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Vivendi, Merlyn, Bluebell, Asati e non solo al gran ballo di Tim

Chi si muove e chi si agita - pure con piroette e giravolte - in vista dell'assemblea di Tim per il rinnovo del cda. Mosse e mossette di Merlyn, Bluebell, Asati e non solo. Fatti, numeri e indiscrezioni

Fermento in Borsa sul titolo Tim in vista dell’assemblea dei soci del 23 aprile per il rinnovo del cda: le liste per il board devono essere presentate entro il 28 marzo.

Ecco numeri, nomi e indiscrezioni.

CHE COSA SUCCEDE A TIM

Gli acquisti in Borsa sul titolo Tim sono arrivati dopo che il fondo Merlyn ha annunciato di possedere una quota dello 0,53%, sufficiente alla presentazione di una lista in vista del rinnovo del cda ad aprile, scenario che apre le porte a una contesa assembleare e alla costruzione di quote a supporto dei candidati che si sfideranno, sottolinea l’Ansa: “L’ad Pietro Labriola, capofila della lista del cda, potrebbe dunque doversela vedere con altri sfidanti, che potrebbero cercare il sostegno di Vivendi, primo azionista del gruppo di tlc con il 23,7% del capitale, da molto tempo critico verso Labriola”.

LA FRITTATA DI MERLYN SULLA QUOTA IN TIM

Il fondo Merlyn è stato protagonista negli scorsi mesi per due aspetti, il primo dei quali è (stato?) all’attenzione della Consob. A meta novembre il Corriere della sera  ha scritto: “La Consob accende un faro sulle mosse di Merlyn. A fine ottobre il fondo ha lanciato una campagna attivista proponendo a Tim e ai soci un piano alternativo alla vendita della rete a Kkr.

Nell’annunciare l’iniziativa, Merlyn ha dichiarato “una quota inferiore al 3%” nel gruppo, dicendosi disposta a salire oltre il 5% in caso di inerzia del consiglio. Per farlo, ora che il cda ha accettato l’offerta di Kkr, il fondo dovrebbe acquistare molte azioni. Su richiesta dell’autorità di Borsa domenica Merlyn ha precisato di detenere lo 0,021% di Tim, quota molto inferiore al 3%”.

In verità il comunicato di Merlyn, veicolato dall’agenzia Comin & Partners, metteva nero su bianco: “Gentile collega, ti segnaliamo che il fondo di investimento Merlyn Partners, che ad oggi detiene un ammontare di azioni di TIM di poco inferiore al 3%, ha appena inviato al Presidente e ai membri del C.d.A. di TIM un piano industriale per il rilancio di TIM alternativo a quello del dott. Labriola”.

Insomma, di poco inferiore al 3%. Dopo 5 mesi, il fondo è allo 0,53%.

LA PIROETTA DI MERLYN SU KKR

Nel frattempo pure i progetti del fondo pare siano cambiati. Non ha ricevuto smentita la notizia che sta scrivendo da giorni il quotidiano La Verità, secondo cui Barnaba e Siragusa avrebbero cambiato idea sulla vendita della rete fissa di Tim alla cordata capeggiata dal fondo americano Kkr, sulla scia di quanto scritto anche da Reuters. Per mesi hanno tambureggiato criticando la vendita sotto tutti gli aspetti – rimarcando peraltro la scarsa aderenza del piano di Tim all’impostazione sovranista del governo, mentre Merlyn sottolineava che il loro piano era più sovranista di quello di Labriola -, mentre ora non prevedono più di voler stracciare gli accordi con Kkr ma magari solo di cercare di modificarli, fa capire il quotidiano fondato e diretto da Maurizio Belpietro.

E nel primo pomeriggio di oggi il fondo ha confermato (la piroetta): la rete si può vendere. Il fondo Merlyn ha comunicato un nuovo piano che sarà base per la presentazione della lista per il rinnovo del board (entro il 28 marzo). Rispetto a quello annunciato precedentemente ci sono novità importanti: per il fondo oggi nel nuovo piano denominato TValue, la vendita della rete non è abbastanza “per garantire un futuro sostenibile a Tim e ogni ritardo all’attuale closing, in assenza di altre misure, sarebbe finanziariamente devastante per la società”.

Tra gli altri punti del piano: facilitare la fusione della rete con Open Fiber; vendere entro il 2024 Tim Brasil, asset che secondo il piano “non è core”; vendere Tim Consumer, avviando “subito i colloqui” con l’obiettivo di “chiudere nel 2025”; creare TechCo, una società tecnologica e infrastrutturale di fascia alta posizionata in modo univoco per fornire soluzioni digitali integrate a valore aggiunto sia per le imprese sia per la pubblica amministrazione. “Rimarrà TechCo, la nuova Tim post vendita di NetCo, Tim Brasil e Tim Consumer, società quotata in borsa e verrà ribattezzata Telecom Italia”.

Dunque Merlyn a ottobre diceva che la rete non andava venduta e ora hanno cambiato idea. Bisogna vedere cosa farà Vivendi che ha fatto causa a Tim per la vendita della rete: se seguisse Merlyn in assemblea cadrebbe in contraddizione.

(QUI IL NUOVO PIANO INTEGRALE DEL FONDO MERLYN)

BIVONA, DE LEO, PECORI GIRALDI E ASATI IN AZIONE?

Ma non c’è solo il fondo londinese a puntare alla prossima assemblea di Tim. Il quotidiano Repubblica riferisce che in manovra su Tim ci sarebbero anche la Bluebell di Giuseppe Bivona e una cordata di imprenditori lombardi guidati dal manager delle tlc Francesco de Leo (che nelle numerose interviste rilasciate a Key4biz ha lodato la “storia indiscutibilmente di successo di Open Fiber”) e dal banchiere ex Morgan Stanley e Societé Generale Galeazzo Pecori Giraldi, ora presidente di Hedge Invest sgr.

Secondo indiscrezioni raccolte da Start Magazine, anche in casa di Asati – l’associazione dei piccoli azionisti di Tim – c’è dibattito sulla posizione da tenere in assemblea e alcuni si spingono ad auspicare la presentazione di una propria lista.

Resta da vedere comunque cosa farà il maggior azionista di Tim, ossia il gruppo francese Vivendi.

COSA DICONO GLI ANALISTI

Secondo l’agenzia di stampa Ansa, alcuni analisti guardano con preoccupazione a ribaltoni: “un repentino cambiamento di management in una fase così delicata per il gruppo potrebbe comportare rischi significativi per il titolo”, afferma Intermonte, che giudica “non sufficienti” le rassicurazioni di Merlyn sul fatto che “non si opporranno alla cessione della rete in caso di vittoria” e auspica che a Labriola, anche in caso di sconfitta, possa comunque essere conferito “come gesto di responsabilità” un incarico di ceo “ad interim” per consentire “una transizione senza intoppi”.

Nei giorni scorsi Barclays aveva detto che “un cambiamento nel cda e nel management creerebbe una non necessaria incertezza”, sottolineando l’importanza di finalizzare l’accordo con Kkr da parte di “qualunque cda” verrà eletto.

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