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Chi vince e chi perde con i dazi di Trump sulle automobili

Donald Trump ha annunciato dazi del 25% sulle importazioni di automobili: l'Unione europea potrebbe imporre tariffe reciproche del 20%. La notizia fa crollare Wall Street e potrebbe danneggiare le economie di molti paesi (dal Messico alla Germania) ma favorire, forse, Tesla.

Autoscontro sui dazi Usa.

Donald Trump ha annunciato dazi “permanenti” del 25% su tutte le auto non fabbricate negli Stati Uniti, comprese quelle dei marchi Usa che però vengono assemblate all’estero.

Ecco tutti i dettagli.

TRUMP ANNUNCIA DAZI DEL 25 PER CENTO SULLE AUTO, DAL 2 APRILE

Donald Trump accelera sui dazi contro l’auto: saranno al 25%, ma potrebbe cercare di smorzare la loro portata. Stando al senatore repubblicano Bernie Moreno dell’Ohio, vicino a Donald Trump e a JD Vance, il presidente sta considerando dazi sui veicoli finiti in entrata negli Usa e non sui componenti. Mentre secondo il Financial Times – che cita fonti della Commissione europea – le tariffe reciproche contro l’Unione europea potrebbero essere del 20%.

CHE COSA HA DETTO TRUMP

Dunque Trump ha annunciato nuovi dazi del 25% su tutte le auto importate negli Stati Uniti, dal 2 aprile. «Procederemo con dazi permanenti del 25% su tutti i veicoli prodotti fuori dagli Usa», ha dichiarato ieri il presidente americano nello Studio Ovale. Le tariffe, quindi, si applicheranno anche alle auto importate da Canada e Messico, i due maggiori partner commerciali, legati da un accordo di libero scambio.

Ma non è chiaro se colpiranno pure i componenti: Reuters parla di “esenzioni temporanee per le parti auto”.

LA RISPOSTA DI VON DER LEYEN

Ursula von der Leyen, però, non si arrende. Pur dichiarandosi «profondamente rammaricata», la presidente della Commissione europea, afferma che «l’Ue continuerà a cercare soluzioni negoziate, salvaguardando al contempo i suoi interessi economici». E ribadisce che «le tariffe sono tasse: cattive per le imprese, peggio per i consumatori ugualmente negli Stati Uniti e nell’Unione europea».

I PAESI COLPITI: MESSICO, GIAPPONE, COREA DEL SUD, GERMANIA, CANADA

La Casa Bianca ha spiegato che l’arrivo delle tariffe sui veicoli «contribuirà a stimolare la crescita nel settore automobilistico nazionale e costringerà le aziende a spostare più produzione negli Stati Uniti». La posta in gioco è sicuramente significativa. Il Messico è in testa alle classifiche dell’import di auto negli Usa, con il 14% del totale delle vetture comprate, seguito da Giappone, Corea del Sud, Unione Europea (Germania in particolare) e Canada. In totale l’import del settore negli Usa vale oltre 200 miliardi l’anno. Mosse indiscriminate, ammoniscono gli osservatori, rischiano di scuotere il sistema integrato di produzione tra Usa, Messico e Canada delle stesse case statunitensi.

E TESLA?

Tesla, che realizza negli Stati Uniti tutte le auto che vende nel Paese, potrebbe trarre beneficio dai dazi e avvantaggiarsi sui competitor del settore, ha scritto il New York Times.

Le tariffe aggiuntive sulle automobili annunciate da Donald Trump avranno un impatto “significativo” sui costi di produzione delle Tesla, ha avvertito Elon Musk: “Per essere chiari, questo inciderà sul prezzo dei pezzi di ricambio per auto Tesla che provengono da altri paesi.

QUANTO AUMENTERANNO I COSTI DI PRODUZIONE NEGLI USA

Gli analisti hanno stimato che il costo di produzione di un veicolo domestico può aumentare da 3.500 a dodicimila dollari quale effetto di barriere contro i vicini del Nordamerica e la Cina. Trump ha difeso nell’insieme le sue strategie sulle tariffe affermando che rimodelleranno nel lungo periodo l’industria statunitense e ha affermato che il suo approccio in realtà «sta già avendo successo». Nei giorni scorsi il presidente Usa aveva avuto colloqui con i dirigenti della Hyundai Motor alla Casa Bianca e celebrato nell’occasione un piano di espansione statunitense da 21 miliardi di dollari della casa automobilistica sudcoreana.

