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Vi racconto da Chicago cosa (non) si fa negli Usa contro il Coronavirus

Il "Senno di Po", l'audio-blog di Ruggero Po, con la testimonianza di un'imprenditrice emiliana trapiantata a Chicago

Il “Senno di Po”, l’audio-blog di Ruggero Po, con la testimonianza di un’imprenditrice emiliana trapiantata a Chicago

 

Ecco che cosa ha detto ieri in un’intervista alla Msnbc Anthony Fauci, direttore dell’Istituto nazionale statunitense per le malattie infettive e membro della task force anti-coronavirus voluta da Donald Trump: “Ciò che vediamo è una pandemia drammatica in Italia e se avessimo una situazione simile negli Usa anche il nostro sistema rischierebbe il sovraccarico. Il problema  è che se non si fa nulla e si aspetta troppo a lungo ad istituire misure di contenimento aggressive, in particolare nel prevenire gli ingressi dall’esterno, la situazione diventa critica. E’ cruciale fare ciò che abbiamo fatto noi nei confronti della Cina prima, e dell’Europa ora”. Ieri, comunque, Donald Trump ha deciso di dichiarare l’emergenza nazionale negli Stati Uniti dove cresce di ora in ora l’allarme per la diffusione del coronavirus, con i 1.900 casi superati in tutto il Paese ed almeno 41 morti. La situazione più preoccupante del Paese si registra comunque a New York, dove i casi sono raddoppiati in 24 ore sfiorando quota 100 ma con circa 1.800 persone in quarantena volontaria e tanti altri in attesa dei test. Mentre nell’intero stato di New York i casi sono oltre 300. Così la metropoli si prepara alla possibilità di un vero e proprio lockdown, con la chiusura di scuole, negozi e uffici dopo lo stop già deciso per musei, teatri, arene e per tutti gli assembramenti con più di 500 persone. (Redazione Start Magazine)
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