio rilevante di Tim (quasi il 10%), decidendo in solitaria e senza effettuare il passaggio dell’operazione dal comitato Parti correlate.

La cessione dell’asset è sostenuta dal governo italiano, che ha autorizzato il Mef ad assumere una partecipazione fino al 20% nella società della rete nell’ambito di un accordo con Kkr. Tim prevede di finalizzare l’accordo, che richiede l’approvazione dell’antitrust Ue, entro la metà dell’anno.

Secondo fonti di Reuters, Kkr intende notificare alle autorità antitrust Ue i suoi piani per l’acquisto della rete Tim entro la fine del mese.

Tutti i dettagli.

I RILIEVI DI VIVENDI NELLA MISSIVA ALL’ANTITRUST UE

“Nonostante l’importanza del coinvolgimento del Tesoro nella transazione per la valutazione della concorrenza da parte della Commissione, Vivendi teme… che la notifica possa non rivelarlo correttamente o minimizzarlo”, si legge nella lettera.

Nello specifico, Vivendi rileva che il ruolo del Mef “nella definizione dell’Operazione, nell’acquisizione di una quota del 15/20% e nella governance di NetCo (cfr. articolo 3 del DPCM) sarà di assoluta rilevanza, anche per la finalità di perseguimento di obiettivi di interesse pubblico, e comporterà sicuramente l’esercizio da parte del Mef di un’influenza almeno significativa – se non di un controllo congiunto – su FiberCop”.

IL PASSAGGIO SUL RUOLO DEL MEF

Secondo Vivendi, per la valutazione competitiva dell’Operazione da parte della Commissione, è importante tener presente alcuni punti.

“Anche se il Mef avesse deciso — si legge nella lettera indirizzata alla Dg Comp — di realizzare il suo investimento in NetCo pochi mesi dopo la conclusione dell’acquisizione di una partecipazione di maggioranza in NetCo da parte di Kkr, al fine di non indebolire ulteriormente la posizione assunta da Tim per respingere le eccezioni di Vivendi relative alla mancata applicazione da parte di Tim delle procedure Operazioni Parti Correlate, ciò non pregiudicherebbe la natura intrinsecamente interconnessa delle due fasi dell’Operazione ai fini dell’EUMR (la normativa europea in materia di controllo delle concentrazioni).”

LO SCENARIO FUTURO DEL MERCATO SECONDO VIVENDI

Inoltre, sottolinea Vivendi nella sua missiva, “il controllo congiunto (o l’influenza notevole) del Mef su NetCo si aggiungerà al controllo esclusivo di Open Fiber tramite Cdp e all’influenza notevole di Cdp su Tim. Nell’ipotesi in cui, almeno inizialmente, FiberCop (post Contribuzione) operasse sul mercato della fornitura di servizi di accesso a banda larga all’ingrosso in concorrenza con Open Fiber, la Commissione dovrà valutare come affrontare il rischio di creazione di un sistema congiunto di posizione dominante, di flusso facilitato di informazioni sensibili tra i due concorrenti, e in generale di coordinamento attraverso il Mef/Cdp”.

Inoltre, conclude la lettera del gruppo francese, “come noto, l’Accordo di Transazione ha già previsto l’aggregazione delle reti Tim e Open Fiber, come dimostrato dal diritto di Tim a ricevere un guadagno molto significativo qualora l’aggregazione dovesse essere completata entro 30 mesi dal closing della prima fase di la transazione. Pertanto, la Commissione dovrà valutare se gli effetti sulla concorrenza della prevista creazione di un quasi monopolio sul mercato italiano per la fornitura di servizi di accesso a banda larga all’ingrosso debbano essere valutati come parte dell’operazione notificata”.

LA POSIZIONE DELL’AZIONISTA DI TIM

Un portavoce di Vivendi raggiunto da Reuters non ha voluto commentare la lettera ma ha ribadito che la società farà appello a tutte le sedi per far valere i propri diritti e il proprio ruolo di maggiore azionista.

Da qui il ricorso presentato a metà dicembre al Tribunale di Milano per contestare la vendita da 19 miliardi di euro da parte di Tim della sua rete di rete fissa al fondo statunitense Kkr adducendo il fatto che la decisione del cda di Tim è stata presa senza un’assemblea straordinaria oltre il mancato coinvolgimento del Comitato parti correlate. Secondo l’azionista francese, l’assemblea degli azionisti era necessaria in quanto la cessione della rete modificherebbe a suo parere l’oggetto sociale della società.

Come ricorda sempre Reuters, il gruppo francese affronta una perdita di circa il 75% sul suo investimento iniziale di 4 miliardi di euro in Tim, che ora considera un investimento finanziario e non più una partecipazione strategica. Vivendi ha cercato un prezzo più alto per l’asset della rete e ha messo in dubbio la sostenibilità dell’attività ServiceCo (la restante dopo la cessione di NetCo).

IL COMMENTO DEGLI ANALISTI

“La richiesta formulata da Vivendi all’antitrust Ue sposta il terreno dello scontro a un livello più alto rispetto all’aula del tribunale di Milano, che sarà chiamato ad esprimersi sul ricorso ordinario presentato a dicembre, e chiama direttamente in causa i rapporti tra Unione europea e l’attuale governo italiano”, commentano gli analisti di Intermonte, riporta Radiocor. “Un eventuale pronunciamento dell’antitrust Ue a favore di Vivendi – aggiungono – potrebbe avere implicazioni importanti non solo sull’operazione NetCo, ma anche su altre partite in cui è coinvolta Cdp oggi” e “per questa ragione non escludiamo una presa di posizione ufficiale da parte del governo”.

“La lettera conferma che Vivendi intende perseguire con ogni mezzo la propria battaglia legale che però, in assenza di una richiesta di sospensiva d’urgenza, non blocca l’esecuzione dell’operazione”, aggiungono da Equita, sottolineando che resta “da monitorare se questo elemento rischia di allungare i tempi dell’analisi della Dg Comp e quindi del closing”.

 

ECCO LA LETTERA INTEGRALE INVIATA ALL’ANTITRUST UE DA VIVENDI

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