skip to Main Content

Stellantis Confindustria Gas

Tutte le tensioni fra Confindustria e sindacati sul Green pass per lavorare

La proposta di Confindustria. Le proteste dei sindacati. L'idea del Green pass per lavorare nelle aziende provoca dibattito e polemiche. Tutti i dettagli

 

Al lavoro solo con il Green Pass. Altrimenti, sospensione della retribuzione per chi non intenda vaccinarsi e non abbia la possibilità di svolgere una mansione che non metta a rischio i colleghi.

la proposta su cui Confindustria sta ragionando con governo e istituzioni nel confronto per aggiornare il protocollo per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Non ancora una proposta ufficiale: ne ha dato notizia il quotidiano Il Tempo, pubblicando un’email che il direttore generale di Confindustria, Francesca Mariotti, aveva inviato ai direttori del sistema industriale.

CHE COSA GA SCRITTO CONFINDUSTRIA IN UNA MAIL INTERNA

“Un’email interna, dunque, che esprime una posizione però molto chiara dell’organizzazione industriale”, scrive Repubblica. Di proposta parla il quotidiano confindustriale Il Sole 24 Ore: “Una proposta per l’utilizzo del green pass per accedere ai luoghi di lavoro, per tutelare tutti i lavoratori e lo svolgimento dei processi produttivi, nel pieno rispetto delle libertà individuali. Arriva da Confindustria, che «ha avviato interlocuzioni con il governo ai fini di una soluzione normativa in tal senso». L’intento è quello di consentire ai datori di lavoro di richiedere l’esibizione di una certificazione verde valida ai fini di un regolare ingresso nei luoghi di lavoro e lo svolgimento delle mansioni lavorative dei vari soggetti”.

L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE

La posizione assunta da Confindustria è che l’esibizione di un certificato verde valido dovrebbe rientrare tra gli obblighi di diligenza, correttezza e buona fede su cui si fonda il rapporto di lavoro, aggiunge il Sole 24 Ore: “Di conseguenza il datore di lavoro, ove possibile potrebbe attribuire al lavoratore mansioni diverse da quelle normalmente esercitate, erogando la relativa retribuzione; se ciò non fosse possibile dovrebbe essere consentito di non ammettere il soggetto al lavoro, con la sospensione della retribuzione in caso di allontanamento dell’azienda. L’interlocuzione è in corso, la riflessione di Confindustria è che gli strumenti di contenimento della pandemia, in primis i vaccini, saranno fondamentali per evitare la reintroduzione di misure restrittive delle libertà personali e per lo svolgimento delle attività economiche. A maggior ragione in una fase in cui si sta registrando un aumento dei contagi con varianti del virus particolarmente aggressive”.

LE REAZIONI DELLA FIM-CISL

I sindacati contestano. “Non è con i colpi d’imperio, calati dall’alto, che si risolvono certe cose. Lo abbiamo dimostrato in questi quasi due anni di pandemia”, dice a Repubblica Roberto Benaglia, leader della Fim-Cisl, il sindacato dei metalmeccanici Cisl. “Gli operai. Quelli che a marzo del 2020, a pandemia appena iniziata, venivano spesso costretti dagli imprenditori a entrare in fabbrica senza se e senza ma. Gli stessi lavoratori (e sindacati) che in pressing su aziende e governo ottennero i protocolli condivisi sulla sicurezza, che hanno reso le catene di montaggio i luoghi con meno contagi”, scrive Repubblica. “Molti di quei protocolli hanno fatto da guida ai decreti dell’esecutivo contro il Covid”, ricorda Benaglia. Perché, allora, Confindustria sembra aver abbandonato la strada del dialogo con la lettera sul Green pass obbligatorio per i lavoratori? “È l’iniziativa di una direttrice, dunque non mi sembra una scelta politica a tutto tondo. Comunque, la pandemia non si risolve disponendo della libertà delle persone e dividendo i lavoratori tra chi è vaccinato e chi no”, risponde Benaglia che ha preso il posto di Marco Bentivogli al vertice della Fim.

LE CRITICHE DELLA CGIL

Anche in casa Cgil l’idea confindustriale non trova troppi consensi, anzi. L’idea di Confindustria sul Green Pass obbligatorio per lavorare non piace al segretario della Cgil Maurizio Landini. «Spero che sia il caldo. In questo anno di pandemia i lavoratori sono sempre andati in fabbrica in sicurezza. Rispettando i protocolli e le norme di distanziamento. Non sono le aziende che devono stabilire chi entra e chi esce», dice oggi in un’intervista a La Stampa.

Ieri è trapelata la mail che la direttrice generale di Confindustria Francesca Mariotti ha inviato ai direttori del sistema industriale. Nel testo si scrive che «l’esibizione di un certificato verde valido dovrebbe rientrare tra gli obblighi di diligenza, correttezza e buona fede su cui poggia il rapporto di lavoro. In diretta conseguenza di ciò, il datore, ove possibile, potrebbe attribuire al lavoratore mansioni diverse da quelle normalmente esercitate, erogando la relativa retribuzione; qualora ciò non fosse possibile, il datore dovrebbe poter non ammettere il soggetto al lavoro, con sospensione della retribuzione in caso di allontanamento dell’azienda».

Ma Landini non ci sta: «Certamente una scelta di questo tipo la può compiere solo il governo. I lavoratori sono stati i primi, durante la pandemia, a chiedere sicurezza arrivando addirittura allo sciopero per ottenerla. Io mi sono vaccinato e sono perché tutti si vaccinino. Ma qui, diciamolo, siamo di fronte a una forzatura. Non va mai dimenticato che i lavoratori sono cittadini e hanno i diritti e i doveri di tutti i cittadini. Confindustria, piuttosto, si preoccupi di far rispettare gli accordi contro i licenziamenti». Il segretario della Cgil propone un accordo in cui governo, imprese e sindacati concordino le scelte più rilevanti per la riconversione ecologica del sistema industriale italiano e la difesa dell’occupazione.

Back To Top