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dazi auto elettriche cinesi

Tutti i nuovi dazi Ue sulle auto cinesi Byd, Geely e Saic. Stellantis piagnucola…

Tutti i nuovi dazi Ue sulle auto cinesi Byd, Geely e Saic. Stellantis piagnucola...

Aumento dei dazi per le auto elettriche cinesi da parte dell’Ue.

La Commissione europea ha concluso in via preliminare che la catena di produzione di auto elettriche in Cina beneficia di sussidi sleali che provocano una minaccia economica per i produttori europei per cui ha definito dazi provvisori sulle importazioni.

La comunicazione di oggi è giustificata dal fatto che la Commissione ha l’obbligo di informare preventivamente le parti interessate sulle misure provvisorie. Comunicazione che è stata inviata a tutte le parti interessate – compreso il governo cinese e le aziende cinesi – e agli stati membri Ue. Individualmente, le società incluse nel campione hanno ricevuto informazioni dettagliate sui propri calcoli per consentire loro di fornire commenti sulla correttezza del calcolo dell’aliquota del dazio: avranno 3 giorni lavorativi per esercitare tale diritto. Se le osservazioni ricevute dalle società interessate in seguito alla comunicazione preventiva forniscono sufficienti prove di controbilanciamento, la Commissione può rivedere i suoi calcoli in conformità con la legge e calcolare nuovi livelli di dazi provvisori.

Se le discussioni con le autorità cinesi non porteranno a una soluzione efficace, il 4 luglio scatteranno i dazi.

In particolare, i tre produttori cinesi Byd, Geely e Saic saranno colpiti con tariffe rispettivamente del 17,4%, del 20% e del 38,1%. Inoltre, il tema dei dazi sarà tra gli argomenti in discussione durante l’Investor Days di Stellantis, che si tiene domani a Detroit, in Michigan. L’amministratore delegato, Carlos Tavares, darà aggiornamenti sui progressi del piano strategico Dare Forward 2030, nel contesto generale del rallentamento dell’elettrico.

Tutti i dettagli.

DAZI UE PRONTI A SCATTARE NEI CONFRONTI DEI PRODUTTORI DI AUTO ELETTRICHE CINESI BYD, GEELY E SAIC

Potrebbero entrare in vigore il 4 luglio i dazi Ue che riguarderanno tre produttori cinesi: Byd con tariffe del 17,4%, Geely con tariffe del 20%, Saic con tariffe del 38,1%. Altri produttori in Cina che hanno collaborato all’inchiesta ma non sono stati inclusi nel campione, sarebbero soggetti al dazio medio ponderato del 21%. Tutti gli altri produttori di auto elettriche che non hanno collaborato all’inchiesta sarebbero soggetti al dazio residuo del 38,1%.

LE MISURE PER TESLA

A seguito di una richiesta motivata, Tesla — che non è un brand cinese ma produce veicoli elettrici in Cina — può ricevere un’aliquota del dazio calcolata individualmente nella fase definitiva. Qualsiasi altra società che produce in Cina non selezionata nel campione finale e che desideri che la sua situazione particolare venga indagata, aggiunge Bruxelles, può chiedere un riesame accelerato, in linea con il regolamento antisovvenzioni di base, subito dopo l’istituzione delle misure definitive (ossia 13 mesi dopo l’apertura). Il termine per concludere tale revisione è di 9 mesi.

LA STRETTA DI BRUXELLES È COMUNQUE DI PORTATA INFERIORE RISPETTO A QUELLA USA

Il pacchetto di dazi definito da Bruxelles è di portata inferiore a quello recente americano che prevede una tariffa del 100%, tuttavia c’è una differenza sostanziale tra le due aree: negli Usa sono vendute poche auto cinesi a benzina o elettriche. Nel 2023 nella Ue le vendite di auto cinesi costituivano il 4% del mercato continentale ed entro il 2028-2030 si prevede il raddoppio. Man mano che la Ue preparava questa mossa, in mezzo a molte polemiche soprattutto di parte tedesca per i rischi di ritorsioni, i grandi produttori cinesi hanno sfruttato abilmente la necessità di governi europei di aprire nuovi insediamenti produttivi e così Byd e Chery considerano nuove aperture in Europe, e Saic ha definito opzioni per due insediamenti.

