Era inevitabile che al vertice bancario di Francoforte, organizzato dal quotidiano Handelsblatt e diventato palcoscenico d’incontri e contrapposizioni tra i protagonisti della finanza europea, quest’anno l’attenzione fosse catturata dalla vicenda Unicredit-Commerzbank. E Andrea Orcel non ha deluso le attese. Davanti al gotha del settore, il numero uno di Unicredit ha lasciato aperta la porta a una possibile acquisizione dell’istituto tedesco, nonostante le resistenze politiche. Il vertice dell’Handelsblatt ha anche proposto un confronto a distanza con Bettina Orlopp, amministratrice delegata di Commerzbank, intervenuta il giorno precedente, trasformando così l’evento in un banco di prova per le più generali ambizioni di consolidamento bancario in Europa.
UNICREDIT, PARTECIPAZIONE VICINA ALLA SOGLIA LEGALE
Unicredit, che lo scorso anno è entrata nel capitale della Commerzbank, detiene attualmente il 26% delle azioni e punta a salire fino a quasi il 30% entro la fine del 2025. Si tratta di una soglia delicata: superarla obbligherebbe la banca italiana a presentare un’offerta di acquisizione formale. Per ora, ha chiarito Orcel, non è nei piani un passo simile, ma l’opzione resta sul tavolo per il futuro. Delicato il tema del rapporto con la politica. L’amministratore delegato ha definito l’opinione del governo tedesco un “fattore critico ma non esclusivo”, sottolineando come Unicredit risponda in primo luogo agli azionisti, ai clienti e ai dipendenti e non ai governi.
Il manager ha tuttavia riconosciuto che la politica europea esercita un’influenza crescente sui processi di fusione e acquisizione, allungandone i tempi. Se un tempo erano sufficienti quattro mesi per completare un’operazione, oggi la media è salita a dieci. Da qui la necessità, ha ammesso, di valutare con attenzione le dinamiche politiche nelle strategie future.
IL DUELLO A DISTANZA CON ORLOPP
La posizione di Orcel è stata anche una risposta implicita alle dichiarazioni di Bettina Orlopp, che intervenendo il giorno prima aveva escluso l’ingresso di rappresentanti di Unicredit nel consiglio di sorveglianza di Commerzbank. Secondo la manager tedesca, la presenza di un concorrente diretto avrebbe compromesso l’indipendenza dell’organo di controllo. Orcel ha replicato definendo quelle parole “una manovra diversiva”, ricordando che le regole sulla responsabilità aziendale impediscono a un grande azionista di agire contro gli interessi della società.
Pur ribadendo che, al momento, Unicredit non punta a un posto nel consiglio, Orcel ha lasciato intendere che la situazione potrebbe cambiare se la banca italiana non dovesse ritenersi soddisfatta della gestione. In ogni caso, ha osservato, è prassi che un azionista rilevante indichi una figura indipendente e rispettata per rappresentare i propri interessi.
LE SFIDE DEL MERCATO EUROPEO
Al di là delle tensioni interne, il capo di Unicredit ha richiamato l’attenzione sul contesto competitivo globale. Le banche statunitensi, ha spiegato, continuano a guadagnare terreno in Europa, approfittando della frammentazione del mercato e della debolezza relativa degli istituti del Vecchio Continente. Una fusione con Commerzbank, a suo avviso, consentirebbe di costruire un gruppo più solido, capace di contrastare l’avanzata americana.
Tuttavia, due fattori frenano al momento un’offerta vera e propria: la valutazione elevata delle azioni Commerzbank e la necessità di un confronto preliminare con il governo federale, che con il 12% è il secondo maggiore azionista della banca tedesca. Il cancelliere Friedrich Merz ha già espresso a nome del nuovo governo contrarietà a una cessione, condivisa dalla dirigenza e dai dipendenti dell’istituto di Francoforte.
L’ANDAMENTO DEL TITOLO E LE PROSPETTIVE
Il titolo Commerzbank – sottolinea proprio il quotidiano Handelsblatt – ha vissuto mesi di forte rialzo, più che raddoppiando dall’inizio dell’anno. A trainarne la corsa sono stati i risultati positivi, i piani di sviluppo al 2028 e gli investimenti pubblici tedeschi in infrastrutture e difesa, che dovrebbero stimolare la domanda di credito. Tuttavia, questa dinamica ha reso il titolo meno appetibile agli occhi di molti analisti. Se a gennaio il 71% degli esperti raccomandava l’acquisto, oggi solo un terzo mantiene questa posizione, mentre sono aumentati i giudizi di mantenere o addirittura vendere le azioni.
In questo scenario, Unicredit ha continuato a muoversi con cautela, incrementando gradualmente la sua partecipazione e osservando l’evoluzione del quadro politico ed economico. Orcel non ha mai nascosto l’interesse a una piena acquisizione, ma per ora, come ha ribadito ancora una volta a Francoforte, sceglie l’attesa, ormai consapevole dei tanti fattori extra-finanziari intervenuti: la partita si gioca infatti non solo sul valore di mercato, ma anche sull’accettazione da parte delle istituzioni e dell’opinione pubblica tedesca. E su questo terreno la strada è ancora impervia e lunga.