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Ubi Banca, ecco come e perché i soci strattonano Massiah

I nuovi soci forti di Ubi Banca continuano a incalzare il capo azienda Massiah. Ecco come e perché

I nuovi soci forti di Ubi continuano sempre più a incalzare i vertici di Ubi Banca.

Sono confermati con i fatti le recenti ricostruzioni di Start Magazine sul forcing delle fondazioni azioniste di Ubi Banca.

Oggi sono stati gli esponenti del nuovo patto di consultazione tra azionisti forti di Ubi Banca a esternare auspici e rilievi su mosse e scenari di Ubi, la banca guidata dall’amministratore delegato, Victor Massiah. Ecco tutti i dettagli.

CHE COSA HA DETTO CERA DEL DIVIDENDO DI UBI BANCA

“Aver appreso che Ubi ha alzato di un centesimo il dividendo è stato per noi di soddisfazione, ma non sufficiente per quanto riguarda le nostre aspettative di rendimento”. E’ quello che ha dichiarato il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Giandomenico Genta, nel corso della presentazione del Car, il patto di consultazione tra azionisti di Ubi Banca, che riunisce circa il 18% del capitale dell’istituto.

TRA CRITICHE E AUSPICI PER MASSIAH DI UBI

Genta ha precisato che non si tratta di “una critica, ma di un invito a fare ancora meglio”. ‘In prospettiva – ha aggiunto – vorrei vedere qualcosa che si avvicini di più ai 20 centesimi (Ubi ha distribuito una cedola di 13 centesimi, ndr), ma capisco l’attenzione alla solidità patrimoniale e quindi non farei mai una richiesta che metta a rischio la solidità della banca”.

LE ATTESE DELLE FONDAZIONI PER UBI BANCA

“Certo ci aspettiamo più dividendi – ha detto da parte sua Mario Certa che, come Genta, fa parte del comitato di presidenza del Car, presieduto da Armando Santus – ma comunque come azionisti Ubi ne abbiamo sempre avuti”. La Fondazione Crc è primo azionista singolo di Ubi con circa il 6% del capitale.

GLI OBIETTIVI DEL PATTO DI UBI BANCA

“Un solido piedistallo di un’organizzazione complessa quale è Ubi Banca”. Questo si propone di essere il nuovo patto di consultazione tra i soci dell’istituto, chiamato Car, nelle parole del presidente del comitato di presidenza Armando Santus. “Vogliamo agire come se fossimo un grande investitore istituzionale, un grande fondo, per dare stabilità e coesione all’assetto proprietario della banca”, nota da parte sua Mario Cera, componente del comitato di presidente (oltre a Santus e Cera, ne fa parte anche il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Giandomenico Genta).

CHE COSA HA DETTO CERA

“Vogliamo costituire un centro di confronto dialettico con gli organi della banca”, ha aggiunto Cera, e per questo, hanno spiegato i componenti del comitato di presidenza, verrà redatto un “protocollo di stewardship che sottoporremmo alla banca, che se vorrà ne prenderà atto”.

IL PUNTO SUL PATTO DI UBI BANCA

Il patto, di cui possono fare parte azionisti che abbiano almeno l’1% del capitale di Ubi, riunisce al momento il 17,9% del capitale ed e’ composto da Fondazione Crc (5,908%), Fondazione Banca del Monte di Lombardia (3,95%), Polifin e famiglia Bosatelli (2,85%), Next Investment (famiglia Bombassei, 1,005%), P4p Int e famiglia Pilenga (1,001%), Radici Group e famiglia Gianni Radici (1,047%), Scame e famiglia Andreoletti (1,011%) e Upifra (famiglia Beretta).

LE PROSSIME MOSSE DEL PATTO

A breve, viste le manifestazioni di interesse ricevute, il patto salirà con ogni probabilità al 20% del capitale li si fermerà, per garantire ai soci un “buffer” che consenta loro di incrementare, in caso, le loro quote senza rischiare di far superare all’accordo la soglia del 25% che farebbe scattare l’obbligo di opa. Il patto si riunirù lunedi’ 17 febbraio alle ore 17, a valle della presentazione del nuovo piano industriale di Ubi. ‘Siamo curiosi di leggerlo’, hanno chiosato i componenti del comitato di presidenza.

LE PAROLE DI CERA SU UBI BANCA

Il Car, il patto di consultazione che riunisce alcuni grandi azionisti di Ubi Banca, “vuole agire come un grande investitore istituzionale, come un fondo chiuso che vuole partecipare alla attività della banca dando il suo contributo al management”. Lo ha detto Mario Cera, componente del comitato direttivo del Car, sottolineando che il patto di consultazione vuole diventare “un punto di riferimento nell’assetto della banca”, svolgendo “una funzione di alto advisory” nei confronto del management, con cui avviare “una comunicazione dialettica senza ingerenza ma nel rispetto dei ruoli e delle funzioni”. “Vorremmo un dialogo ad un livello alto di con un gruppo di azionisti che credo avrà il 20% del capitale della banca. Stando lì qualche contributo e idea penso potremo darlo”. Il patto, di sola consultazione e non di voto, “avrà un atteggiamento severo, obiettivo, autonomo che stimoli il management della banca senza compromissioni relazionali” che caratterizzavano “i patti del passato, fatto di opacità”. Gli azionisti del patto, che hanno investito ingenti capitali, “non si aspettano nulla se non dire la loro e avere un’informativa ampia e corretta e di conoscere le strategie”, eventualmente, se necessario, con l’inserimento nel registro Mar sui soggetti con informazioni privilegiate. “Con quello che rappresentiamo possiamo avere un confronto su scenari, prospettive e governance? Sta nella logica del possesso azionario, non siamo un azionista qualunque”, ha detto Cera.

LE PAROLE DI CERA

“Non abbiamo visto ne’ nessuno ci ha parlato di ipotesi di consolidamento. Su questo fronte siamo ignari, non sappiamo se qualcuno sta lavorando, a noi non risulta nulla”, ha aggiunto Cera, componente del comitato di presidenza del Car, il patto di consultazione tra azionisti di Ubi Banca, che riunisce circa il 18% del capitale dell’istituto. “Poi in assoluto mai dire mai – ha aggiunto – Le operazioni vanno valutate nel momento in cui si propongono. Se agli azionisti venisse presentato un’operazione di successo sostenibile e che può creare valore noi diciamo “perché no?”.

IL RISIKO PER UBI BANCA SECONDO GENTA

Il presidente della Fondazione Cr.Cuneo, Giandomenico Genta, anch’egli componente del comitato di presidenza, interrogato dai cronisti sulle possibili opzioni sul tavolo di Ubi e in particolare sulle ipotesi Mps, Banco Bpm e Bper, ha notato: “Non c’è nessuno da escludere, bisogna vedere le singole operazioni”. Genta ha spiegato, ad esempio, che anche una Mps ripulita dai rischi potrebbe essere appetibile, che Banco Bpm “darebbe una svolta di carattere più nazionale” ma secondo le stime degli analisti comporterebbe consistenti aumenti di capitale, mentre Bper “e’ più regionale” ma compatibile dal punto di vista della compagine azionaria, anch’essa raccolta attorno a un nocciolo duro di soci stabili.

Non c’e’ moral suasion di qualsiasi autorità che possa imporre agli azionisti di una banca sana di fare M&A’, ha sottolineato ancora Cera, sottolineando che i risultati di Ubi dimostrano che ‘anche cosi’ la banca puo’ stare benissimo sul mercato’.

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