Unicredit conferma i target per il 2019, batte le attese con un utile, nel primo trimestre, in crescita (+24,7%) a 1,4 miliardi di euro e mette le basi – con la cessione sul mercato del 17% di Fineco – al nuovo piano industriale che sarà presentato a dicembre. Ma non tutti sono convinti della bontà della cessione di Fineco.
“Per la seconda volta di seguito, si è trattato del migliore primo trimestre dell’ultimo decennio”, ha sottolineato ieri il ceo del gruppo Unicredit, Jean-Pierre Mustier, che poi in un breafing ha confermato l’impegno sull’Italia, salvo “silurare” i Btp come si vedrà più avanti nell’articolo. “Non è mai stato più forte”, assicura sottolineando che “Unicredit è molto orgogliosa di essere una banca europea con sede in Italia e quotata in Italia”.
I RUMORS SU COMMERZBANK
E invece nessun commento su quelle che Mustier definisce “rumors o speculazioni” relative a eventuali operazioni transfrontaliere. Su tutte, le voci di un interesse per Commerzbank dopo il naufragio del matrimonio con Deutsche Bank.
LE FUSIONI DIFFICILI
Mustier, sollecitato anche dagli analisti, ripete che fusioni cross-border sono estremamente difficili da realizzare. Poi successivamente ribadisce che l’attuale piano prevede una crescita organica mentre sul prossimo, al di là di quanto già noto, non concede anticipazioni (“dovete aspettare dicembre”).
DOSSIER FINECO
Ma sotto la lente del mercato c’è soprattutto il fresco disimpegno su Fineco (deconsolidata nel secondo trimestre). “Non rappresenta un cambio di strategia” ma “un aggiustamento”, che consente peraltro al gruppo di “rafforzare”, sottolinea lo stesso Mustier, il proprio sostegno all’economia reale.
Nell'era delle fintech Mustier vende Fineco, una delle più belle realtà europee nel settore, per sostenere con il ricavato (dice) l'economia reale. Proposta: sostituire la nordica alce, mascotte del gruppo, con un più italico Pinocchio @UniCredit_PR
— paolomadron (@paolomadron) May 10, 2019
I MOTIVI DELLA CESSIONE
Quanto alle ragioni dell’operazione basta guardare alla plusvalenza che Unicredit ha ottenuto, ha sottolineato il capo azienda francese del gruppo: “Corrisponde a 17 anni di dividendi, non è forse una ragione sufficiente”? dice Mustier che sul restante 18%, disponibile alla vendita, aggiunge: “non abbiamo fretta, vedremo cosa fare in base al contesto”.
LA PULIZIA
Per quanto riguarda la trimestrale prosegue la pulizia del bilancio con il rapporto tra crediti deteriorati lordi e totale crediti lordi sceso al 7,6%. Per il portafoglio ‘Non core’ è a -22,5% sull’anno e -4,1% sul trimestre.
I COEFFICENTI
Sul fronte dei coefficienti patrimoniali il Cet1 ratio è al 12,25% e include +7 punti base da cessioni immobiliari e -10 punti base dovuti al quadro normativo avverso. Le buone dinamiche commerciali nella Cee hanno in parte compensato il rallentamento iniziale nell’Europa occidentale. I ricavi scendono a 5 miliardi con commissioni in calo del 4,9% anno su anno a 1,7 miliardi. Confermata, infine, la riduzione dei costi operativi (a quota 2,6 miliardi), principalmente grazie a minori costi del personale.
LA RIDUZIONE DEI BTP
Comunicando i risultati del primo trimestre, Unicredit ha annunciato che intende ridurre la quota di bond sovrani italiani in portafoglio. La decisione, ha spiegato Mustier nel corso della conference call di commento ai risultati del primo trimestre 2019, “fa parte di una serie di misure finanziarie decise in cda in vista del nuovo piano che verrà varato a dicembre. Operazioni che puntano a rafforzare il profilo finanziario di Unicredit e a ridurre lo sconto sul tangible book”.
LO STOCK
Fornendo un aggiornamento dello stock di Btp italiani che la banca aveva in pancia a fine marzo, il banchiere ha detto che Unicredit, senza Fineco, ne possedeva “54 miliardi”, un quantitativo che “è il più elevato tra le banche europee”. Per questo motivo, ha aggiunto, “provvederemo progressivamente ad allineare il quantitativo a quello dei nostri peer”.
IL VALORE
In totale il valore di bilancio dell’esposizione ai titoli di Stato a fine marzo, precisa la nota della trimestrale, ammonta a 112,9 miliardi. Il 90% è concentrato su otto Paesi tra cui l’Italia che, con 58,7 miliardi, rappresenta il 52% del totale complessivo e circa il 7% del totale attivo del gruppo. Seguono la Spagna con 14 miliardi, la Germania con 11,1, l’Austria con 6,3, il Giappone con 5,9, l’Ungheria con 1,96, la Romania con 1,94 e la Bulgaria con 1,6.
NIENTE TARGET
Mustier non ha voluto fornire un target specifico relativo alla riduzione dei titoli sovrani italiani, ma ha specificato che l’alleggerimento avverrà non attraverso la vendita di Btp sul mercato, quanto piuttosto non rinnovando le emissioni che via via giungeranno a scadenza. In ogni caso, questa diminuzione dello stock di titoli di Stato non rappresenta un cambio di sentiment nei confronti del Paese. “L’impegno sull’Italia non è mai stato così forte”, ha infatti assicurato Mustier, “siamo molto orgogliosi di essere una banca europea presente e quotata in Italia”.
IL PESO SULL’ITALIA
Il banchiere francese ha anche ricordato come sull’Italia Unicredit abbia “incrementato del 4,4% anno su anno i crediti” e varato pochi giorni fa “un’iniziativa a supporto delle Pmi per la quale sono stati stanziati due miliardi di patient capital”. A rafforzare la sua tesi, ha citato i 65 milioni di euro in prestiti concessi per sostenere iniziative di social banking con cui “estendere il funding a persone che non hanno accesso al canale bancario per il funding”.