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Contratto Bancari

Unicredit, ecco perché è partita in salita la trattativa con i sindacati

Fatti e indiscrezioni dopo l’incontro della banca con le sigle sindacali. Le reazioni delle organizzazioni di settore e l’isolamento della Uilca

La partita sul piano industriale di Unicredit tra i manager e i sindacati parte decisamente in salita. La rottura è dietro l’angolo. Dopo la riunione di stamattina, il tavolo riprenderà mercoledì 4 marzo e proseguirà anche giovedì, sempre a Roma. Una scelta, quella della sede capitolina, che è una sorta di contromisura all’emergenza Coronavirus e consente di portare avanti il confronto. Nonostante l’epidemia legata al virus Covid-19, insomma, le sigle non si fermano.

Le organizzazioni sindacali, nel primo incontro di oggi, martedì 3 marzo, dopo la lettera di avvio della procedura di confronto, hanno messo in fila tre punti imprescindibili: deve calare nettamente il numero degli esuberi, fissato in 6.000 unità dal vertice del gruppo: il rapporto tra uscite volontarie e ingressi deve essere di due a uno; va ridotto il numero di sportelli da chiudere rispetto ai 450 indicati nel piano industriale. Una terna di richieste attorno alla quale si va cementando il blocco sindacale. Con una sola eccezione, la Uilca. Che, con il segretario generale aggiunto, lo scalpitante Fulvio Furlan, sembra aver imboccato con decisione la strada del dialogo. «La trattativa potrà avere uno sviluppo positivo solo se consentirà di trovare soluzioni che dimostrino la volontà di Unicredit di valorizzare la sua presenza nel Paese e nel suo sistema del credito, nei territori in cui opera in Italia, al servizio di famiglie e imprese e dell’occupazione», ha detto oggi il numero due della sigla guidata dal segretario generale Massimo Masi. Una mano tesa che segue l’apertura di poche settimane fa. Una linea che corre il rischio di estromettere la Uilca dal primo tavolo di trattativa e di lasciarla isolata, al secondo. Un passo falso, per Furlan, che potrebbe assicurare a Masi altri tre anni in sella al sindacato.

Dicevamo del blocco sindacale a quattro. Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Unisin oggi hanno diramato un comunicato congiunto con la Uilca che è andata per la strada solitaria. «Domani avremo un incontro con i responsabili commerciali del gruppo per conoscere alcuni aspetti essenziali delle politiche aziendali. L’azienda oggi si è impegnata a darci delle risposte sui tanti temi messi sul tavolo. Soltanto successivamente a questo confronto sapremo se ci sarà la reale possibilità delle parti di sviluppare un percorso che dia stabilità italiana a Unicredit e serenità ai lavoratori. Insomma, pretendiamo una discussione a 360 per il futuro del gruppo e dei lavoratori al centro del nostro interesse» hanno dichiarato i segretari nazionali della Fabi, First Cisl e Fisac Cgil, Mauro Morelli, Mauro Incletolli e Susy Esposito, assieme ai rappresentanti di Unisin dopo l’incontro di oggi con i rappresentanti di Unicredit per discutere il piano industriale.

«Oggi», prosegue la nota unitaria, «era solo la prima riunione e abbiamo preteso che prioritariamente fossero tolte dal tavolo le provocazioni contenute nella lettera di procedura spedita da Unicredit respingendola al mittente. Abbiamo ribadito che vogliamo negoziare tutte le ricadute del piano sui lavoratori, governando le eventuali situazioni di mobilità e l’incidenza di operazioni, numericamente importanti sulla vita del personale. Vogliamo conoscere l’impatto sul territorio della chiusura dei 450 sportelli dichiarati e le motivazioni, stando attenti anche all’aspetto sociale delle sedi interessate. Nel ribadire la volontarietà assoluta di eventuali esodi, abbiamo affermato che i numeri dichiarati sono inaccettabili e che a ogni due esuberi dovrà corrispondere almeno un’assunzione stabile nonché il ripianamento del turnover a qualunque titolo, non essendo questo oggetto di esuberi. Abbiamo chiesto di conoscere la platea alla quale era rivolto il piano esuberi nonché il tempo ipotizzato di permanenza al fondo e ancora le consulenze, i my agent, gli attivi in organico ed eventuali accordi di lavorazioni con realtà esterne. Dovremo anche conoscere i modelli organizzativi e di distribuzione e verificarne fattivamente il funzionamento».

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