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Tutti gli scazzi sindacali in Unipol

Smart working: che cosa succede in Unipol e perché i sindacati protestano.

Lo smart working continua a dividere il mondo del lavoro e a scatenare polemiche soprattutto fra sindacati e parte datoriale. Ora anche in casa Unipol c’è maretta per il ritorno dell’attività in presenza che dovrebbe partire dal prossimo 4 novembre. Intanto la compagnia assicurativa, nell’assemblea del 1° ottobre scorso, ha approvato la distribuzione del dividendo 2019 – rimandata a causa dell’emergenza Covid – e dal 20 ottobre metterà in pagamento cedole da 0,28 euro ad azione per circa 201 milioni complessivi.

COS’HA DECISO UNIPOL SULLA FINE DELLO SMART WORKING

Come si diceva, presto Unipol farà tornare tutti a lavorare in presenza “noncurante del rischio per la salute dei propri dipendenti” commenta Fisac Cgil che ha annunciato la novità. Il gruppo guidato da Carlo Cimbri, accusa l’organizzazione sindacale, “ha messo tutti davanti al fatto compiuto, rappresentando la decisione unilateralmente assunta: il 4 novembre si rientra tutti, così è deciso e non c’è nulla di cui discutere”. Secondo quanto riferisce Fisac, è stato il nuovo responsabile delle Relazioni industriali

a dettare i tempi del cambio di scenario che sarebbe stato comunicato durante un incontro con i sindacati di settore: dunque fino al 3 novembre viene prorogata l’attuale modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, ossia per gran parte in smart working, con obbligo di Green Pass – come stabilito dal decreto n. 127 del 21 settembre – dal 15 ottobre per accedere alle sedi aziendali, e dal 4 novembre rientro in ufficio per tutti i lavoratori per l’intera settimana, ad eccezione dei lavoratori “fragili”.

LE CRITICHE DEI SINDACATI

Fisac Cgil considera la posizione espressa da Unipol “assolutamente inaccettabile sia nel merito sia nel metodo adottato” perché “nonostante i tentativi effettuati per giungere ad un accordo sullo smart working, prima del rientro in sede, così come peraltro fatto in altre moderne società assicurative, ci siamo trovati ancora una volta dinanzi a decisioni già prese, senza alcuna volontà di confrontarsi”. La sigla sindacale ha anche scritto una lettera ai suoi iscritti assicurando che farà tutto il possibile perché l’azienda riveda la sua scelta. “Chiediamo fin da subito un tavolo di confronto sul tema del lavoro agile che consideri ogni aspetto e possibilità, senza rigidità e posizioni pregiudiziali” si legge nella missiva dove poi si chiede “il rinvio dell’inizio della fase di rientro, auspicando che possa avvenire con la gradualità necessaria consentendo a tutte le colleghe e i colleghi di organizzare la propria vita, e che nel frattempo si sia raggiunto un accordo stabile e strutturale sul lavoro agile tra le parti”. Intanto sono in programma assemblee degli iscritti Fisac che intende riportare Unipol ad un tavolo di trattativa sul lavoro agile strutturale e cercare di “ricompattare un quadro sindacale che al momento appare complesso e non unito”.

Di sicuro al momento con Fisac è d’accordo Uilca che in una nota definisce la decisione del gruppo sul rientro in presenza per tutti i lavoratori “un grave errore”. “La sicurezza e la salute delle lavoratrici e dei lavoratori, che dal prossimo 4 novembre rientreranno a lavorare in presenza, devono essere i temi centrali di una vera discussione tra le parti al fine di ricercare le migliori sintesi. Solo così si potrà garantire un rientro in piena affidabilità nelle varie aziende e sedi”. Unipol, per Uilca, starebbe dimostrando “scarsa considerazione per i lavoratori che da 18 mesi stanno lavorando da remoto, con impegno e dedizione, e che hanno messo, fin da subito, a disposizione dell’azienda le proprie dotazioni informatiche e poco rispetto per chi ha sempre garantito il buon funzionamento della complessa macchina aziendale, contribuendo al raggiungimento degli straordinari risultati economici del Gruppo”.

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