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Contratto Bancari

Unicredit, tutte le ultime mosse di Orcel

Fatti, numeri e scenari su Unicredit. L’articolo di Emanuela Rossi

 

Dividendi in crescita, consulenze in calo, ricerca di partnership e di acquisizioni per far crescere l’offerta. Puntano a questo le ultime mosse di Andrea Orcel, l’amministratore delegato che guida Unicredit da aprile 2021 e che, come ricorda Milano Finanza, “ha fatto crescere le quotazioni, dato soddisfazione ai soci, superato gli ostacoli della Russia e portato Unicredit a oltre 30 miliardi di capitalizzazione”.

Intanto martedì prossimo sono attesi i conti del 2022. Nell’attesa, Citi ha alzato il target price come per Intesa Sanpaolo.

REMUNERAZIONI E TAGLI

Nel giro di pochi giorni da Unicredit sono anche arrivate, direttamente o indirettamente, informazioni sui costi sostenuti.

Ed ecco che ne risulta un gruppo attento alle tasche dei soci e meno a quelle degli esterni. Intervistato a Davos da Bloomberg Tv, Orcel ha infatti evidenziato che – per quanto attiene alla remunerazione degli azionisti attraverso il dividendo e il buyback – “abbiamo l’ambizione che sia in linea o superiore rispetto al 2021. Dai numeri dei nove mesi direi che può essere superiore”.

Solo pochi giorni dopo, secondo indiscrezioni del Financial Times riprese dall’Ansa, si è venuto a sapere che dal suo arrivo (aprile 2021) l’ad ha ridotto il costo dei consulenti esterni di almeno 75 milioni di euro. Le riduzioni maggiori, secondo il quotidiano economico, hanno riguardato le commissioni pagate alle banche d’investimento e alle società come McKinsey e Bcg per la consulenza operativa e strategica. L’improvvisa perdita di entrate, avrebbe provocato forti malumori nelle aziende che peraltro hanno rapporti di lunga data con piazza Gae Aulenti. Secondo il Ft l’obiettivo del manager romano sarebbe quello di ridurre le spese (per 1,5 miliardi) e di eliminare la dipendenza da competenze esterne rendendo Unicredit autonoma.

LA PARTNERSHIP CON AZIMUT

Per aumentare le entrate – e sviluppare la strategia nell’asset management – Unicredit si è data da fare anche con Azimut con cui ha siglato una partnership commerciale. Nella nota diffusa dal gruppo bancario si evidenzia che è stata firmata una lettera di intenti che definisce i principi fondamentali per la distribuzione in Italia di nuovi prodotti di risparmio gestito.

La partnership consentirà a Unicredit di estendere la propria offerta, compresa la potenziale distribuzione dei suoi prodotti bancari ad Azimut, e di potenziare le attività di gestione del risparmio a beneficio dei clienti. Azimut, dal canto suo, costituirà e gestirà autonomamente in Irlanda una società di gestione che svilupperà prodotti di investimento da distribuire in Italia attraverso la rete di Unicredit su base non esclusiva. Il lancio dei fondi per i clienti italiani è previsto per la seconda metà del 2023. In base agli accordi, Unicredit avrà il diritto di esercitare una opzione di acquisto sulla società di gestione irlandese tra 5 anni o prima. In tal caso la banca potrà contare su una propria fabbrica prodotti ad alto valore che si aggiungerà alla piattaforma onemarkets Fund e ad altre entità di asset management che già fanno parte del gruppo.

“Sono lieto di vedere realizzata la partnership con Azimut, questo è un passo importante nella nostra strategia mirata a costruire ed espandere l’ecosistema dei partner per servire al meglio le esigenze dei clienti” ha commentato Orcel secondo cui la partnership “non solo ci permetterà di ampliare e migliorare l’offerta ai clienti ma dimostra anche il nostro impegno a rafforzare l’industria del risparmio gestito in Italia. Come banca, puntiamo costantemente a generare valore aggiunto per i nostri stakeholder, sostenendo al contempo i mercati in cui operiamo, in questo caso il mercato nazionale del risparmio gestito”.

L’ACQUISTO FORSE SFUMATO DI CREDIMI

Ancora incerta, invece, la partita Credimi per cui Unicredit). Parliamo dell’acquisto della fintech milanese fondata da Ignazio Rocco di Torrepadula, che dal 2017 ha ricevuto 100mila richieste di finanziamento ed erogato finanziamenti per oltre 2 miliardi. Orbene, stando a quanto affermato da Mf, Unicredit avrebbe messo sul piatto “una cifra vicina a 20 milioni di euro” e del dossier si sarebbero interessati anche Banco Bpm, Intesa Sanpaolo e Ion.

A un certo punto, però, sarebbe passata in vantaggio CF+, la challenger bank nata lo scorso anno dalla scissione dell’ex Credito Fondiario.

Ora occorre attendere il board di Credimi per capire come andrà a finire.

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