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Sud Zes

Tutte le proposte di partiti e coalizioni sul Mezzogiorno

Che cosa prevedono i programmi elettorali sul Mezzogiorno

 

Le politiche per il Mezzogiorno trovano spazio all’interno dei programmi che i partiti hanno preparato in vista delle elezioni del 25 settembre. Due temi, su tutti, accomunano le proposte messe in campo: infrastrutture e industrializzazione.

CENTRODESTRA E LEGA: SONO LE INFRASTRUTTURE L’EMERGENZA DEL MEZZOGIORNO

Il programma della coalizione di centrodestra dedica alle politiche per Mezzogiorno uno spazio nell’ambito del capitolo per le infrastrutture. Gli obiettivi dichiarati sono:

  • “Garantire la piena attuazione delle misure previste per il Sud Italia e le aree svantaggiate”;
  • “Rendere l’Italia competitiva con gli altri Stati europei attraverso l’ammodernamento della rete infrastrutturale e la realizzazione delle grandi opere”;
  • Potenziamento della rete dell’alta velocità per collegare tutto il territorio nazionale dal Nord alla Sicilia, realizzando il ponte sullo Stretto”;
  • “Potenziamento e sviluppo delle infrastrutture digitali ed estensione della banda ultralarga in tutta Italia”.

Ben più articolato è quanto previsto dalla Lega nel capitolo “Politiche per il Mezzogiorno”.  Il Carroccio parte proponendo la riforma del Reddito di Cittadinanza “mantenendo la sua funzione sociale, e riorientare tutte le politiche verso il lavoro, l’occupazione e la libertà d’impresa, superando i modelli basati su assistenzialismo, promuovendo una maggiore cooperazione tra imprese e università, sostenendo misure incentivanti per le imprese che si insediano e investono al Sud, anche attraendo capitali dall’estero”. La Lega propone di puntare su politiche di sviluppo industriale “favorendo l’insediamento di gruppi industriali importanti, concedendo misure di sostegno alle imprese per l’occupazione (fiscalità di vantaggio, agevolazioni normative e amministrative, incentivi, ecc.), ma soprattutto accompagnare i giovani nell’inserimento al mondo del lavoro post-universitario tramite una maggiore collaborazione tra imprese e mondo accademico e garantendo un rinnovo generazionale nella Pubblica Amministrazione, lo sblocco del turnover e la flessibilità in uscita”. Anche il partito di Matteo Salvini associa il tema delle infrastrutture al rilancio del Sud. “Se il Sud resta isolato, non potranno svilupparsi insediamenti produttivi e non potrà migliorare la competitività delle imprese – si legge nel programma -. Bisogna continuare sul percorso intrapreso di realizzazione/rafforzamento delle infrastrutture stradali e ferroviarie e garantire al contempo agevoli interconnessioni con porti e aeroporti”. Tra le proposte troviamo:

  • “Completamento dei progetti per l’attuazione dell’Alta Velocità (AV) per i collegamenti sulla lunga percorrenza e maggiori servizi per l’accessibilità alle aree non servite (aree costiere, montane e a vocazione turistica)”;
  • Manutenzione e potenziamento delle tratte stradali, con particolare attenzione a ponti, viadotti e gallerie, con messa in sicurezza delle tratte a maggiore tasso di incidenti”;
  • “Attuazione delle ZES con la messa a sistema di aeroporti e porti, retro-porti, zone industriali e collegamenti ferroviari, favorendo l’interconnessione multimodale e la specializzazione settoriale dei porti”;
  • “Realizzazione e completamento di progetti infrastrutturali prioritari tra cui: Ponte sullo Stretto di Messina, Napoli-Bari, Salerno-Reggio Calabria, Palermo-Catania, Battipaglia- Potenza-Metaponto, tratta adriatica, messa in sicurezza della Strada Statale 106 Jonica, Potenza-Bari, stazioni ferroviarie Agro nocerino-sarnese, connessioni nel Cilento e nel Molise”;
  • “Destinare maggiori risorse per interventi per la prevenzione del dissesto idrogeologico (rifacimento argini di fiumi, prevenzione erosione zone costiere, prevenzione frane, smottamenti, incendi) e l’ampliamento delle reti idriche e per la riduzione dello spreco d’acqua”;
  • “Installazione di desalinizzatori e impianti di potabilizzazione sulle zone costiere (in particolare per le isole) e adeguamento delle reti fognarie”;
  • “Investimenti per l’utilizzo di fonti energetiche pulite e per la realizzazione di adeguate infrastrutture di approvvigionamento e distribuzione”;
  • “Interventi di bonifica dei terreni inquinati e contaminati (es. Terra dei Fuochi) e riqualificazione urbana e ambientale di ex aree industriali (es. Bagnoli)”;
  • “Ottimizzazione del ciclo integrato dei rifiuti”.

