Inizio d’anno denso di appuntamenti importanti per Carige, la banca dei genovesi che è stata salvata dopo il commissariamento deciso dalla Bce a inizio 2019.
I due nuovi azionisti di maggioranza – il Fondo interbancario di tutela dei depositi con il 79,99% e Cassa Centrale Banca, una delle due capogruppo del credito cooperativo, con l’8,34% (e l’opzione ad acquistare tutte le quote del Fondo entro due anni) – hanno sottoscritto un aumento di capitale da 700 milioni – che ha ricevuto a dicembre il via libera della Consob – e ora si preparano al rilancio dell’istituto, previa uscita dal commissariamento.
L’altro obiettivo fissato da Francoforte per i commissari straordinari Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener – che hanno comunicato di non voler accettare ulteriori incarichi in Carige – era quello di diminuire il fardello dei crediti deteriorati, ottenuto cedendo a fine dello scorso anno oltre tre miliardi di euro ad Amco.
L’ASSEMBLEA DEL 30 GENNAIO E IL NUOVO CDA
La prima tappa per Carige è per venerdì 30 gennaio quando i soci si riuniranno in assemblea per eleggere il nuovo board, atto che certificherà proprio l’uscita dallo stato di commissariamento. Il Fondo interbancario ha candidato Vincenzo Calandra Buonaura, ex vicepresidente di Unicredit, per il ruolo di presidente e Francesco Guido, ex direttore generale del Banco di Napoli, per quello di amministratore delegato mentre come consiglieri ha indicato Angelo Barbarulo, Sabrina Bruno, Lucia Calvosa, Paola Demartini, Miro Fiordi, Guidiana Giusti, Francesco Micheli.
Ccb invece ha presentato le candidature di Leopoldo Scarpa e Vittorio Canciani Battain per un posto da consigliere, di Alberto Giussani per quello di sindaco effettivo e di Vincenzo Miceli per la poltrona di supplente. Nessuna lista, invece, da parte di Assogestioni.
Secondo Milano Finanza uno dei primi dossier che il nuovo cda dovrà affrontare sarà la riammissione del titolo a Piazza Affari dopo la sospensione deliberata dalla Consob il 2 gennaio 2019 in concomitanza con il commissariamento. Il ritorno in Borsa potrebbe avvenire già entro la fine di maggio dopo il placet dell’assemblea dei soci.
IL RITORNO AGLI SCAMBI A PIAZZA AFFARI
Carige cerca dunque di tornare alla normalità anche se il processo per essere riammessa agli scambi non sarà tanto semplice e occorrerà, ovviamente, un quadro informativo completo. Dopo la nomina del nuovo consiglio d’amministrazione, scrive il quotidiano del gruppo Class, il primo passaggio formale sarà l’approvazione dei risultati al 31 dicembre e la loro comunicazione al mercato che ha ancora solo quelli al 30 giugno 2019, contenuti nel prospetto informativo dell’aumento di capitale avvenuto a dicembre.
Dopo che il board avrà licenziato – presumibilmente entro febbraio – almeno alcuni dati preliminari datati fine 2019 inizierà il confronto con Consob e Borsa Italiana che dovrebbe durare per i mesi di marzo e aprile.
A questo punto, evidenzia Mf, ci sarà bisogno di un raggruppamento azionario perché “l’altissimo livello di frammentazione del capitale sociale rischia di rendere eccessivamente volatile il prezzo delle azioni, esponendolo a pericolose fiammate verso l’alto o verso il basso”. Per questo occorrerà un passaggio in assemblea – che potrebbe coincidere con l’assise per varare il bilancio – in modo da far votare “un sostanzioso raggruppamento dei titoli”. Completato l’iter sarà questione di tempi tecnici e Carige – forse già a fine maggio – potrà essere di nuovo presente a Piazza Affari. Da notare che per ora i due azionisti principali, Ftid e Ccb, “non si sbilanciano sulla tempistica, lasciando intendere che i passi formali dovranno essere fatti dal nuovo consiglio di amministrazione”.
E I MALACALZA?
Intanto, mentre si guarda al futuro in casa Carige, uno sguardo al passato – che poi non è del tutto passato – va dato. Il terzo azionista principale dell’istituto di credito è infatti la holding Malacalza Investimenti dell’omonima famiglia. Dopo l’assemblea di settembre – che ha visto il soggetto non partecipare all’aumento di capitale e dunque l’azionariato diluirsi dal 27,5,% al 2,02% – Vittorio Malacalza ha presentato una richiesta di risarcimento da 480 milioni di euro a Carige, al Ftid e a Ccb. Non partecipando all’assemblea che ha deliberato l’aumento di capitale la famiglia ha permesso il salvataggio dell’istituto: se si fosse presentata il suo 27,5% avrebbe pesato per più del 47,6%. Al momento i Malacalza non hanno presentato alcuna lista propria per l’assemblea del 30 gennaio.