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Torna la litania di Bruxelles sul deficit di Francia, Italia, Belgio, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia

La Commissione Ue apre una procedura per deficit eccessivo per Italia, Francia, Belgio, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia. Dopo i passaggi previsti proporrà raccomandazioni al Consiglio sul rientro del disavanzo nel pacchetto di autunno del semestre europeo. Fatti, numeri e commenti

Oggi la Commissione europea ha compiuto il primo passo per mettere sotto procedura per deficit eccessivo l’Italia e altri 6 paesi Ue compresa la Francia. Gli ulteriori passaggi della procedura saranno completati a luglio e poi a novembre quando Bruxelles pubblicherà la raccomandazione definitiva per l’aggiustamento con la relativa entità della manovra correttiva.

Ecco tutti i dettagli.

CHE COSA HA DECISO LA COMMISSIONE UE SU FRANCIA, ITALIA, BELGIO, UNGHERIA, MALTA, POLONIA E SLOVACCHIA

La Commissione Ue apre una procedura per deficit eccessivo per Italia, Francia e altri cinque Paesi: Belgio, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia. Dopo i passaggi previsti, spiega l’esecutivo europeo, proporrà le raccomandazioni al Consiglio sul rientro del disavanzo nel pacchetto di autunno del semestre europeo. L’esecutivo comunitario ha poi valutato che la Romania non ha preso azioni efficaci per la correzione del deficit chiesta dal Consiglio.

IL MIGLIORAMENTO DELL’ITALIA

Nella valutazione sugli squilibri macroeconomici per dodici Stati Ue, già nel meccanismo di allerta 2024, la Commissione Ue ha valutato che l’Italia si trova ora in una situazione di “squilibrio”, migliorando il giudizio dallo “squilibrio macroeconomico eccessivo” dello scorso anno.

DOSSIER DEBITO

In Italia, scrive la Commissione Ue, “permangono vulnerabilità legate all’elevato debito pubblico e alla debole crescita della produttività in un contesto di fragilità del mercato del lavoro e alcune debolezze residue nel settore finanziario, che hanno rilevanza transfrontaliera”. Il rapporto debito pubblico/Pil “notevolmente diminuito” dal picco del Covid “è ancora elevato, pari a oltre il 137% del Pil nel 2023, e si prevede che la tendenza al ribasso si invertirà quest’anno e il prossimo. Questa inversione è attribuita a un ampio aggiustamento stock-flussi che aumenta il debito, a disavanzi pubblici ancora consistenti, anche se in diminuzione, nonché a una minore crescita del Pil nominale”, sottolnea ancora la Commissione europea.

In Italia “la crescita della produttività è stata nel complesso e in media positiva ma limitata, il che conferma la necessità di riforme e investimenti per superare le carenze strutturali e promuovere condizioni favorevoli alla crescita della produttività”, aggiunge la Commissione europea nell’ambito del pacchetto di primavera del semestre europeo.

IL COMMENTO DEL MINISTRO GIORGETTI

La procedura di infrazione per deficit aperte dalla Ue nei confronti dell’Italia “era ampiamente prevista. D’altronde con il boom di deficit indotto dalle misure eccezionali non potevamo certo pensare di stare sotto il 3%”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a margine della presentazione del rapporto annuale dell’Upb. Il Governo, ha aggiunto Giorgetti, porterà comunque avanti “un percorso di responsabilità e di finanza pubblica sostenibile apprezzata dai mercati e dalle istituzioni europee. Andremo avanti così”.

LE PAROLE DEL COMMISSARIO GENTILONI

Il commissario all’economia Paolo Gentiloni risponde alle critiche emerse anche dal governo italiano sul ritorno all’austerità con l’applicazione delle nuove regole di bilancio. Richiesto di commentare le dichiarazioni del ministro della Difesa Guido, Crosetto, secondo il quale l’Italia non potrà sostenere la spesa necessaria per la Difesa, Gentiloni ha detto che “non va confusa la cautela nella spesa con l’austerità”. La prima “è necessaria per paesi con debito e deficit alti e l’Italia ha un debito oltre il 135% del pil e un deficit oltre il 7%, dunque la cautela è d’obbligo”. Contemporaneamente, però, “l’Italia ha a disposizione un volume di fuoco per investimenti senza precedenti messo in larga parte a disposizione con risorse comuni europee: non possiamo rassegnarci al paradosso per cui da una parte c’è il ritorno all’austerità e dall’altra parte facciamo fatica a utilizzare le risorse disponibili, va moltiplicato l’impegno del Pnrr, lo spazio per gli investimenti c’è, gli investimenti pubblici in Europa non stanno diminuendo mentre sarebbe auspicabile che aumentassero anche quelli privati. Questa non è austerità”.

GENTILONI SULLA POSIZIONE DELL’ITALIA

“Certamente lo sforzo di bilancio per l’Italia è più flessibile, meno severo di quello conseguente alle vecchie regole di bilancio: si farebbe un errore paragonando le nuove ai tre anni e mezzo in cui non avevamo regole perché sospese a causa della pandemia e poi per l’invasione dell’Ucraina”. Lo ha detto il commissario Paolo Gentiloni alla stampa nazionale aggiungendo che “lo sforzo di aggiustamento minimo dei conti pubblici annuale per i paesi sotto procedura per deficit eccessivo è dello 0,5% del pil. Qualche anno fa lo sforzo sarebbe stato più severo, ma non è che non ci sia bisogno di un aggiustamento in un paese come l’Italia con un deficit/pil superiore al 7% e un debito/pil superiore al 135%: entrambi vanno affrontati”.

LO SCENARIO PER LA MANOVRA

Secondo quanto si apprende a Bruxelles, l’entità della manovra di correzione del deficit in media annuale in un percorso di consolidamento concordato con la Ue di 7 anni, potrebbe essere attorno allo 0,6%, ha scritto l’agenzia Radiocor del gruppo Il Sole 24 ore. Nel caso di un consolidamento pari allo 0,5% del pil ai valori 2025 calcolati dal Mef si tratterebbe di 11,190 miliardi; nel caso dello 0,6% di 13.400 miliardi.

IL COMMENTO DI POLLIO SALIMBENI DI RADIOCOR

Scrive Antonio Pollio Salimbeni di Radiocor: “La raccomandazione all’Italia pubblicata oggi è all’acqua di rose, nel senso che non contiene indicazioni prescrittive, non ci sono cifre. Si chiede che il governo presenti tempestivamente il piano fiscale-strutturale a medio termine. Che nel 2025 va limitata la crescita della spesa netta “a un tasso compatibile con l’inserimento del debito pubblico su una traiettoria plausibilmente discendente nel medio termine e la riduzione del disavanzo pubblico verso il 3% del valore di riferimento del Trattato”. E poi rendere il sistema fiscale più favorevole alla crescita, concentrandosi sulla riduzione del “cuneo” sul lavoro e in linea con gli obiettivi di sostenibilità di bilancio, anche riducendo agevolazioni ed esenzioni e aggiornando i valori catastali”. Rispettando i principi dell’equità e della progressività”.

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