TERZO POLO: LE DODICI PROPOSTE PER IL MEZZOGIORNO

Il Terzo Polo di Renzi e Calenda lega le opportunità per rilanciare il Mezzogiorno alla disponibilità delle risorse europee, che garantiscono complessivamente “circa 130 miliardi di euro fino al 2027 (divisi tra 82 miliardi di euro del PNRR, grazie alla clausola Carfagna del 40%, da utilizzare entro il 2026; 48 miliardi di euro della programmazione 2021-2027 dei Fondi strutturali)”. A queste vanno aggiunte le risorse nazionali del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (73,5 miliardi di euro, riservati per l’80% al Sud). L’obiettivo, per i centristi, “è creare un secondo motore dell’economia per rendere questa area del Paese attrattiva per gli investimenti e ricca di opportunità per i giovani”. Sono dodici i campi sui quali agire:

  • Trasformazione della Agenzia per la Coesione in Agenzia per lo Sviluppo. “La nuova Agenzia avrà poteri operativi straordinari di affiancamento e, dove necessario, di sostituzione delle amministrazioni locali. Si occuperà di investimenti di qualunque natura nelle regioni meridionali: non solo Pnrr e fondi per la coesione, ma anche investimenti legati alla spesa ordinaria dello Stato, che troppo spesso si disperdono a causa della fragilità amministrativa. Il ruolo straordinario dell’Agenzia per il Sud dovrebbe durare almeno dieci anni, sulla base di un piano specifico di interventi finalizzati alla promozione di condizioni di crescita economica e di coesione sociale nel Mezzogiorno”.
  • Differenziare la defiscalizzazione per incentivare la crescita dimensionale delle imprese;
  • Garantire livelli essenziali di prestazioni sociali al fine di “accrescere il tasso di occupazione femminile e rendere il sistema produttivo del Sud più competitivo e attrezzato”;
  • Completare l’Alta Velocità e potenziare i treni regionali. Nello specifico risulta necessario “completare i lavori sulla Napoli-Bari, proseguire ulteriormente la Palermo-Catania-Messina e realizzare i primi lotti funzionali delle direttrici Salerno-Reggio Calabria e Taranto-Potenza-Battipaglia affinché entrambe possano essere realizzate E necessario inoltre potenziare le reti ferroviarie regionali e interregionali, soprattutto in Sicilia”;
  • Realizzare l’Esagono della portualità. “Bisogna creare una rete dei porti presenti nelle regioni meridionali, mettendoli a sistema grazie a una cabina di regia, e valorizzare in particolare le opportunità di crescita e di investimenti nazionali e internazionali offerte dalle ZES (Zone Economiche Speciali)”;
  • Rafforzare la centralità delle zone economiche speciali (ZES)
  • Fare del Sud l’hub energetico del Mediterraneo che “deve rappresentare il naturale approdo dei gasdotti, nonché la piattaforma logistica di interscambio. Il Sud, inoltre, costituisce un luogo privilegiato di produzione di energia da fonte solare, eolica, geotermica e marina, e diverrebbe cosi un protagonista assoluto delle dinamiche della geopolitica mediterranea”;
  • Migliorare i livelli di istruzione e combattere la dispersione scolastica;
  • Combattere spopolamento e desertificazione economica delle aree interne;
  • Aumentare la diffusione della rete internet;
  • Aumentare la quota di turismo non balneare per garantire maggiore continuità;
  • Rimuovere i vincoli indiretti alla crescita economica e al benessere sociale.

