skip to Main Content

Banca D'Italia

Tutte le sportellate sindacali in Banca d’Italia sullo smart working

Fatti e polemiche sindacali nella Banca d'Italia in vista della fine dello smart working. Ecco i dettagli

 

I sindacati di Banca d’Italia non ci stanno a tornare in ufficio senza una reale necessità. “Uno spettro si aggira per la Banca – aveva scritto il sindacato guidato da Maurizio Landini – è lo spettro del rientro in ufficio a qualunque costo, senza alcuna logica e senza interpellare i sindacati”. A riportarlo è “Il Tempo” che, in un articolo a firma di Carlantonio Solimene, riporta i retroscena di uno scontro al calor bianco tra sindacati e Banca d’Italia. Al termine dello scontro i sindacati avrebbero minacciato di svelare “altarini” interni all’organizzazione. La questione è particolarmente spinosa perché, come scrive il quotidiano romano diretto da Franco Bechis, sia il premier Mario Draghi che il ministro dell’Economia Daniele Franco sono stati ai vertici in passato della Banca centrale.

L’antefatto

Lo scorso 22 gennaio si era svolto il primo incontro negoziale sull’organizzazione del lavoro in Banca d’Italia tra la parte datoriale e le sigle sindacali CIDA, SIBC, CGIL, CISL, DASBI, FABI, UIL. In quell’occasione le sigle sindacali avevano avanzato richieste che si basavano su cinque principi: 

  • la pari dignità tra prestazioni svolte in presenza e svolte da remoto;
  • la volontarietà del dipendente nella fruizione al “lavoro agile”;
  • la flessibilità nell’applicazione alle diverse Strutture e attività lavorative; 
  • l’autonomia e la responsabilità del lavoratore; 
  • il diritto alla formazione.

Alla base c’era la volontà di proseguire sulla strada del lavoro agile per lo meno per quelle mansioni che non richiedevano una presenza fisica in ufficio. 

La “crisi” della riunione del 20 maggio 

Lo scorso 20 maggio si è tenuta una riunione virtuale tra le sigle dei lavoratori e i vertici della banca, per conto dei quali ha partecipato il segretario generale Alberto Martinelli. La questione posta sul tavolo è la gestione dello smartworking in questa nuova fase di transizione prima di un lento ritorno alla normalità. La proposta di Banca d’Italia è un modello di accesso allo smartworking non regolato da un unico sistema centrale ma gestito in maniera autonoma ed elastica dai manager delle diverse divisioni. Le sigle sindacali, come riportato da Il Tempo, hanno contestato l’eccessiva parcellizzazione delle decisioni che, a loro avviso, avrebbe lasciato “ogni collega alla mercé della volontà dei propri capi”. La reazione dei sindacati, scagliatisi contro Martiello per la cancellazione degli spalti team (una gestione alternata tra lavoro in presenza e smart working), avrebbe portato il rappresentate di Banca d’Italia a staccare il collegamento. 

La reazione dei sindacati

I sindacati non hanno preso bene l’interruzione del dialogo. “Abbiamo respinto le proposte della Delegazione aziendale e soprattutto abbiamo criticato il metodo di conduzione del negoziato, di fatto non aperto a un reale confronto con chi rappresenta la maggioranza di tutti i nostri colleghi – scrivono sul sito del SIBC -. È il terzo incontro di fila in cui vengono esposti gli stessi principi senza un minimo segnale di capacità di ascolto e, soprattutto, senza la minima argomentazione a sostegno delle posizioni”. La questione è rinviata al prossimo incontro.  “La prossima settimana consegneremo al vertice della Banca un documento di dettaglio che spieghi puntualmente la posizione del Tavolo di Unità Sindacale sulle norme da scrivere per realizzare il tanto auspicato new normal – scrivono i sindacalisti -. Non si tratta di stravolgere il modello proposto, ma di ricondurlo all’interno di un percorso negoziale anziché di mera e fideistica adesione a quanto ripetutamente illustrato nel corso di tre incontri”. 

La fragile unità sindacale 

La prima vittima di questo scontro è l’unità sindacale. La Falbi, l’Organizzazione Sindacale di maggioranza relativa  in Banca d’Italia, Consob, IVASS, ha paragonato l’unità sindacale al disastro della Costa Concordia. “Tutti ricordano la Costa Concordia miseramente naufragata su uno scoglietto innanzi all’isola del Giglio; era un’imbarcazione moderna, imponente che trasmetteva l’impressione della solidità e della forza – scrivono i sindacalisti di Falbi -. Similmente l’Unità Sindacale, formata da sette Sindacati poi divenuta per strada sei, che si è proposta, con un pizzico di prosopopea, come una sorta di “grande e invincibile Armada”, si è incagliata sul primo scoglio che ha incontrato”. La risposta timida del SIBC non è piaciuta alla Falbi. “Probabilmente è questo il punto più basso in termini di credibilità raggiunto dal movimento sindacale in Banca d’Italia – scrivono ancora.  E avverte che, nel caso in cui non si dovesse arrivare a una soluzione utile, non esiterà a “ricorrere al conflitto che rimane, in caso di incomunicabilità tra le parti negoziali, l’unica iniziativa a disposizione di un Sindacato che intende svolgere con dignità il ruolo che è chiamato a ricoprire in difesa degli interessi e le aspettative delle Colleghe e dei Colleghi”.

Back To Top