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Non solo Cina: i nuovi dazi di Trump mandano in confusione i mercati

Tra gli annunci di Trump sui dazi al 100% sulla Cina, le minacce di escalation e un improvviso dietrofront sui farmaci, i mercati oscillano tra cali e rimbalzi.

A pochi giorni dall’entrata in vigore di nuovi dazi Usa su legno, mobili e operatori marittimi cinesi prevista per martedì, l’amministrazione Trump accelera la sua agenda protezionistica, colpendo duramente il Canada e rinfocolando la guerra commerciale con la Cina.

Tra annunci su dazi al 100% su beni cinesi, minacce di escalation e un improvviso dietrofront sui farmaci, i mercati oscillano tra cali e rimbalzi, mentre consumatori e industrie temono rincari su case, arredi e prodotti quotidiani.

I dazi su legno e mobili

Domani entreranno in vigore le nuove tariffe annunciate da Trump su importazioni di legname tenero e prodotti in legno finiti, un misura che l’amministrazione definisce essenziale per proteggere l’economia Usa e rilanciare la manifattura domestica.

Come scrive Bloomberg, i dazi colpiranno il legname tenero con un’aliquota del 10%, mentre cucine, armadietti da bagno e altri beni finiti in legno subiranno tariffe iniziali del 25%, destinate a salire al 50% per gli armadietti e al 30% per i mobili imbottiti a partire da gennaio.

Queste misure derivano da un’indagine del Dipartimento del Commercio sotto la Sezione 232, che ha concluso che le importazioni attuali “indeboliscono la nostra economia”, causando chiusure di mulini e interruzioni nelle catene di fornitura.

Il Canada, principale fornitore di legname agli Usa con oltre la metà della sua produzione esportata verso sud, subirà il colpo più duro: i nuovi dazi si sommeranno a quelli esistenti del 35,19% sul legname tenero canadese, in vigore da quest’estate e rivisti annualmente dal 2017.

Secondo Bloomberg, questa escalation rafforzerà il dominio del Sud degli Usa nel mercato nordamericano del legname, con mulini canadesi già costretti a ridurre la produzione e chiudere impianti. Ottawa ha stanziato fino a 1,2 miliardi di dollari canadesi per sostenere il settore forestale, ma ha ritirato due sfide commerciali contro l’America per evitare ulteriori frizioni.

Anche la Cina, uno dei due maggiori esportatori di mobili in legno verso gli Usa nel 2024 (insieme al Vietnam), sarà colpita: i prodotti cinesi come armadietti e articoli da bagno saranno soggetti a dazi aggiuntivi anti-dumping e compensativi, aggravando i costi per le aziende Usa che si riforniscono da Pechino.

Altre nazioni come Ue, Giappone e Regno Unito beneficeranno di tetti tariffari ridotti grazie ad accordi commerciali, mentre il Brasile vedrà una diminuzione delle tariffe dal precedente 40%.

La fiammata con la Cina

Le tensioni con Pechino hanno raggiunto un nuovo apice con l’annuncio di Trump, venerdì scorso, di un dazio aggiuntivo del 100% su tutti i beni cinesi a partire dal 1° novembre, in risposta alle “posizioni straordinariamente aggressive” di Pechino, inclusi nuovi controlli all’esportazione di minerali di terre rare e software critici.

Come riporta Yahoo Finance, Trump ha motivato la mossa con le restrizioni cinesi che colpiscono non solo l’America ma altri paesi, definendole una “disgrazia morale”, e ha minacciato di anticipare il termine o cancellare un incontro con Xi Jinping.

Pechino ha replicato con nuove tasse portuali su navi Usa, un’indagine antitrust su Qualcomm e lo stop agli acquisti di soia americana, sconvolgendo i piani degli agricoltori Usa.

