La vicenda Unicredit-Commerzbank è stata maliziosamente posta sul piano di un (inesistente) scontro Italia-Germania, come qui spiegato nei dettagli.
Invece si tratta di una questione che deve essere lasciata al libero mercato e al confronto, nell’ambito del legittimo e consentito, tra gli azionisti della “preda” Commerzbank e quelli del “predatore” Unicredit. E non bisogna farsi trarre in inganno, e quindi farsi trascinare sul piano di analisi sbagliato, dal fatto che la Germania è il primo azionista di Commerzbank e deve agire anche e soprattutto in questo ruolo.
A questo proposito ha fatto non bene, ma benissimo, il presidente Giorgia Meloni a chiamarsi fuori con un lapidario “la vicenda Commerzbank non riguarda il governo”. Infatti il governo italiano non è socio di Unicredit, il cui primo azionista è il colosso Usa BlackRock.
Ove mai ci fosse bisogno di una conferma del fatto che il clima “Italia-Germania 4-3” fosse montato ad arte per portare a bordo della causa Unicredit anche il governo italiano, tale conferma è arrivata puntualmente leggendo Federico Fubini sul Corriere della Sera.
È partito dal nanismo delle aziende bancarie europee rispetto alle altre economie più sviluppate del pianeta, ed ha palesemente “tirato per la giacchetta” il governo che, a suo dire, dovrebbe armarsi e partire per non perdere l’occasione di favorire la creazione di un gruppo bancario molto grande. Salvo dimenticare che Unicredit, anche con Commerzbank in pancia, resta anni luce distante dai grandi gruppi Usa.
Ha bollato come “arrocco tedesco di sistema” la legittima azione di un azionista di riferimento che subisce una scalata e, per non farsi mancare nulla, ha incredibilmente invitato l’Italia a chiedere “che si lasci funzionare l’Unione bancaria nell’area euro”. Ma cosa c’entra? Nulla. Tranne per reintrodurre il tema della mancata ratifica del Mes da parte dell’Italia come completamento della suddetta Unione.
Ora, premesso che non ha senso richiedere alcun ruolo dell’Italia in questa vicenda, ma qual è la relazione tra il funzionamento/completamento dell’Unione Bancaria e la contesa Unicredit/Commerzbank? Nessuna.
L’Unione è fatta di tre pilastri: vigilanza unica, meccanismo di risoluzione unico e garanzia comune sui depositi (EDIS). Quest’ultimo non esiste ma è in cantiere dal novembre 2015 e là sembra destinato a rimanere a lungo per la posizione rigida della Germania. L’Unione bancaria deve essere completata ma per motivi che non c’entrano nulla con la vicenda Commerzbank.
Le regole che ci sono bastano e avanzano per consentire a Unicredit di conquistare la maggioranza di Commerzbank e se il governo tedesco vorrà resistere non ha altra possibilità che trovare un cavaliere bianco, altrimenti soccomberà all’avanzata di Unicredit.
Tutta questa retorica “europeista” lascia francamente perplessi e sconcertati per una banca che capitalizza 18 miliardi (66 miliardi Unicredit), non piccola ma nemmeno un gigante. Invece Fubini, richiamando alcuni interventi sulla stampa tedesca favorevoli all’operazione, fa appello alla “vocazione europea di questa Germania” che “va aiutata, anche dall’Italia”.
Ma questa chiamata di soccorso è fuori luogo. Forse, per convincere il governo tedesco a fare un’operazione che arricchirà gli azionisti di Unicredit (cioè BlackRock) si ha bisogno del governo italiano, che interverrebbe però pro bono?
Se Andrea Orcel ha le carte in regola – lo deciderà la Bce, non il governo tedesco – e abbastanza soldi da mettere sul piatto proceda e non blandisca il governo di Roma che non è suo azionista ed ha altri problemi per la testa.