QUANDO ENTRERANNO IN VIGORE I DAZI UE SULLE AUTO ELETTRICHE CINESI

Comunque, i dazi Ue sulle auto elettriche cinesi non sono ancora in vigore.

Le società incluse nel campione hanno ora la possibilità di fornire commenti solo sull’accuratezza dei calcoli. Successivamente, entro il 4 luglio 2024, la Commissione pubblicherà nella Gazzetta ufficiale un regolamento che spiega in dettaglio le risultanze provvisorie che hanno portato a questo livello di dazi, che entrerebbero in vigore il giorno successivo. I dazi provvisori saranno coperti da una garanzia (nella forma decisa dalle dogane di ciascuno stato membro). Infine, verrebbero riscossi solo se e quando verranno istituiti dazi definitivi.

A CHE SERVONO I DAZI COMPENSATIVI PROVVISORI

La Commissione spiega che i dazi compensativi provvisori servono a eliminare “il sostanziale vantaggio competitivo sleale dei produttori cinesi di veicoli elettrici a batteria dovuto all’esistenza di regimi di sovvenzioni sleali in Cina” e ribadisce che “l’obiettivo non è chiudere il mercato unico a tali importazioni”.

Gli stati Ue non votano sul livello dei dazi compensativi provvisori. Tuttavia, sono informati sui risultati provvisori della Commissione prima della loro pubblicazione e voteranno successivamente, a maggioranza semplice secondo la procedura consultiva prevista dalle norme della “comitatologia” comunitaria. Questa votazione seguirà la cosiddetta procedura consultiva (senza effetto vincolante). Nella fase definitiva, prima dell’istituzione delle misure definitive, gli stati membri voteranno secondo la procedura d’esame secondo le norme della comitatologia. Questo voto avrà effetto vincolante. Per opporsi al provvedimento è necessaria la maggioranza qualificata, come per l’approvazione. Tuttavia, le misure possono essere imposte anche se non viene raggiunta la maggioranza qualificata, a condizione che i voti contrari non raggiungano la maggioranza semplice.

LE DIVERSE POSIZIONI DEI PAESI EUROPEI

È noto che diversi paesi, a cominciare dalla Germania, sono contrari a dazi anti Cina quantomeno che superino una certa soglia per timore di ritorsioni da parte cinese sia sulle esportazioni europee sia sulla presenza produttiva delle case automobilistiche nazionali in Cina. Tra l’altro è in corso una fase complessa di corteggiamento europeo delle stesse case automobilistiche cinesi per investire nell’Auto elettrica nel continente sia da parte tedesca che da parte francese e italiana e, naturalmente, anche da parte dell’Est (Ungheria in primo luogo, che kla Cina ritiene sulla strada buona per diventare leader continentale nella produzione di Auto elettriche). Corteggiamento al quale la Cina ha già risposto e risponderà sempre più favorevolmente dato che produrre in Europa auto elettriche di fatto aggira i dazi sulle esportazioni nella Ue (anche se resta fortemente interessate a scaricare sull’Europa l’enorme sovraproduzione nazionale. In media le auto cinesi costano un quinto in meno dei modelli europei: secondo stime di Allianz al 2030 l’industria europea dell’Auto potrebbe perdere oltre 7 miliardi di euro all’anno di profitti a causa della concorrenza cinese.

Inoltre l’Europa è largamente dipendente dalla fornitura di materie prime visto che le batterie agli ioni di litio, celle a combustibile ed elettrolizzatori sono forniti prevalentemente dalla Cina.

BRONTOLA LA GERMANIA

Il livello dei dazi indicato oggi mostra che Bruxelles ha scelto una linea molto secca pur lasciando dei margini per la definizione successiva di dazi individuali diversi.

Ma da Berlino tuonano che “I dazi Ue si ripercuotono su imprese tedesche”.

