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Vi spiego le prossime mossette della Bce

Che cosa ha annunciato la Bce e come hanno reagito i mercati

 

Non capita tutti i giorni che il consiglio direttivo della Bce si riunisca in seduta straordinaria.

L’ultima volta accadde il 18 marzo 2020 – appena 6 giorni dopo l’ormai famoso ed infelice “non siamo qui per ridurre gli spread” – e lo fece per varare il programma di acquisti “pandemico” da 1.850 miliardi, utilizzato per 1.718 miliardi al 31 maggio scorso.

Oggi è accaduto nuovamente e le conclusioni sembrano lasciare più ombre che luci, con i mercati che hanno inviato segnali misti. Ancora debolezza di euro contro dollaro intorno al livello di 1,04, azionario che conferma e migliora i guadagni della mattinata e rendimento del Btp decennale che arretra intorno al 3,8%, dopo i massimi di ieri in area 4,2/4,3%.

Insomma pare che la Bce sia riuscita a prendere tempo e a placare, per il momento, gli investitori.

Le quindici laconiche righe pubblicate da Francoforte questo pomeriggio indicano sostanzialmente due cose:

  1. La volontà della Bce di usare con la massima flessibilità i flussi di rimborso dei titoli del programma PEPP che progressivamente vengono a scadenza. In altre parole ed a titolo di esempio, Bce potrebbe destinare tutti i proventi derivanti dal rimborso di un Bund tedesco per acquistare Btp italiani. Lo stock netto di titoli detenuto dalla Bce ovviamente non cambierebbe, ma cambierebbe la distribuzione dei titoli detenuti per Stato membro.
  2. Il consiglio direttivo ha dato incarico ai suoi servizi di accelerare il completamento della progettazione di uno nuovo strumento “anti-frammentazione”, da sottoporre alla valutazione del consiglio.

Basteranno? Ci permettiamo di esprimere dei dubbi.

Se in Bce hanno ritenuto opportuno convocare d’urgenza – dopo soli 6 giorni dal consiglio direttivo di giovedì 9 giugno – un’altra riunione per comunicare tali decisioni, significa che giovedì scorso la Lagarde ha mentito, quando ha parlato agli investitori di avere gli strumenti per contrastare la frammentazione. Non l’aveva ed infatti i mercati non le hanno creduto, colpendo con le vendite i titoli italiani, spagnoli, portoghesi e greci. Un clamoroso bluff che puzzava sin da giovedì e che oggi è emerso in tutta la sua evidenza.

Se giovedì Lagarde avesse avuto tutte le carte in mano, non avrebbe lasciato i mercati nell’incertezza e l’annuncio di oggi non avrebbe avuto senso. Ravvisando la necessità di parlare oggi, ha svelato la pochezza di quanto affermato giovedì.

Ma vi è di più. Perché parlare di un nuovo strumento, quando ci sono ancora circa 150 miliardi di acquisti residui del programma PEPP potenzialmente utilizzabili? Le ipotesi possibili sono poche. Da un lato, Lagarde rivela che anche la flessibilità nei riacquisti dei titoli a scadenza non potrebbe bastare; dall’altro, lascia intendere che quello strumento – privo di condizioni – non fa più al caso. Il nuovo strumento sarà quindi accompagnato da condizioni più o meno dure verso il Paese beneficiario. Allo stesso modo con cui il programma OMT varato da Draghi nel 2012, si accompagnava ad un programma di aggiustamento macroeconomico concordato col MES.

Gli acquisti di Btp, se e quando ci saranno da parte della Bce, non saranno un pasto gratis. Proprio per niente.

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