Come far lievitare il corso del titolo Unicredit? E’ questo l’interrogativo che nelle ultime settimane assilla il vertice di Unicredit alle prese con una controversa e criticata ristrutturazione che ha fatto imbestialire i sindacati per la mole degli esuberi previsti.
In verità – oltre che tra gli azionisti di Unicredit – i piani dei vertici del gruppo creditizio sono scrutati anche a livello istituzionale: una fusione con colossi o francesi o tedeschi sarebbe con tutta probabilità una acquisizione che spoglierebbe ancor più di italianità il sistema bancario italiano, vista la presenza massiccia già di attori francesi come Bnp che controlla la Bnl e il Credit Agricole che fa incetta di banche locali in Italia.
Per tornare alla domanda iniziale, gli osservatori notano che le quotazioni attuali (intorno ai 13 euro) indeboliscono di fatto la banca in qualsiasi tavolo negoziale, esponendo peraltro i soci a un forte effetto diluitivo in caso di aumento di capitale: “Ecco perché Mustier ha deciso di investire sulle proprie azioni prima che su quelle di un’altra banca, mettendo sul piatto un robusto programma di buyback. Il ceo lo ha ripetuto con insistenza nel corso della recente presentazione del nuovo piano industriale: «Preferiamo il buyback alle fusioni»”, ha scritto nei giorni scorsi Mf/Milano Finanza.
Di seguito l’estratto di un articolo pubblicato su MF/Milano Finanza:
Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, ad esempio, nella prima metà del 2020 dovrebbe partire il primo programma di buyback per un importo fino a 500 milioni. La proposta sarà con ogni probabilità sottoposta agli azionisti nell’assemblea di bilancio della prossima primavera e costituirà la prima tranche del programma da 4 miliardi previsto dal piano industriale. Acquistare le proprie azioni è una strategia piuttosto rara sul mercato italiano (l’unico altro istituto disposto a muoversi in questa direzione è Mediobanca), ma assai diffusa su quello americano.
Per Unicredit comunque si tratta di un progetto molto sensato: oggi infatti le azioni della banca guidata da Jean Pierre Mustier quotano a meno di 0,5 volte il patrimonio netto e, sebbene il titolo si sia risollevato rispetto ai minimi di agosto (ieri quotava a 13,27 euro alla chiusura delle negoziazioni), è ancora lontano dai livelli di inizio 2018, come del resto numerose altre banche italiane. Un prezzo penalizzante non solo per gli azionisti ma anche per quella strategia di consolidamento a cui il vertice di Unicredit non ha mai smesso di lavorare. Non è un mistero che sotto la lente del ceo Jean Pierre Mustier e dei suoi più stretti collaboratori siano finiti sia Société Générale che Commerzbank, ma senza costrutto.