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Torino

Timori e auspici dei sindacati sulle aziende in Piemonte

Il dramma torinese del lavoro in piazza: racconti e proposte per invertire la crisi. L'articolo di Claudia Luise da Torino

Otto proposte per rilanciare l’economia piemontese che, secondo i sindacati, sta vivendo “una fase di crisi che non ha precedenti nel corso della sua storia”. Fim, Fiom e Uilm portano in Piazza Castello a Torino il dramma degli operai “senza più dignità perché da troppi mesi senza stipendio e senza prospettive per il futuro” con 48 ore di presidio e dibattito.

L’INIZIATIVA SINDACALE A TORINO

Le sigle sindacali, unite come accade di rado, propongono la loro ricetta per il settore metalmeccanico nell’ambito della “Vertenza Torino”, un programma di azioni che hanno lanciato Cgil Cisl e Uil le settimane scorse contro il declino del capoluogo piemontese chiamando a raccolta istituzioni, categorie produttive e associazioni per mettere a punto una strategia che inverta la crisi di tutti i comparti. Il documento parte dalla presa di coscienza di non aver fatto abbastanza perché gli ammortizzatori sociali, da soli, non bastano.

PARLANO I SINDACATI

“Abbiamo affrontato la recessione cercando di gestirne gli effetti con l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, mitigando i danni sulle persone con l’idea che coloro che venivano espulsi dai luoghi di lavoro, potessero ricollocarsi altrove e che le nuove generazioni avrebbero trovato lavoro nelle fasi di sviluppo dell’economia.

Purtroppo, questo non si è realizzato. La perdita di posti di lavoro, soprattutto nel manifatturiero, non è stata compensata dalla creazione di nuove filiere e il risultato è stato un impoverimento generalizzato della città che stenta a trovare una vocazione per il futuro”, spiegano i segretari Edi Lazzi (Fiom), Davide Provenzano (Fim) e Luigi Paone (Uilm). Il primo punto, e anche il più urgente, sono proprio gli ammortizzatori sociali. “Alcune aziende – denunciano – stanno terminando il loro utilizzo e in mancanza di una proroga l’unico strumento che rimane è il licenziamento dei lavoratori in esubero. È quindi fondamentale che il Governo preveda un intervento che deve essere in deroga alla legge, prolungando il periodo di utilizzo della cassa integrazione e o dei contratti di solidarietà da varare entro i primi mesi del 2020”.

AUSPICI E MOSSE

Per tutelare l’automotive suggeriscono, invece, la creazione, da parte delle associazioni delle imprese, di un consorzio a livello regionale delle aziende della componentistica con l’obiettivo di far collaborare le imprese di filiera per aumentare l’innovazione di prodotto e di processo di tutte le consorziate. E, sempre a proposito della trasformazione elettrica che sta mettendo a dura prova le Pmi del territorio, propongono allo Stato e alla Regione, attraverso i fondi europei, di investire in un sito in cui le batterie vengano trattate e rigenerate. Oltre al più complesso e più costoso polo per la fabbricazione della batteria che sembra ormai una battaglia persa in partenza.

I CASI AZIENDALI

Tutte idee concrete per evitare che sia troppo tardi e che la crisi si allarghi ai settori più vitali. Sta già succedendo e due casi lo dimostrano. Il primo è quello Moreggia-Avionitaly due aziende collegate dell’aerospazio che fino a due anni fa erano tra i principali fornitori di Leonardo. “Siamo in 200, senza stipendio da novembre perché hanno dichiarato improvvisamente il fallimento. Abbiamo provato a chiedere la sospensione del mutuo alle banche ma per ora nessuno ci sta venendo incontro. Negli ultimi 20 anni non avevamo mai nemmeno fatto periodi di cassa integrazione. Non so proprio cosa sia successo”, racconta Rosario Scopellitti, Rsu Uilm. E la sorpresa sono i lavoratori Csp, consorzio in cui è coinvolto anche il Politecnico che si occupa di innovazione nelle Ict ed è riconosciuto dal ministero come organismo di ricerca. “Siamo rimasti in 20, con un contratto di solidarietà, quasi tutti ingegneri. Non ci sono più progetti, fondi e ricambio generazionale. Eppure – sottolinea Claudio Ferrero, Rsu Fiom – dovremmo essere la linfa per l’innovazione del territorio”. Per questo, conclude il segretario generale della Cisl Torino-Canavese, Domenico Lo Bianco, “vogliamo voltare pagina e costruire un futuro migliore del presente”.

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