Tuttavia, nel weekend Trump ha assunto un tono più conciliante: su Truth Social ha postato “Non preoccupatevi della Cina” e “Andrà tutto bene!”, lodando Xi come “grande leader” con cui ha un “ottimo rapporto”, secondo CNN.

Questa virata ha calmato i mercati, con i futures USA in rialzo domenica (Dow +0,8%, S&P 500 +1,04%, Nasdaq +1,34%) dopo il crollo di venerdì, il peggiore da aprile per S&P e Nasdaq.

Il ministero del Commercio cinese ha avvertito di contromisure se Trump non recede, ribadendo: “Non vogliamo una guerra tariffaria ma non ne abbiamo paura”.

Come nota il New York Times, i mercati asiatici hanno aperto in calo lunedì (Taiwan e Hong Kong -2%, Kospi e Shanghai -1%), ma i futures Nikkei hanno recuperato parte delle perdite. Goldman Sachs interpreta le minacce come leva negoziale, prevedendo un’estensione della pausa tariffaria attuale (con dazi USA al 145% e cinesi al 125% sospesi fino al 10 novembre).

Intanto, la Corte Suprema USA esaminerà a inizio novembre una sfida ai dazi “reciproci” di Trump, che potrebbe invalidarli e intaccare la sua strategia.

 Impatti sui mercati e sull’economia

I nuovi dazi stanno generando effetti a catena. Per i consumatori americani, come avverte Bloomberg, i costi edilizi aumenteranno: il legname rappresenta meno del 20% delle spese di costruzione, ma le restrizioni sul legname canadese porteranno a case più piccole, design modificati e un premio di 205,5 dollari per 1.000 piedi quadri sul legname futures a Chicago.

I costruttori domestici e i rivenditori temono prezzi più alti per alloggi e mobili, con l’Associazione Arredamento per la Casa che consiglia ai membri di prepararsi a rincari.

La volatilità si è estesa ai mercati: il crollo di venerdì ha azzerato i guadagni settimanali dell’S&P 500, secondo il New York Times, mentre le esportazioni cinesi di settembre sono cresciute dell’8,3% annuo, compensando il -27% verso gli Usa con boom verso Ue (+14%), Sud-Est asiatico (+16%) e Africa (+56%), trainato da batterie, pannelli solari e veicoli elettrici.

Una guerra tariffaria rinnovata, avverte l’economista Takahide Kiuchi del Nomura Research Institute citato dal New York Times, avrebbe un “impatto severo sull’economia globale”.

Il dietrofront sui farmaci

In un contesto meno conflittuale, Trump ha sospeso l’idea di dazi al 100% sui farmaci non prodotti in America, dando priorità all’abbassamento dei prezzi delle prescrizioni.

Secondo Axios, l’annuncio di un nuovo accordo venerdì per ridurre i costi dei medicinali segna la pausa alla spinta del segretario al Commercio Howard Lutnick, che aveva promosso le tariffe. Un consulente ha dichiarato: “L’accessibilità è la priorità, e il presidente lo capisce”.

Il conflitto interno, emerso il 25 settembre durante una festa alla Casa Bianca, ha visto Lutnick spingere per i dazi in una chiacchierata improvvisata con Trump, che ha postato l’annuncio su Truth Social senza consultare il segretario alla Salute Robert F. Kennedy Jr. o Mehmet Oz. La chief of staff Susie Wiles è intervenuta per imporre processi strutturati, evitando il “caos” del primo mandato di Trump.

Cinque giorni dopo, Lutnick ha aderito pubblicamente alla linea, lodando i negoziati per il piano “nazione più favorita” che equipara i prezzi Usa a quelli esteri. Venerdì, ha firmato con Kennedy un accordo con AstraZeneca per una fabbrica in Virginia, definendo i dazi un “grande motivo” per il dialogo, anche se l’intesa precedeva la minaccia.

Un funzionario ha minimizzato: “Lutnick ha esagerato, ma non ha avuto effetti negativi materiali, solo qualche arrabbiatura”.

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