LA RISPOSTA DEL CANADA

Il premier canadese Mark Carney ha già detto che Ottawa risponderà «presto» con misure di ritorsione, sottolineando che l’annuncio di Trump è «un attacco diretto ai lavoratori canadesi».

I DAZI AFFONDANO WALL STREET

Proprio i timori di un’escalation della guerra commerciale, con ricadute pesanti sull’economia, ieri hanno fatto cadere Wall Street, dopo tre sedute positive. Il Nasdaq ha chiuso in calo di circa il 2%, l’indice S&P 500 dell’1,12% e il Dow Jones a -0,31%. Nvidia, il produttore dei chip per l’Ai ha perso il 5,27%, Tesla è scivolata dell’1,28% (dall’inizio dell’anno il calo è del 32%), ma in rosso sono finiti anche i principali titoli dell’automotive.

IL 2 APRILE, IL “GIORNO DELLA LIBERAZIONE”

I nuovi dazi sull’auto si aggiungono ai dazi «reciproci» che scatteranno dal 2 aprile, «il giorno della liberazione». Secondo il presidente queste misure bilanceranno le imposte applicate dagli altri Paesi alle merci americane. Per contenere la spesa pubblica, intanto l’amministrazione continua a usare la scure in settori fondamentali. Ieri il dipartimento della Sanità ha annullato all’improvviso più di 12 miliardi in sovvenzioni federali agli Stati.

COSA TEME L’UE

L’auto potrebbe essere solo un assaggio. Il commissario Šefcovic ha avvertito che la Casa Bianca potrebbe imporre dazi del 20% sulle importazioni da tutti i 27 Stati membri dell’Ue dalla prossima settimana. Una prospettiva «devastante» per l’economia europea, ha sostenuto (senza successo) nei suoi colloqui, martedì, con il segretario al Commercio Howard Lutnick, il rappresentante Jamieson Greer e Kevin Hassett (Nec). Nel mirino ci sono «i prodotti farmaceutici e il legname», ha affermato Trump. L’Europa ha già preparato un pacchetto di misure da 26 miliardi, che si applicherà dal 12 aprile, reso noto dopo i dazi Usa su acciaio e alluminio. Ma Ursula von der Leyen prende tempo per «valutare questo annuncio, insieme ad altre misure che gli Stati Uniti stanno prevedendo nei prossimi giorni».

LA PROTESTA DELLE CASE EUROPEE

L’Associazione europea dei costruttori di automobili (Acea) ha espresso “profonda preoccupazione” per l’annuncio del presidente americano Donald Trump per dazi del 25% sulle importazioni di auto, notizia che “arriva in un momento cruciale per la trasformazione della nostra industria e mentre la concorrenza internazionale si fa sempre piu’ agguerrita”. Le case automobilistiche europee “investono negli Stati Uniti da decenni, creando posti di lavoro, favorendo la crescita economica delle comunita’ locali e generando un massiccio gettito fiscale per il governo statunitense’, ha detto Sigrid de Vries, direttrice generale dell’Acea, esortando “il presidente Trump a considerare l’impatto negativo dei dazi non solo sulle case automobilistiche globali, ma anche sull’industria manifatturiera nazionale statunitense’.

Infatti, secondo l’Acea, “i dazi non incideranno solo sulle importazioni negli Stati Uniti, cosa che probabilmente pagheranno i consumatori americani, ma danneggeranno anche le case automobilistiche che producono auto negli Stati Uniti per l’esportazione”. I produttori europei esportano tra il 50% e il 60% dei veicoli che producono negli Stati Uniti, contribuendo in modo sostanziale e positivo alla bilancia commerciale statunitense. “L’Ue e gli Stati Uniti devono impegnarsi nel dialogo per trovare una soluzione immediata che eviti i dazi e le conseguenze dannose di una guerra commerciale”, sostiene l’Acea.

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