Per quattordici anni due aziende europee si sono divise il mercato delle bombe a mano.
Il 21 settembre Commissione europea ha multato la società tedesca Diehl per 1,2 milioni di euro per aver partecipato a un cartello sulla vendita di bombe a mano insieme alla rivale svizzera Ruag. Entrambe le società hanno ammesso il loro coinvolgimento nel cartello e hanno accettato di risolvere il caso.
La Ruag ha evitato la multa poiché ha rivelato il cartello alla Commissione nell’ambito del programma di clemenza. Ruag ha evitato una multa di 2,5 milioni di euro; Diehl ha beneficiato della riduzione del 50% perché ha cooperato con Bruxelles, che ha applicato anche una riduzione del 10%. Funzionari dell’Ue hanno fatto irruzione nei locali dell’azienda per raccogliere prove per l’indagine nel novembre 2021.
“Si tratta della prima decisione antitrust nel settore della difesa”, ha affermato il commissario europeo alla concorrenza Didier Reynders, ripreso da Spiegel. “In un momento in cui le circostanze geopolitiche stanno cambiando, ciò dimostra che non tollereremo i cartelli in nessun settore dell’economia, nemmeno in quelli strategici”.
Tutti i dettagli.
COSA HA ACCERTATO L’ANTITRUST UE
L’indagine antitrust di Bruxelles ha rivelato che i due produttori si sono divisi i mercati nazionali nello Spazio economico europeo per quasi 14 anni.
Secondo la nota dell’Antitrust Ue, Diehl e Ruag hanno concordato di vendere bombe a mano solo nei paesi assegnati tra loro tra il 2007 e il 2021. Solo il produttore assegnato a una determinata area poteva vendervi bombe a mano militari, a meno che non ci fosse il consenso esplicito dell’altro.
Da qui la decisione di comminare una multa a Diehl di 1,2 miliardi di euro.
NON SOLO BOMBE, COSA FA LA TEDESCA DIEHL
Negli ultimi mesi Diehl è diventato noto come produttore del sistema di difesa aerea Iris-T, che Berlino fornisce all’Ucraina principalmente per proteggere Kiev dagli attacchi missilistici russi.
I sistemi Iris-T sono costituiti da otto missili terra-aria montati su camion e possono abbattere aerei o razzi nemici. L’Iris-T, prodotto dalla divisione Diehl Degense, può colpire missili un’altitudine fino a 20 chilometri e a una distanza fino a 40 chilometri. Secondo il cancelliere Scholz, il sistema consente di proteggere “un’intera città dai raid aerei russi”. Finora la Germania ha fornito a Kiev due unità Iris-T. Berlino si è impegnata a fornire altre sei unità IRIS-T a Kiev e prevede di ricevere il primo dei sei sistemi per la propria aeronautica militare nell’ottobre 2024.
LA PRODUZIONE DEL SISTEMA IRIS-T
E ora Diehl Defense mira ad aumentare in modo significativo la produzione del suo sistema di difesa aerea IRIS-T per soddisfare la crescente domanda dovuta alla guerra della Russia contro l’Ucraina. Lo ha annunciato a inizio settembre il responsabile del programma Harald Buschek.
Nel 2025, la società tedesca prevede di costruire almeno otto sistemi, quest’anno da tre a quattro, ha precisato il manager di Diehl, ripreso da Reuters. Ha aggiunto che la produzione missilistica sarà triplicata quest’anno e sarà ulteriormente raddoppiata l’anno prossimo, con una produzione prevista di circa 400-500 missili a partire dal 2024.
Prima dell’invasione russa dell’Ucraina, solo poche nazioni occidentali avevano acquistato il sistema, riflettendo una tendenza comune dopo la Guerra Fredda a ridurre le difese aeree poiché si riteneva che la principale minaccia proveniente dalla Russia fosse scomparsa, osserva ancora Reuters. Ora, i paesi membri dell’Alleanza Atlantica si stanno affrettando per ordinare l’Iris-T per i propri eserciti, con diversi paesi sul fianco orientale della Nato, come Estonia e Lettonia, che dovrebbero firmare contratti nelle prossime settimane.
LE ATTIVITÀ DELLA SVIZZERA RUAG
La società statale Ruag è il principale esportatore svizzero di armi. Come già detto, l’azienda elvetica, di proprietà della Confederazione, ha evitato una multa di 2,5 milioni di euro dal momento che ha rivelato il cartello alla Commissione nell’ambito del programma di clemenza.
Nel 2018 Ruag è finita sotto ai riflettori a causa dei rapporti secondo cui le sue bombe a mano sarebbero finite nella mani dell’Isis in Siria.
Come ricordava di recente Swissinfo, le leggi sulla neutralità della Svizzera vietano l’esportazione di materiale bellico a Paesi in conflitto. Questo vale anche oggi per la guerra in Ucraina. La Svizzera non consente le esportazioni verso l’Ucraina da quando la Russia ha invaso la Crimea nel 2014.
Negli anni passati, il governo svizzero ha ridotto le esportazioni di armi verso gli Emirati Arabi Uniti e ha rivisto le vendite ad altri paesi a seguito di un’indagine sulla scoperta di bombe a mano di fabbricazione svizzera in Siria. I risultati di un’indagine congiunta Svizzera-Emirati Arabi Uniti hanno scoperto che le granate rilevate in Siria facevano parte di una spedizione negli Emirati nel 2003 e nel 2004.
In una dichiarazione del 2019, Ruag ha sostenuto che le bombe a mano potrebbero essere tra le 250.000 consegnate 15 anni prima agli Emirati Arabi Uniti, prima di essere trasferite in Siria.