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Ecco le vere mire Usa contro Huawei. Il libro di Aresu

Estratto del libro "Le potenze del Capitalismo Politico. Stati Uniti e Cina" (La nave di Teseo), dell'analista ed esperto di geopolitica Alessandro Aresu, nelle librerie dal 5 marzo

Pubblichiamo un breve estratto del libro “Le potenze del Capitalismo Politico. Stati Uniti e Cina” (La nave di Teseo), dell’analista ed esperto di geopolitica Alessandro Aresu, nelle librerie dal 5 marzo

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Il principale soggetto di applicazione dell’emergenza nazionale dell’ordine esecutivo di Trump è il dipartimento del commercio, che include Huawei e le sue imprese affiliate nell’EAR per “coinvolgimento in attività contrarie alla sicurezza nazionale o agli interessi di politica estera degli Stati Uniti”.

Ogni fornitore della galassia Huawei che ha attività negli Stati Uniti, in ambito hardware e software, si trova ad affrontare le conseguenze di questo provvedimento: da Qualcomm a Google, nessuno può sottrarvisi, mentre Huawei, temendo il peggio, ha accumulato una riserva strategica di componenti americani nel corso del 2018. Così capitalismo e burocrazia confermano il loro ambiguo accoppiamento.

Nell’agosto 2019 altre quarantasei entità affiliate di Huawei, tra cui alcuni centri di ricerca, sono aggiunte nella lista del dipartimento del commercio. I Paesi rafforzano i loro strumenti di geodiritto sullo scrutinio degli investimenti esteri in tecnologia (per esempio, in Italia la normativa sui poteri speciali e il perimetro della sicurezza nazionale cibernetica), gli Stati Uniti aumentano la loro pressione.

Alle parole di Greenspan, che nel 2007 considera la sicurezza nazionale come trascurabile eccezione rispetto all’imperio dei mercati, si è sostituito il linguaggio del segretario di Stato Mike Pompeo, che così valuta le reti cinesi, rivolto agli italiani: “Ogni informazione che viaggia nelle loro reti è a rischio. La rete è controllata dal Partito comunista cinese.” Ren Zhengfei continua a giocare su più tavoli, da un lato contrastando l’allargamento statunitense della sicurezza nazionale, dall’altro proponendo mosse come la vendita a un ipotetico partner occidentale di tutti i brevetti dell’azienda sul 5G.

Nella lotta tra Stati Uniti e Cina, è importante lo schieramento dei paesi europei, a partire dalla Germania. È significativo che il ministro tedesco Altmaier abbia difeso le scelte di avvalersi di tecnologia cinese paragonando il caso Huawei alla gravità della vicenda NSA, ancora sentita in Germania.

Quest’esempio ha suscitato l’indignazione statunitense, e l’ambasciatore Grenell ha parlato di un insulto alle decine di migliaia di truppe americane presenti nel Paese. Ancora una volta, emerge il nervo scoperto della dimensione militare, che non chiude la vicenda: lo spirito del capitalismo politico americano non si arrende. Nel gennaio 2020 Mike Pompeo ha fatto sapere al governo britannico che la minaccia fondamentale del nostro tempo non è più il terrorismo. È il Partito comunista cinese.

Alla fine del 2019, Huawei ha annunciato una crescita delle vendite del 18%. “Noi di Huawei non crediamo ai miracoli”, ha scritto il rotating Chairman Eric Wu nella lettera ai dipendenti, dove ricorda anche che “nel lungo termine, il governo degli Stati Uniti continuerà a soffocare lo sviluppo delle tecnologie avanzate – un contesto difficile per la sopravvivenza e la prosperità di Huawei”. Così, una penetrazione sempre più forte del mercato cinese sopperisce alle difficoltà internazionali, ma l’azienda continua ad affrontare rischi importanti, soprattutto nel sostituire i servizi forniti da Google.

Yan Xuetong, presidente dell’Istituto di relazioni internazionali dell’Università di Tsinghua, considera Huawei “un simbolo del futuro nazionale della Cina”, decisivo per realizzare il “miracolo” proclamato da Xi Jinping della rinascita nazionale entro il 2049: “Il popolo sa, il governo sa che se Huawei non può sopravvivere, il Paese perderà la speranza della rinascita nazionale.”

Da qui al 2049, l’offensiva di geodiritto degli Stati Uniti lascia molti scenari aperti: la tregua, la sconfitta definitiva di Huawei, la sopravvivenza dell’azienda attraverso la separazione dalla catena del valore americana, nel software come nell’hardware, realizzando il sogno dell’autosufficienza.

In ogni caso, si tratta di scenari mai leggibili attraverso la sola lente economica. Essi appartengono pienamente alla forma di capitalismo di cui abbiamo seguito le tracce: il capitalismo politico.

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