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Un ricordo di Giuseppe Pennisi: economista e signore

Economista eclettico, editorialista, cultore di musica classica. Chi era Giuseppe Pennisi, deceduto l'8 aprile

 

Sabato 8 aprile 2023 è deceduto Giuseppe Pennisi. Economista, Grand’Ufficiale all’Ordine al Merito della Repubblica, era nato a Roma nel 1942. La prima parte della carriera lavorativa di Pennisi si è svolta negli Stati Uniti, alla Banca mondiale, sino alla metà degli Anni Ottanta. Rientrato in Italia è stato dirigente generale ai Ministeri del Bilancio e del Lavoro (l’ex ministro Paolo Cirino Pomicino lo ha ricordato su Twitter) e docente di Economia alla Johns Hopkins University e alla Scuola Nazionale d’Amministrazione. In seguito, ha insegnato per quattro anni alla Università Link e per cinque alla Università Europea di Roma. È stato consulente della Cassa Depositi e Prestiti per cinque anni. Ha collaborato con diversi quotidiani e periodici tra cui Il Sole24ore, dove ha scritto per 17 anni di materie economiche; ha collaborato inoltre con il Messaggero, il Corriere della Sera, i quotidiani del Gruppo Finegil, Il Foglio e dal 1994 regolarmente per Avvenire. Ha pubblicato una ventina di libri di economia e finanza in Italia, Usa, Gran Bretagna e Germania. È stato consigliere d’amministrazione dell’Ipalmo, dello IAI, di Formautonomie e dell’Isfol, e componente dei consigli scientifici dell’ICE e dell’Università Europea di Roma, nonché del Consiglio Nazionale dei Beni Culturali e Paesaggistici. Cultore di musica classica, è stato Vice Presidente del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto e critico musicale del settimanale Liberal dal 1996 al 2001 e del settimanale Il Domenicale dal 2001 al 2011, nonché dei quotidiani e periodici del Gruppo Class dal 2000 al 2015. E’ stato politicamente un economista di impostazione socialista e liberale; nel corso degli anni ha seguito con attenzione – ma sempre con spirito critico e disincantato seppure mai contrario aprioristicamente – le esperienze governative del centrodestra.  (Redazione Start Magazine)

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IL MIO RICORDO DI GIUSEPPE PENNISI

Nei giorni scorsi ci ha lasciato Giuseppe Pennisi. Per lui parla il suo curriculum prestigioso: economista, editorialista, musicofilo.

No, non ha preso il Nobel né in economia né in campo musicale. Ma è stato un uomo vero, un “signore”: nel comportamento, nei tratti e nei rapporti con le persone.

L’ho conosciuto nel 2010, quando entrambi siamo stati nominati consiglieri del Cnel. Io, in quel consesso rappresentavo (e rappresento) la Confedir, di cui allora ero segretario generale. Lui era stato nominato dal presidente della Repubblica, in qualità di esperto. Devo dire che – per mesi – non lo ho apprezzato: una leggera balbuzie, interventi assembleari troppo tecnici, per un medico-sindacalista quale ero (e sono) io. Poi, un po’ alla volta, ho cominciato ad apprezzarlo, per la competenza economica e per il modo di fare. Un modo che mia nonna Pierina avrebbe definito “signorile”, ovvero impeccabile nei comportamenti e nel rapportarsi con le persone.

Da allora sono passati 13 anni. Non ci siamo mai frequentati molto, di persona, ma ci siamo sentiti frequentissimamente, per telefono e per mail. Almeno 4-5 volte alla settimana. Dovete sapere che lui scriveva tantissimo, non solo sui giornaloni italiani ma anche su una serie di giornali elettronici. Articoli quotidiani di economia e di politica, scritti con garbo, con puntualità e con bonomia.

Scrivendo sullo stesso giornale web è stato naturale che, un giorno, ho cominciato a mandargli i miei articoli relativi alla organizzazione della pubblica amministrazione e della sanità, con ovvie implicazioni economiche.

Giuseppe li leggeva, mi dava il suo parere e mi consigliava – spesso – di modificare le parti più scottanti, per una maggior efficacia.

Quante volte, al telefono, abbiamo discusso di sanità, di organizzazione e spesa sanitaria, sia prima che dopo il Covid! Con Giuseppe abbiamo condiviso la guerra per “salvare il Cnel”, inteso come unica struttura italiana in cui – al di fuori di problemi contingenti – le parti sociali potessero discutere tra loro e con il parlamento su un nuovo modo di gestire l’Italia. Riforma sanitaria, riforma dell’Inps, archivio dei contratti di lavoro (pubblici e privati), riforma del fisco. Infine il Pnrr…

Colloqui frequenti, cortesi e concreti. Quando mi ha parlato dei suoi problemi di salute, gli ho dato qualche piccolo consiglio. Non l’ho mai curato, ma ho seguito il suo doloroso percorso, da lontano. La sede della Confedir è vicina a casa sua, ma non ci siamo più visti, nell’ultimo anno.

La sua situazione si è aggravata, ma continuava a scrivere e a chiamarmi, ogni tanto, con una voce più flebile. Fino all’ultima mail, quella in cui “salutava” amici e conoscenti, prima del viaggio finale. Quello che tutti faremo, attraversando quel portone luminoso, che si trova alla fine di un lungo tunnel.

Lui l’ha attraversato pochi giorni fa. Sono convinto che ora sia felice, perché è stato un uomo giusto, un “signore”.

Di certo, per me, è stato un buon amico, anche se non ci siamo visti spesso. Ma due cose ci univano: l’anno di nascita (1942) e la sintonia ideale.

Con Giuseppe se ne è andato un altro spicchio della mia vita. Ma Giuseppe resterà nei miei ricordi e nelle mie preghiere quotidiane.

Finché ci ritroveremo…

Stefano Biasioli

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