“I dazi punitivi della Commissione europea si ripercuotono sulle imprese tedesche e i loro prodotti di punta” afferma su X il ministro tedesco dei Trasporti Volker Wissing, commentando i dazi europei che colpiscono le auto elettriche dalla Cina. “I veicoli devono diventare più economici attraverso una maggiore concorrenza, mercati aperti e condizioni di localizzazione significativamente migliori nell’Ue, non attraverso guerre commerciali e preclusioni di mercato”.

“È bene che la Commissione offra adesso dei colloqui alla Cina” ha detto il portavoce di Scholz, Steffen Hebestreit, in conferenza stampa a Berlino, commentando l’annuncio dei dazi europei sulle auto elettriche cinesi. “Non abbiamo bisogno di altri ostacoli nel commercio”, ha aggiunto, sottolineando comunque che nel mercato debbano esserci “condizioni di concorrenza leale”.

Recentemente il cancelliere tedesco Scholz ha dichiarato che l’isolamento della Ue e i dazi (eccessivi) alla fine rendono tutti più poveri perché tutto rincara. Riconoscendo in fondo che Pechino non avrebbe tutti i torti pur partendo dalla considerazione che pratica sussidi sleali e che la parità di condizioni del mercato globale va assicurata.

LA POSIZIONE DI PECHINO

La Cina ha già indicato che avrebbe risposto ai dazi europei: già applica un dazio sulle importazioni di auto elettriche europee del 15%. Pechino respinge l’accusa di sostenere la sovraproduzione nel settore e, anzi, ha sempre ribadito che la Cina contribuisce su scala globale a tenere bassa l’inflazione. Nel 2022 le auto elettriche europee vendute in Cina rappresentavano circa il 6% delle vendite totali nel paese.

CAUTA LA REAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE DEI PRODUTTORI AUTO EUROPEI

L’Acea, associazione di produttori d’auto operanti in Europa, “prende atto che la Commissione Europea ha deciso di imporre dazi compensativi provvisori sulle importazioni di Auto elettriche prodotte in Cina, sulla base dei primi risultati di un’indagine antisovvenzioni avviata lo scorso anno” indica una nota. L’associazione “ha costantemente affermato che il commercio libero ed equo è essenziale per creare un’industria automobilistica europea competitiva a livello globale, mentre una sana concorrenza guida l’innovazione e la scelta per i consumatori”. E ribadisce che “un commercio libero ed equo significa garantire condizioni di parità per tutti i concorrenti, ma è solo una parte importante del puzzle della competitività globale. La dg Sigrid de Vries indica che “ciò di cui il settore automobilistico europeo ha bisogno soprattutto per essere competitivo a livello globale è una solida strategia industriale per l’elettromobilità: ciò significa garantire l’accesso a materiali critici e energia a prezzi accessibili, un quadro normativo coerente, sufficienti infrastrutture di ricarica e rifornimento dell’idrogeno, incentivi di mercato e molto altro ancora”. Tutte cose sulle quali il problema non è cinesi bensì europeo.

Dunque la reazione abbastanza cauta dell’associazione dei produttori auto europei risulta a dimostrazione della complessità delle relazioni tra Ue e Cina in questo settore, come in altri: il confine tra de-risking e decoupling (ridurre il rischio della dipendenza/separazione dei mercati e dei destini produttivi) è sempre meno netto in una fase in cui diverse case automobilistiche europee ritengono impossibile seguire la seconda strada perché l’Europa ha bisogno delle materie prime cinesi e non deve disconnettersi dall’evoluzione tecnologica in corso in Cina.

PRUDENTE ANCHE L’ASSOCIAZIONE PER LA COMPONENTISTICA AUTO

Anche la posizione della Clepa, l’associazione che rappresenta a Bruxelles gli interessi della componentistica auto, è molto prudente sulla decisione comunitaria di procedere in mancanza di una mossa da parte cinese a far scattare dazi pesanti contro le importazioni di Auto elettriche cinesi aggiuntivi a quelli esistenti.

