E’ un quasi fine agosto e ci aspettano periodi economicamente importanti da affrontare, e a parte le censure opportuniste sui temi degli incidenti sul lavoro operati dal ministero su un commento di chi scrive (peraltro poi pubblicato sul sito dell’Università statale di Milano), la politica dell’annuale Meeting ospita paginate di promesse politiche dei vari Ministri compresa Calderone che si attarda a dimostrare quanto ha elargito alle famiglie senza farci capire (almeno a chi scrive) quanto e come dal bilancio dello Stato con le risorse del PNRR, del tradizionale Fondo Sociale Europeo, del Fondo nuove competenze, ecc.. sostiene le famiglie dei lavoratori e lavoratrici che si privano sempre di più di beni primari a causa delle difficoltà economiche.
Difficoltà che pone l’Italia (dati Istat) in condizione di povertà assoluta cioè 5 milioni di persone, ovvero 1,8 milioni di famiglie italiane, l’8,3% della popolazione residente. Praticamente 1 persona su 12. L’Ocse poi sottolinea che l’assegno di inclusione-Adi, progettato principalmente come un incentivo a partecipare a politiche attive per il lavoro più che come un sostegno alla povertà, sostiene le lavoratrici e i lavoratori molto relativamente, considerando che i beneficiari del Supporto formazione lavoro non hanno il diritto di accedere all’Adi al termine del periodo massimo di fruizione, indipendentemente dal loro livello di vulnerabilità economica. Ocse, appunto sottolinea che la riforma porterà verosimilmente a risparmi di spesa rispetto al Reddito di cittadinanza, ma con il rischio di aumentare il tasso di povertà tra la popolazione in età da lavoro già tra i più alti dei paesi dell’area internazionale considerata.
Quindi le valutazioni e i suggerimenti di Panetta sono assolutamente condivisibili rispetto a come procedere per risollevarci da una situazione diciamo difficile. E le perplessità di Taiani su Autonomia differenziata e il saggio diritto di accedere alla cittadinanza italiana ai giovani che compiono il ciclo scolastico hanno una sua più che ragionevolezza d’essere. Anche perché lo stesso Inps per bocca dei suoi massimi dirigenti ha esposto con chiarezza ciò che non solo i sindacalisti continuano a sottovalutare (e la stessa Lega) perché facendosene carico sarebbero costretti a prendere le loro proposte per una “riforma strutturale” delle pensioni e ad archiviarla.
Sembra paradossale che un argomento di tanta importanza come gli effetti dei trend demografici sia comparso all’improvviso sulla scena del dibattito mentre era venuto in evidenza da decenni. L’incidenza della spesa pensionistica sulla finanza pubblica e sul Pil (che i sindacati hanno sempre cercato di truccare con l’affermazione della necessaria separazione tra previdenza e assistenza che c’è già e comunque sempre spesa pubblica è) il sistema pensionistico è irrimediabilmente destabilizzato dagli andamenti demografici per il duplice effetto perverso dell’invecchiamento e della denatalità.
Dunque mettiamo risorse nell’istruzione (troppi abbandoni scolastici e drammatica dispersione scolastica!) e cerchiamo il modo ragionevole di accogliere chi arriva nel nostro paese senza offenderci irrimediabilmente tra destra e sinistra. E poi sono assolutamente solidale con Giorgetti: il Pnrr italiano vede dei buchi neri evidentissimi: solo una cinquantina di miliardi di quelli a noi destinati che sono complessivamente 190 sono stati usati nei progetti. Siamo drammaticamente in ritardo e il patto di stabilità Ue, la legge di bilancio, etc. pesano come una clave sul destino, ineluttabile, nostro e dei nostri figli.