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Unicredit avanza in Commerzbank tra gli sbuffi dei tedeschi

Le ultime mosse di UniCredit su Commerzbank e le reazioni in Germania

Unicredit rafforza ancora la sua presa su Commerzbank. L’istituto milanese ha annunciato nelle prime ore di lunedì 25 agosto di aver convertito nuovi strumenti derivati in azioni, portando così la propria partecipazione al 26% della seconda banca privata tedesca. La notizia, rilanciata anche in Germania dal quotidiano economico Handelsblatt, segna un ulteriore passo nella strategia del gruppo guidato da Andrea Orcel, che punta a trasformare progressivamente anche i restanti derivati in titoli, raggiungendo intorno al 29% del capitale.

UNA QUOTA VICINA AL 30%

L’operazione consolida la posizione di Unicredit come primo azionista di Commerzbank e si inserisce in un disegno che, come lo stesso Orcel aveva chiarito lo scorso giugno, conferisce “maggiori diritti e influenza” nella vita societaria. Pur ribadendo di non voler al momento chiedere un seggio nel consiglio di sorveglianza, la banca italiana ha sottolineato di seguire da vicino i progressi della controparte di Francoforte nel rafforzamento del proprio modello di business e nella creazione di valore per azionisti, clienti e dipendenti.

Secondo l’Handelsblatt, l’inserimento del termine “attualmente” nella dichiarazione di Unicredit apre però la porta a un possibile cambio di rotta in futuro: qualora la gestione della banca tedesca non soddisfacesse Milano, la richiesta di un posto nel consiglio non sarebbe esclusa. Fino a oggi Orcel aveva sempre respinto tale ipotesi, ma un’eventuale mossa in quella direzione incontrerebbe, a detta della stampa tedesca, forti resistenze. La filiale tedesca di Unicredit, Hypo-Vereinsbank, compete infatti con Commerzbank nello stesso segmento di clientela aziendale e la prospettiva di accesso a informazioni interne accenderebbe i timori di conflitti di interesse.

Che dal versante tedesco si voglia utilizzare anche questa carta è confermato dal monito già arrivato dalla stessa amministratrice delegata di Commerzbank, Bettina Orlopp, che all’inizio di agosto aveva definito “difficile” la situazione con Unicredit come maggiore socio, sottolineando come “gli investitori restano investitori e i concorrenti sono concorrenti” e che sarebbe auspicabile una convergenza di obiettivi.

IL MURO TEDESCO DA FRANCOFORTE A BERLINO

Lo sguardo resta puntato anche sull’andamento dei titoli in Borsa. Dall’inizio dell’anno le azioni Commerzbank hanno guadagnato il 133%, mentre quelle di Unicredit il 79%. Un divario rilevante, sottolinea sempre l’Handelsblatt,  perché in caso di un’ipotetica offerta di acquisizione – scenario che Orcel ha per ora escluso, giudicando sopravvalutato il titolo tedesco – la banca italiana dovrebbe ricorrere in gran parte a proprie azioni come moneta di scambio.

Qualora la partecipazione superasse la soglia del 30%, scatterebbe l’obbligo di un’offerta pubblica di acquisto volontaria. Prima di arrivare a quel punto, però, Unicredit intende confrontarsi con il governo federale, che con circa il 12% delle quote è il secondo maggiore azionista. Da Berlino la linea resta però ferma: né la dirigenza di Commerzbank né l’esecutivo sostengono un’operazione che giudicano ostile. Il cancelliere Friedrich Merz aveva scritto nei mesi scorsi al comitato aziendale dell’istituto per ribadire l’impegno a favore di una “Commerzbank forte e indipendente”, mentre il ministero delle Finanze aveva ribadito il rifiuto a un approccio giudicato “non coordinato e ostile”.

Sul fronte regolatorio, invece, Unicredit non incontra ostacoli. Tanto il Bundeskartellamt (l’autorità garante della concorrenza tedesca) quanto la Banca centrale europea hanno autorizzato l’incremento della partecipazione fino a poco meno del 30%. Lo stesso presidente del Bundeskartellamt, Andreas Mundt, ha chiarito che non ci sono motivi per cambiare posizione: “I criteri restano gli stessi, non fa alcuna differenza”.

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