M5S: DECONTRIBUZIONE SUD E INVESTIMENTI NEL SETTORE IDRICO

Più contenuto il set di politiche per il Mezzogiorno pensate dal Movimento 5 stelle. Al primo posto c’è la “Stabilizzazione di ‘decontribuzione Sud’ per proteggere e creare nuovi posti di lavoro nel Mezzogiorno”. I pentastellati propongono anche di “incrementare gli investimenti nel settore idrico, in particolare nel Mezzogiorno, per ridurre la dispersione idrica nelle reti, per completare gli invasi d’acqua, per implementare l’utilizzo delle risorse idriche sotterranee e per garantire la depurazione degli scarichi fognari e industriali”.

PD: COLMARE LE DISUGUAGLIANZE TERRITORIALI

L’obiettivo di fondo del PD, in relazione alle politiche per il Mezzogiorno, è “colmare le disuguaglianze territoriali investendo nel Mezzogiorno e nelle aree interne perché è tutto il Paese a rallentare se alcune aree rimangono indietro”. Il PD punta a far rispettare la “quota di investimenti destinata al Mezzogiorno nei diversi ambiti del PNRR (40%) e nel bilancio ordinario dello Stato (34%)”. La coalizione progressista individua un ruolo per il Sud nell’ambito della transizione ecologica: “proponiamo di insediare nel Mezzogiorno poli di formazione su rinnovabili e transizione verde, veri e propri hub internazionali, capaci di attrarre competenze e investimenti, di offrire concrete prospettive lavorative ai giovani del Sud, di rafforzare la leadership italiana nella green economy e di rinsaldare i legami con i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo, sempre più rilevanti anche per la strategia energetica nazionale”. Inoltre il PD propone la “proroga, il potenziamento e la razionalizzazione dei diversi meccanismi di incentivazione per l’occupazione nel Mezzogiorno, puntando su giovani e donne”, promette di impegnarsi “a portare avanti il negoziato con la Commissione europea sulla Fiscalità di vantaggio per il lavoro al Sud” e per il “rafforzamento strutturale degli strumenti di politica industriale regionale, potenziati in particolare nel 2020-2021 (Credito di imposta per investimenti, incentivi potenziati per R&S, Fondo “Cresci al Sud” per la crescita dimensionale delle imprese, priorità Sud nel Fondo Nazionale Innovazione e Protocolli con CDP e Invitalia, rilancio delle Zone Economiche Speciali)”. La “frattura” che individua la coalizione progressista non è solo quella Nord/Sud ma anche “città e campagne deindustrializzate, grandi centri e piccoli comuni, aree urbane e aree interne”. Le “fragilità territoriali” saranno affrontate “attraverso il rilancio della Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), accompagnata da politiche settoriali dedicate”. Le differenze saranno limate attraverso il potenziamento del “Piano Sud 2030 – Sviluppo e coesione per l’Italia che configura una nuova politica territoriale di prossimità ai luoghi e alle aree marginalizzate e più̀ vulnerabili, condizione indispensabile per il conseguimento degli Obiettivi di sviluppo e sostenibilità previsti dall’Agenda ONU 2030”. Infine, per avvicinare i livelli di istruzione dei ragazzi del mezzogiorno a quelli europei, il PD promette di “garantire la progressiva gratuità dei servizi educativi 0-3 anni per i nuclei familiari a basso ISEE”, di costituire un “Fondo nazionale per i viaggi-studio, le gite scolastiche”, e allineare, entro i prossimi cinque anni, gli stipendi degli insegnanti alla media europea.

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