Commercio in caduta. La flessione del Pil mondiale nel 2020 (-4,6%) è aggravata dalle connessioni commerciali, produttive, finanziarie e di investimento tra paesi. Nel 2021 il recupero sarà parziale. Il commercio estero è più colpito (-12% nel 2020), a causa dei limiti ai movimenti di persone, beni e servizi, delle nuove tensioni commerciali USA-Cina e dell’alta incertezza geoeconomica. Inoltre, la successiva risalita sarà frenata dalla debolezza della domanda mondiale e dalle interruzioni nelle catene globali del valore (+7% nel 2021).
Usa in difficoltà. La pandemia ha colpito duramente, dato il lockdown in numerosi settori, seppur con differenze territoriali. Il CSC ipotizza una forte contrazione del Pil nel 2020 (-7%) e le conseguenze sull’occupazione sono già drammatiche: 20 milioni di persone hanno perso il lavoro ad aprile (14,7% la disoccupazione). Ciò aumenta le pressioni sull’amministrazione per incrementare lo stimolo fiscale, già mastodontico: il deficit potrebbe salire vicino al 20% del Pil.
Eurozona in profondo rosso. A un 1° semestre caratterizzato da shock ai consumi e all’offerta, farà seguito nel 2° semestre, malgrado la progressiva riapertura delle attività, una carenza di domanda: i consumi per l’impennata dei senza lavoro, gli investimenti per la diffusa incertezza. Perciò, il rimbalzo atteso fino al 2021 non sarà sufficiente a recuperare il livello di PIL del 2019. A conferma di ciò, le aspettative delle famiglie su situazione finanziaria e disoccupazione sono divenute molto negative, con atteso incremento del risparmio.
Emergenti sotto zero. Nel 2020 le economie emergenti sono ipotizzate contrarsi (dell’1,0%), per la prima volta da quando viene misurato l’aggregato (1980); la crescita media dal 2000 è stata del +5,6%, con un minimo di +2,8% nel 2009. A pesare quest’anno, oltre al marcato rallentamento di Cina e principali economie asiatiche, sono il crollo del prezzo del petrolio e le limitate capacità di molti paesi nella gestione della crisi sanitaria. L’America Latina potrebbe essere una delle aree dove si produrranno gli effetti più pesanti, con il rischio di deterioramento delle condizioni di finanziamento, fughe di capitali e crisi monetarie.
Petrolio poco sopra i minimi. Il prezzo del Brent è a 24 dollari a maggio, dopo i minimi in aprile (19 dollari), per il crollo della domanda a causa dell’epidemia e nonostante l’annuncio di Opec e altri produttori di un taglio all’estrazione. Lo scenario CSC ipotizza una lenta risalita a 30 dollari in media nel 2020 e a 45 nel 2021.
Le forme della ripresa: come sarà quella italiana?
Una lettera per il Pil. Gli economisti si interrogano su quale forma prenderà, questa volta, la ripresa dell’attività economica in Italia. Le ipotesi sono varie, in parte basate sugli episodi passati. E vengono spesso sintetizzate in una singola lettera dell’alfabeto, che descrive il profilo trimestrale del Pil di un paese.
Tante possibilità, in teoria. La rapida ripresa dopo una caduta è definita profilo a V: si tratta del caso migliore. Se invece occorre qualche trimestre prima della risalita, si parla di profilo a U (gradualità). Quando la ripresa non arriva affatto, fenomeni rari nella storia, si tratta di un profilo a L. Quando a una caduta-ripresa segue a stretto giro un’ulteriore episodio di caduta-ripresa si parla di profilo a W. La possibilità peggiore è il profilo a S rovesciata: alla caduta segue una ripresa che conduce però a una nuova caduta. Meglio del profilo a V ci sarebbe solo quello a J, ma ciò presupporrebbe una piccola caduta, quindi non è una “lettera” attuale.
L’ultimo episodio noto. Con la precedente recessione, dal 2011, il profilo del Pil in Italia ha assunto una forma a U molto allargata: alla caduta è seguito un periodo di stagnazione di ben 7 trimestri e solo dopo una risalita dell’attività. Potremmo dire che si è trattato di un profilo a LI, cioè una brutta L seguita infine da una I.
Profilo a V o a U? Oggi le due fazioni principali di economisti sono i teorici del profilo a V (ottimisti) e i sostenitori del profilo a U (pessimisti). Questa seconda ipotesi è diventata prevalente. Il motivo è che molti si attendono che carenza di domanda e aumento dei fallimenti ritarderanno la risalita nel 3° trimestre, forse anche nel 4°, rispetto alla meccanica variazione positiva che deriverebbe dalla riapertura istantanea al 100% di tutte le attività. Sia in caso di V che di U, il braccio destro potrebbe risultare più corto (risalita parziale).