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Tutti i sequestri giudiziari subiti da Gxo, Brt, Dhl, Esselunga e non solo

Nuova incursione del pubblico ministero milanese, Paolo Storari, nel mondo della logistica: l'indagine questa volta si concentra sull'americana Gxo. La Procura meneghina poi che le inchieste sui serbatoi di manodopera finora hanno già portato all'erario 480 milioni di euro. Fatti, numeri e polemiche

Il mondo della logistica ancora sotto la lente del pm di Milano Paolo Storari (nella foto), che ha inviato le Fiamme gialle a eseguire un sequestro preventivo d’urgenza di 83,9 milioni di euro per frode fiscale a carico della filiale italiana della multinazionale statunitense della logistica GXO, che utilizza anche i droni per le movimentazioni merci.

IL CASO GXO E ANCORA IL TRUCCHETTO DEI “SERBATOI DI MANODOPERA”

Si tratta solo dell’ultimo di una lunga serie di casi di cronaca giudiziaria che dalla metà del 2021 a oggi hanno portato a galla numerose irregolarità nel settore della logistica.

L’indagine, parallela e perciò simile a quelle portate avanti in questi mesi dal pm Storari, vede al centro i “serbatoi di manodopera”: un presunto sistema attraverso il quale grandi aziende si garantiscono “tariffe altamente competitive” sul mercato “appaltando la manodopera” a cooperative e altre società in modo irregolare per i loro servizi di logistica.

LE INCHIESTE DI MILANO VALGONO MEZZO MILIARDO?

Il sistema era così diffuso che le inchieste coordinate da Storari hanno fatto sì che le imprese abbiano versato all’erario, come risarcimenti sulle somme contestate, un “totale” di oltre 480 milioni di euro.

Lo scrive l’Ansa che ha avuto modo di leggere le carte: tale cifra sarebbe riportata nelle 154 pagine del decreto, firmato dal pm Storari e dalla pm Valentina Mondovì, che ha portato al sequestro stamani di quasi 84 milioni a carico della filiale italiana del colosso GXO.

Una sottolineatura un po’ irrituale da parte della Procura meneghina anche perché, s’immagina, tali somme siano state rese dagli imputati (o ancora da indagati?) senza nemmeno attendere l’ultimo grado di giudizio (è passato troppo poco tempo dalla contestazione dei fatti, parrebbe strano avere di colpo una giustizia così celere) o comunque il passaggio in giudicato delle sentenze che ne attestino la colpevolezza.

Nel decreto – scrive l’Ansa – si fa l’elenco di tutte le indagini simili già portate avanti e in una tabella viene registrato quanto già versato al fisco da una quindicina di imprese, come oltre 35 milioni da Dhl, 38 milioni da Gls, quasi 48 milioni da Esselunga, 146 milioni da Brt, oltre 86 milioni da Ups, per un totale di quasi mezzo miliardo di euro.

Inoltre le società pizzicate dal PM, puntualizza ancora la Procura, “hanno proceduto ad internalizzare i dipendenti, prima ‘in balia’ delle cooperative”.

QUANDO L’INTERVENTISMO DELLE TOGHE FA STORCERE IL NASO

Si tratta di una situazione in limine, che aveva già suscitato numerose polemiche: il commissariamento di alcuni dei più grossi player nella vigilanza privata colpevoli di caporalato attraverso l’imposizione ai dipendenti di salari troppo bassi. Inchiesta che aveva spinto le aziende ad accordarsi direttamente con la Procura per ottenere la piena libertà d’azione in attesa della sentenza.

Quasi il pagamento di una “cauzione”, se solo fosse prevista dal nostro ordinamento. “In attesa del governo, al salario minimo ora pensano i giudici: Mondialpol annuncia aumenti del 38% per i vigilantes”. Questo il titolo polemico di Repubblica in merito alla vicenda appena richiamata.

“Non può essere la magistratura ad affrontare un tema di questo tipo” perché “interviene a macchia di leopardo, rischia di avere effetti distorsivi sulla concorrenza e perché i lavoratori più svantaggiati, come donne e immigrati, non possono rivolgersi a un giudice ogni volta che hanno un problema” aveva detto a LaPresse l’economista ed ex presidente dell’Inps Tito Boeri.

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