Al presidente Donald Trump piacciono i fast food quasi quanto i dazi. Durante il suo primo mandato, ha offerto un banchetto di hamburger e “molte, molte patatine fritte” a una squadra di football americano in visita. Durante la campagna elettorale del 2016, secondo un collaboratore, ordinava spesso due hamburger di pesce e due Big Mac (anche se toglieva i panini). È anche appassionato di politica commerciale. “”Dazi“”, ha detto, è la parola più bella del dizionario.
DAZI E BIG MAC
C’è un modo per unire le passioni del Presidente? Temiamo di sì. Dal 1986 The Economist utilizza i prezzi dei Big Mac di tutto il mondo come guida rapida ai disallineamenti dei tassi di cambio.
Il nostro indice si basa sul principio della “parità del potere d’acquisto”: il valore di una valuta dovrebbe riflettere la quantità di cose che può comprare. Se ci vogliono 10 dollari per comprare qualcosa in America e 40 yuan per comprare esattamente la stessa cosa in Cina, allora la valuta americana ha un potere d’acquisto quattro volte superiore a quella cinese. Il tasso di cambio tra le due valute dovrebbe quindi essere di 4 yuan per il dollaro.
L’ultima edizione del nostro Big Mac index suggerisce che molte valute del mondo sono sottovalutate rispetto al dollaro. Ci vogliono 5,79 dollari per comprare un Big Mac nel suo paese d’origine. Ma bastano 3,52 dollari, convertiti in yuan, per acquistare lo stesso hamburger in Cina. Se Trump ospitasse una squadra sportiva a Pechino anziché a Washington, il suo banchetto di hamburger costerebbe quasi il 40% in meno. In Messico sarebbe più economico del 21% e in Canada del 6%. La grande eccezione è l’area dell’euro. La sua moneta è ora sopravvalutata di quasi il 3% rispetto al dollaro.
L’ANDAMENTO DELLE VALUTE
Le valute stanno prolungando il problema? Secondo il nostro indice, nell’ultimo anno la maggior parte di questi Paesi in surplus è diventata più competitiva, anziché diminuire. Ciò è dovuto principalmente al fatto che le loro valute sono scese rispetto al dollaro sul mercato dei cambi. In molti casi è anche perché i prezzi dei Big Mac sono aumentati meno che in America. In Corea del Sud, ad esempio, i prezzi sono rimasti invariati, anche se in America sono aumentati di dieci centesimi.
COSA FARÀ TRUMP?
Ma se Trump risponde imponendo tariffe, potrebbe rendere l’America ancora meno competitiva, aumentando i prezzi e limitando la domanda di valuta estera. Trump ha una passione sia per i dazi che per i fast food. Un amore che potrebbe rendere più caro l’altro.