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Rete Tim

Vivendi in Tim fa imbestialire il governo Meloni?

Dossier rete Tim, le richieste di Vivendi, gli attriti con Cdp e ora il caso del consulente dei francesi, Andrea Pezzi, svelato da Repubblica. Fatti, numeri e ricostruzioni

 

Le ultime mosse di Vivendi sotto i riflettori del governo Meloni. E i maldipancia, seppure finora non esternati pubblicamente, solcano maggioranza di governo e ministeri clou.

L’OFFENSIVA DI VIVENDI SU TIM

Prima le richieste stratosferiche a Cdp per acquisire la rete di Tim, poi la decisione di stracciare l’esclusiva prevista per Cdp e ora i rapporti economici strettissimi di Andrea Pezzi, il consulente più ascoltato da Arnaud de Puyfontaine, il grande capo di Vivendi, con Tim (che vede il gruppo francese come primo azionista con il 23,75%”.

COSA HA SVELATO REPUBBLICA SU PEZZI-VIVENDI-TIM

Secondo la ricostruzione del quotidiano Repubblica di oggi, nel contratto con Dazn è previsto che tutta la pubblicità che Tim indirizza sul distributore delle partite di calcio debba essere veicolata attraverso la piattaforma tecnologica di Mint in cambio di una commissione molto generosa(sembra l’8%). “Pezzi dal canto suo, secondo fonti a lui vicine, sembrasi sia prodigato per far ottenere aTim degli spazi gratuiti del valore di svariati milioni di euro, abbassando così i suoi margini di guadagno”, ha scritto Giovanni Pons del quotidiano Gedi.

I RAPPORTI DI PEZZI CON TIM

Ma i rapporti tra la società di Pezzi e la Tim non finiscono qui e “sono stati anche oggetto di un audit specifico condotto sotto la gestione di Pietro Labriola e che è approdato al collegio sindacale, senza però che si siano ravvisate irregolarità in quanto si tratta di rapporti di consulenza”.

LE NOTIZIE DI REPUBBLICA SU PEZZI, TIM E VIVENDI

I contatti tra Pezzi e la Tim sono iniziati nel2016, sono transitati anche da Tim Uk quando al timone del gruppo c’era Amos Genish e poi da Tim Brasil quando la società carioca era guidata proprio da Labriola, sottolinea Repubblica: “Quindi il rapporto è proseguito con alti e bassi nella stagione di Gubitosi e si è consolidato da quando Labriola è stato catapultato al vertice della società telefonica. Nel gennaio 2022, infatti, e perla durata di cinque anni rinnovabili per altri cinque, Tim ha stipulato, senza ricorrere a una gara, altri due contratti con la Mint. Il primo riguarda la “Piattaforma M1” che permette al cliente di automatizzare il processo di acquisto della pubblicità online”.

I NUMERI SVELATI

Pezzi – secondo la ricostruzione di Repubblica – “è riuscito a ottenere che tutto il budget digitale di Tim (stimato tra 60 e 100 milioni di euro) debba transitare sulla sua piattaforma in cambio di una “Tech fee” di 5 milioni all’anno. Un altro contratto prevede che la fornitura di una serie di servizi di advertising collegati alla “Piattaforma M1” vengano remunerati con una “fee” pari al 4% del budget. Ovviamente la Mint a fronte di questo fatturato che ottiene da Tim deve sopportare dei costi e dunque il margine di guadagno finale di questi tre contratti, sempre secondo fonti vicine a Pezzi, peserebbe solo per l’8% del totale”.

I FATTORI DI ATTRITO FRA VIVENDI E GLI ALTRI SOCI DI TIM

Ma il caso Pezzi emerso oggi non è l’unico fattore di attrito fra Vivendi e gli altri azionisti del gruppo capitanato dall’ad, Pietro Labriola: nei giorni scorsi il consiglio di amministrazione di Tim ha prorogato di un mese la possibilità per Cdp Equity di far pervenire un’offerta non vincolante per l’acquisto della sua infrastruttura di rete, ma senza esclusiva. Una scelta “forte” che sembra destinata a cambiare in corsa il piano di creazione della Rete unica, ha rimarcato nei giorni scorsi Il Sole 24 Ore: “Far cadere l’esclusiva significa infatti rivedere i piani per la Netco, la società dove l’ex monopolista trasferirà la rete e Sparkle. Tim, in pratica, ha sì concesso il tempo richiesto dalla cordata Cdp, Kkr e Macquarie per la formulazione di una nuova offerta, ma ha anche aperto alla possibilità che altri investitori possano farsi avanti con proposte che in questa fase saranno valutate”.

L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE

E’ evidente che – ha sottolineato nei giorni scorsi il quotidiano confindustriale – se qualche fondo dovesse presentare una offerta per una quota di minoranza della Rete, la cordata Cdp sarebbe obbligata a rivedere i piani che oggi fissano al prossimo anno la presentazione di una eventuale offerta vincolante. C’è poi la questione prezzo, su cui da tempo non convergono Vivendi e Cdp, come raccontato da tempo su Startmag. “Finora il valore della rete si misurava tra i desiderata del primo azionista di TimVivendi, sopra i 30 miliardi e i valori offerti dal potenziale compratore, Cdp appunto, che ragionava su un range distante di almeno il 50% dalle richieste del socio francese. Sparigliare le carte, e invitare altri fondi interessati potrebbe fissare al rialzo o al ribasso una soglia di prezzo che non potrà essere ignorata da entrambe le parti”, ha scritto il Sole 24 Ore.

IL RUOLO DI PEZZI E IL CASO DELL’SMS A DAGOSPIA

Infine, sul ruolo di Pezzi, da segnalare che a settembre dopo un tweet del direttore di Startmag sull’attivismo del manager Pezzi su Tim, rilanciato da Dagospia, comparve un flash da parte del sito fondato e diretto da Roberto D’Agostino su un sms di Pezzi che comunicava di non lavorare più da mesi per Vivendi, poi l’sms a Dago fu cancellato e sostituito con questo.

LE PAROLE DI BUTTI (FRATELLI D’ITALIA)

Infine c’è attesa per le indicazioni che arriveranno dal nuovo governo. E a riprova dei subbugli nella maggioranza che sostiene l’esecutivo Meloni sul dossier Tim e rete unica, ci sono le parole di oggi di Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione: “Il progetto Minerva” di rete unica tlc a controllo pubblico, elaborato da Fratelli d’Italia, “è prioritario” e “inizierò a sentire tutti gli stakeholder a partire dalla Cdp”, ha detto Alessio Butti (Fratellli d’Italia), sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione parlando a SkyTg24 secondo cui “Cassa, che è l’emanazione del Mef, ha un doppio ruolo che è strano, sia dentro Tim sia dentro Open Fiber. Partiremo a parlare con Cassa e poi con Tim e gli altri operatori. E’ fondamentale partire con il piede giusto”. “In questi mesi siamo riusciti a portare il mainstream sulle nostre posizioni” ha spiegato.

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