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BCE

Vi spiego cosa ha deciso la Bce sulla scia della Fed

La Bce respinge le tentazioni di una politica meno accomodante. Pepp: prima menzione di una riduzione, ma flessibile. Focus resta sulle aspettative di inflazione. L'analisi di Roberto Rossignoli, portfolio manager di Moneyfarm

 

Il meeting di oggi della Bce era carico di significati. Si trattava, infatti, del primo meeting in cui il Direttorio era chiamato a prendere una decisione sui tassi di interesse dopo la pausa di agosto, dopo che i numeri preliminari sulla crescita economica del secondo trimestre hanno mostrato una ripresa superiore alle attese.

Nonostante negli ultimi anni la Bce di fatto abbia perseguito l’obiettivo della stabilità economica, l’inflazione resta il suo principale mandato. Per questo l’incontro era atteso con particolare attenzione, soprattutto in seguito alle prese di posizione accomodanti di Powell a Jackson Hole. Nelle ultime settimane la pressione inflazionistica è cresciuta e sono iniziate a emergere le prime opinioni contrarie alla necessità di mantenere la politica monetaria super-accomodante.

Sia l’inflazione attesa sia quella realizzata segnano, infatti, valori alti a cui certamente non eravamo abituati nel Vecchio Continente. Il dato sull’inflazione europea al 3% anno su anno, al di sopra delle aspettative degli analisti e del target della stessa Bce, sembra portare acqua alla narrativa dei falchi, così come il tasso di disoccupazione che sta gradualmente rientrando ai livelli pre pandemia (seppur con le usuali differenze tra gli Stati membri).

Ovviamente nessuno si aspettava un rialzo dei tassi d’interesse, aspettative confermate. Le novità più rilevanti erano attese per il programma di acquisto titoli. Ricordiamo che attualmente i programmi di acquisto titoli in azione sono sostanzialmente due: l’APP (Asset Purchase Programme), nel quale rientrano gli acquisti di titoli di stato, titoli societari investment grade, ABS e covered bond in corso da prima della pandemia, e il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme).

Nel comunicato stampa abbiamo iniziato a intravedere un “moderately lower pace of net asset purchases under the pandemic emergency purchase programme (PEPP) than in the previous two quarters” ossia l’intenzione di ridurre l’ammontare degli acquisti, anche se:

  1. l’ammontare complessivo del programma è stato confermato a 1,850 miliardi;
  2. non è stata specificata una somma più precisa per la riduzione.

Ci sembra evidente che, sulla scia di quanto fatto dalla Fed, l’istituto di Francoforte si voglia mantenere il più possibile flessibile nell’utilizzare il proprio arsenale per sostenere l’economia. Anche a prezzo – traspare sempre dal comunicato – di tollerare un’inflazione superiore al 2% per un breve periodo. Quello che conta, nel determinare la politica della Banca Centrale non è quindi tanto il valore realizzato, quanto le aspettative. Fino a che le proiezioni – anche di medio/lungo termine – non si porteranno al di sopra della soglia target, l’andamento dei prezzi non sarà rilevante nel determinare la politica monetaria. E per il momento queste aspettative sono ancora al 1.5% per il 2023, lontano dal turbare i regolatori.

La conferenza stampa non ha destato particolari sorprese. Da un lato abbiamo trovato incoraggianti le revisioni al rialzo delle proiezioni di crescita per il 2021, segnalando fiducia nella ripresa economica, così come il giudizio sul livello dei rischi, definito come “bilanciato”. Non ci sorprende la menzione dei supply-chain bottlenecks come rischio sia per l’inflazione che per la crescita economica, ma per ora poco si può fare, se non monitorarli. Insomma, non è stato aggiunto nulla che già i mercati non si aspettassero. Ci portiamo a casa, comunque, un giudizio positivo sul quadro economico europeo, un tassello fondamentale nella tesi che vede, nell’azionario, anche oggi, il fattore principale per generare rendimenti positivi per i portafogli.

È anche evidente come la Bce non sia sola poiché questa è la direzione, dettata dalla Fed, che le principali banche centrali stanno prendendo a livello globale. Fed, Bank Of England e altre banche centrali minori confermano la politica accomodante e i mercati non solo non sembrano sorpresi ma sono allineati e hanno fiducia nei messaggi che arrivano dai banchieri, tanto che dopo l’uscita del comunicato stampa la reazione è stata assolutamente neutra.

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