C’è chi, con riferimento a fatti economici e politici, lamenta da sempre un certo disinteresse dei giornali italiani a fare emergere l’annoso tema del conflitto di interessi. Poi si scopre che nei premi di giornalismo c’è identità tra lo sponsor dietro al trofeo e l’editore per il quale il premiato scrive e forse si spiegano tante cose.
I FATTI
È successo alla 44esima edizione del Premio Ischia Internazionale di Giornalismo, “il più autorevole premio giornalistico italiano”, almeno a detta degli organizzatori stessi. Nel corso della serata – si legge nel comunicato stampa – è stata proclamata anche la vincitrice del premio Opening New Ways of Journalism, il riconoscimento speciale che il gruppo Unipol organizza per il terzo anno nell’ambito del Premio Ischia: ad aggiudicarselo è stata Sofia Pasotto, giovane attivista per il clima e divulgatrice delle tematiche green che lo ha ricevuto da Vittorio Verdone, direttore Communication and Media Relations del Gruppo Unipol.
COSA NON TORNA
Fin qui tutto bene: fa piacere che giovani Greta Thunberg de noantri facciano strada e contribuiscano a svecchiare la comunicazione stantia dei media italiana, tanto più quando si parla di tematiche senz’altro non inflazionate come il cambiamento climatico, la transizione ecologica e qualsiasi altro argomento possa essere rubricato sotto l’etichetta “green”.
C’è però un particolare: Sofia Pasotto firma regolarmente pezzi proprio per Changes, il magazine online di Unipol, che ha sponsorizzato il premio. Non solo: l’attivista faceva parte anche del parterre del panel sul climate change organizzato sempre da Unipol.
ALCUNE DOMANDE A UNIPOL E ALLA TIKTOKER
A questo punto sono numerose le domande che vengono in mente, perché tutti questi intrecci rischiano di erodere credibilità un po’ a tutti: al premio di Ischia, alla giovane premiata e anche a chi sponsorizza iniziative lodevoli sul clima. Il premio assegnato da Unipol è un premio vero e proprio? Viene assegnato secondo i medesimi criteri con cui vengono dati gli altri nel corso della serata? Oppure si tratta di una iniziativa meramente brandizzata, di natura prettamente aziendale, collaterale all’evento, sfruttata dal gruppo assicurativo guidato dall’ad, Carlo Cimbri, per reclamizzare se stesso e le sue firme?
La tiktoker da 60mila follower e 2 milioni e quattrocentomila like insomma era realmente in competizione con qualcuno? O, molto semplicemente, doveva vincere in quanto firma di punta dell’editore che patrocina pure il premio?
Gradite, eventuali, risposte.