La Turchia ha confermato che sospenderà completamente il commercio con Israele fino a che il paese non consentirà un flusso adeguato e ininterrotto di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Si tratta di una ritorsione più dura e ampia rispetto a quella annunciata un mese fa, quando il governo turco fece sapere che avrebbe limitato le esportazioni di alcuni prodotti (come carburante per aerei, cemento e acciaio) verso il territorio israeliano.
In un comunicato, il ministero del Commercio turco ha spiegato che l’allargamento delle restrizioni fino alla totalità degli scambi bilaterale è stato deciso a seguito del “peggioramento della tragedia umanitaria in Palestina”.
LE TENSIONI TRA ERDOGAN E NETANYAHU
Prima che iniziasse la guerra a Gaza contro Hamas, tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu c’erano delle discussioni in merito a un potenziamento dei rapporti commerciali ed energetici. La relazione tra i due paesi, però, era già complicata allora e in questi mesi lo è diventata ancora di più.
La popolazione turca è in maggioranza musulmana ed esistono dei sentimenti antisemiti e antisionisti nella società e nella politica. Lo stesso Erdogan – come spiegava a Startmag la giornalista Marta Ottaviani – porta avanti queste istanze, benché sia stato contestato dagli islamisti più radicali per la sua linea considerata troppo morbida.
A differenza dell’Unione europea e degli Stati Uniti, la Turchia non considera Hamas un’organizzazione terroristica. Erdogan ha anche definito i miliziani del gruppo “combattenti per la libertà”. Il 20 aprile scorso il presidente si è riunito a Istanbul con i capi politici di Hamas e ha chiesto la fornitura immediata di aiuti agli abitanti di Gaza.
QUANTO VALE IL COMMERCIO TRA TURCHIA E ISRAELE
Nel 2023 l’interscambio commerciale tra Turchia e Israele è valso 6,8 miliardi di dollari; il 76 per cento della somma è composta dalle esportazioni turche. L’anno scorso le importazioni israeliane di prodotti turchi – principalmente acciaio, minerali, macchinari, carburanti e cibo – sono ammontate a 4,6 miliardi di dollari.
LA RISPOSTA DI ISRAELE
Il ministro degli Esteri di Israele, Israel Katz, ha definito la decisione della Turchia “il comportamento di un dittatore che calpesta gli interessi del popolo e della comunità imprenditoriale turchi, ignorando gli accordi commerciali internazionali”. Ha aggiunto che il governo israeliano è al lavoro per sostituire i beni importati dalla Turchia attraverso l’aumento della produzione locale e la ricerca di fornitori alternativi.
In un comunicato, l’Associazione dei produttori israeliani (un ente di rappresentanza del settore industriale) ha invitato il governo a imporre dazi del 100 per cento su tutte le importazioni dalla Turchia per i prossimi tre anni.