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Beati gli ultimi nella classifica Top Manager Reputation: sono davvero il top

Che succede capovolgendo la classifica mensile di Top Manager Reputation? Chi sono gli ultimi che chiudono la graduatoria, ignorati dai più? La letterina - che rovescia le prospettive - di Claudio Trezzano.

Caro direttore,

oggi è successo un fatto che ha ribaltato le mie prospettive. Stavo leggendo il Corriere e, dato che siamo in quel periodo dell’anno, sono subito andato a sbirciare gli avanzamenti e i cambiamenti nell’ultima classifica di Top Manager Reputation (correvo all’edicola con un simile entusiasmo solo da bimbo quando arrivava il nuovo Topolino) curioso di conoscerne gli sviluppi novembrini.

Senonché, facendo colazione al bar una signora mi ha dato involontariamente uno spintone, facendomi cadere il quotidiano, che si è così aperto ai miei piedi al rovescio: sotto-sopra, insomma. Così ho potuto osservare la classifica di Top Manager Reputation (quella “completa” la si ritrova sul sito di Prima Comunicazione) con occhi nuovi, focalizzandomi sugli ultimi che chiudono la fila anziché sui soliti primi della classe che competono per restarne ai vertici.

E mi sono chiesto: qual è la fauna manageriale che popola quelle latitudini ignorate dai più? Una volta che ci si lascia alle spalle i Pier Silvio, gli Armani e gli Orcel, molti chilometri più in basso, si scopre che a chiudere la fila è tal Sigieri Diaz Pallavicini che nemmeno Google sembra sapere chi sia. O per lo meno se lo è dimenticato.

Se si esclude questo comunicato che recita che Armònia Sgr, “la società di gestione del risparmio guidata da Alessandro Grimaldi e dai soci fondatori Sigieri Diaz Della Vittoria Pallavicini, Francesco Chiappetta e Fabrizio Di Amato”, il 3 agosto 2023 aveva “completato la prima fase di raccolta del secondo fondo Armònia Italy Fund II con un closing”, è davvero difficile trovare informazioni recenti.

Tornando all’ultimo della fila, un altro articolo in cui appare è sempre del 2023 e non è esattamente lusinghiero. È di Affari Italiani: “Gli elicotteri non sono stati un buon investimento per i Merloni (guidati da Paolo a capo del gruppo Ariston), i fratelli Luca e Lucio Rovati (già proprietari di Rottapharm), il finanziere romano Sigieri Diaz Pallavicini della Vittoria, Giovanni Malagò e Lupo Rattazzi, della dinastia Agnelli. Qualche settimana fa, infatti, a Roma davanti al notaio Romolo Rummo s’è tenuta l’assemblea straordinaria dei soci di Esperia Aviation Services, che presieduta da Luigi Alfieri opera nei voli privati con una flotta di cinque elicotteri A109 prodotti da AgustaWestland”.

Quindi, ricapitolando: i due articoli recenti in cui compare l’ultimo della classifica sono del 2023; in uno è affiancato da altri due manager e l’altro presenta un tono che non aiuta certo a scalare una classifica reputazionale. Il resto che restituisce Google News cercando Sigieri Diaz della Vittoria Pallavicini sono tutti articoli del 2016, se non precedenti: i risultati riempiono appena due paginette anche grazie a un sistema che qua e là pesca per errore convegni universitari sulla figura di Armando Diaz. Qui però, più che una strenua resistenza sul Piave, mi pare si sia dalle parti della Caporetto comunicativa: ho vicini di casa che compaiono più frequentemente su Google.

Siamo un pochino più fortunati con Paolo Gambarini, penultimo in classifica e, pare, founder della meneghina Wise Equity. In quel caso Google News di pagine ne restituisce ben il doppio: 4. Tra i risultati però c’è una operazione finanziaria riportata dall’inserto economico del Corriere e ripresa anche dal Messaggero che oserei definire freschissima, dato che risale alla fine di settembre.

Anche qua Google News annacqua i risultati mettendoci dentro la jazzista Roberta Gambarini intervistata da Avvenire, lo strumentista Sam Gambarini di cui parla Rimini Today, il pilota di motocross Giulio Gambarini e la politica di Noi Moderati Francesca Gambarini.

Si espone a un minor rischio di omonimie il terzultimo manager in graduatoria: Sung Taek Lim. Quattro pagine di Google News pure per lui. Anche qui sulla consistenza di alcuni risultati ho però qualche dubbio dato che sono pagine estere che non parlano affatto della azienda che dirige, ovvero la divisione italiana di Samsung. Altri risultati restituiti da Google, invece, pur avendo a che fare con il marchio coreano citano il manager così: “Samsung Electronics Italia ha nominato a inizio 2019 Bruno Marnati in qualità di Head of Audio Video division. Il manager riporta direttamente a Sung Taek Lim – Presidente della filiale italiana – sarà responsabile dello sviluppo del business del comparto Audio Video”. E poi però intervistano Marnati che, povero, nemmeno compare nella classifica di Top Manager Reputation.

Vorrei proseguire ma noto di essermi già dilungato parecchio e so che tu scalpiti, avendo fretta di immergerti nuovamente nel flusso di notizie battute dalle agenzie alle quali t’ho colpevolmente sottratto, nella cucina redazionale che tanto adori fra articoli da passare, coccolare e titolare e nel postare spunti, curiosità e notiziuole su X. Per questo, prima di chiudere voglio accertarmi di non essere frainteso: io nutro per questi manager una sana e genuina ammirazione che me li fa preferire ai primi della lista.

E non solo per la simpatia che si può provare nei riguardi del cucciolotto meno bello della nidiata, quello che arriva sempre ultimo alla ciotola, costantemente schiacciato dai fratelli quando si fa la nanna. No. Ritengo che questi siano i veri manager: quelli che lavorano a testa bassa, che ai personalismi preferiscono fatti e bilanci, agli studi televisivi e alle interviste i locali delle proprie aziende.

Magari anche loro vidimeranno ogni giorno decine di comunicati stampa, ma non vogliono il loro nome accanto alla dichiarazione posticcia di rito: preferiscono lasciare spazio al prodotto, alle operazioni finanziarie e ai dividendi.

Certo, un po’ mi sorprende che i numeri 180-179 e 178 siano praticamente sconosciuti a Google (ma sappiamo che Top Manager Reputation per i calcoli mensili si affida ad algoritmi così evoluti che potrebbero anche essere anche più sensibili di quelli che animano il principale motore di ricerca del globo): mi sfruculierebbe peraltro sapere come viene calcolato con millimetrica precisione il punto dei suddetti in classifica, va be’ ma questo aprirerebbe un capitolo che ci espone ad un’altra conversazione kafkiana con tanto di pec e telefonate come hai già sperimentato tu.

A ogni modo, spero che non si lascino tentare dalle sirene della notorietà, dai lustrini, dalle paillettes e dai festoni di chi invece staziona nelle prime posizioni della graduatoria perché al brand aziendale preferisce quello personale. Il vero manager – ma questa è una mia opinione – è come il regista di un film: lavora dietro le quinte, non si mette sulla scena, se non per brevissimi camei (e anche in quel caso deve essere un fuoriclasse come Alfred Hitchcock).

Con simpatia,

Claudio Trezzano

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