“La Commissione europea ha ragione a essere preoccupata per la competitività della Ue come polo manifatturiero e per le sfide poste dai produttori cinesi, ma le tariffe possono solo fornire una tregua temporanea e sopportare il rischio di ritorsione” si legge in una nota.  In particolare, Clepa ritiene che “il commercio globale richieda condizioni di parità e potrebbe richiedere misure correttive. Tuttavia, il protezionismo non può essere la risposta per ripristinare la competitività europea. Sono necessari sforzi consolidati per rendere la Ue nuovamente attraente per gli investimenti”.

I NUMERI FORNITI DALLA CLEPA

Benjamin Krieger, segretario Clepa, ricorda che il mercato automobilistico cinese rappresenta un terzo dell’industria globale e molti fornitori europei forniscono componenti e sistemi sia alle case automobilistiche internazionali che a quelle cinesi. Anche le elettriche costruite in Cina spesso incorporano molti componenti e tecnologie fabbricati da fornitori europei. Inoltre i produttori e i fornitori di veicoli stanno accelerando i cicli di sviluppo dei prodotti e investendo circa 70 miliardi di euro all’anno in ricerca e sviluppo per rafforzare il loro vantaggio competitivo. «La sfida principale dell’Europa non è la mancanza di capacità innovativa ma gli elevati costi energetici, l’incoerenza normativa e l’accesso limitato ai capitali e ai finanziamenti pubblici, che portano sempre più le innovazioni a essere prodotte all’estero». Conclusione: “Invece di fare affidamento su misure protezionistiche che potrebbero ostacolare l’accesso delle aziende europee ai mercati cruciali, i politici europei dovrebbero concentrarsi sul rendere la Ue più competitiva».

Clepa individua alcune priorità per rafforzare la competitività europea: istituire un fondo Ue per la trasformazione industriale per ridurre i rischi degli investimenti in innovazioni innovative in materia di mobilità verde e digitale, con particolare attenzione alle strutture esistenti e alle tecnologie chiave per una mobilità a impatto climatico zero; assicurare un contesto normativo favorevole definendo obiettivi realistici; approvvigionamento sicuro e a prezzi accessibili di energia e materie prime; coordinamento tra gli Stati membri per la realizzazione di infrastrutture di ricarica e rifornimento, la produzione di idrogeno verde e carburante a zero emissioni di carbonio e lo sviluppo della rete e delle infrastrutture digitali; regolamentare l’accesso ai dati a bordo dei veicoli per favorire lo sviluppo dei servizi di mobilità digitale.

IL COMMENTO DI STELLANTIS

Infine, boccia i dazi Ue sulle auto elettriche cinesi anche Stellantis.

“In quanto azienda globale, Stellantis crede nella concorrenza libera e leale in un ambiente commerciale mondiale e non sostiene misure che contribuiscono alla frammentazione del mondo”. È quanto sottolinea l’azienda in merito all’imposizione di dazi Ue sulle auto elettriche cinesi. Stellantis, si legge nella dichiarazione, “è agile nell’adattarsi e nel trarre vantaggio da qualsiasi scenario e l’annuncio di oggi delle tariffe non scoraggerà la nostra strategia complessiva nei confronti di Leapmotor in Europa, poiché abbiamo tenuto conto di questo potenziale sviluppo”.

Stellantis “studierà l’annuncio odierno che si concretizzerà al più tardi il 4 luglio 2024, quando la Commissione pubblicherà sulla Gazzetta Ufficiale un regolamento che spiegherà nel dettaglio le conclusioni provvisorie che hanno portato al livello dei dazi” e “farà leva sui suoi vantaggi competitivi unici”. In primo luogo, osserva la società, “la sua joint venture 51/49 con Leapmotor, che detiene i diritti di produzione di Leapmotor al di fuori della Cina e che potrebbe beneficiare dell’impronta diversificata di Stellantis in Europa.

In secondo luogo, la Citroen e-C3 prodotta in Europa, il cui prezzo parte da 20.000 euro per un veicolo elettrico puro, in grado di competere con i prodotti cinesi”. Stellantis, conclude il portavoce, “è agile nell’adattarsi e nel trarre vantaggio da qualsiasi scenario e l’annuncio di oggi delle tariffe non scoraggerà la nostra strategia complessiva nei confronti di Leapmotor in Europa, poiché abbiamo tenuto conto di questo potenziale sviluppo”.

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