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Tim, tutti i piani di Labriola (che non chiude a Kkr)

Che cosa ha detto il capo azienda di Tim, Labriola, al Sole 24 Ore e come i maggiori azionisti hanno letto l'intervista

 

Tra Roma e Pariigi, su Tim, oggi è stata letta e riletta con attenzione l’intervista di due pagine che l’amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola, ha rilasciato al direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini.

In particolare, tra i maggiori azionisti del gruppo di tlc – ossia la francese Vivendi e la Cdp controllata dal ministero dell’Economia – sono stati notati con scarso entusiasmo i passaggi di apertura al fondo Kkr dopo che il cda ha di fatto chiuso (dicendo no alla due diligence) alla manifestazione di interesse che il fondo americano aveva annunciato a novembre del 2021, tanto che il fondo americano non ha confermato la manifestazione iniziale a partire dal prezzo dell’Opa (0,505).

“Qualora Kkr decidesse di presentare un’offerta concreta, completa e attrattiva, che contenga, tra le altre cose, anche l’indicazione del prezzo per azione ordinaria di Tim, il cda sarà nella posizione di riconsiderare la propria decisione di non aprire la due diligence a Kkr, nell’interesse di tutti gli azionisti”, ha sottolineato Labriola al Sole 24 Ore; “Abbiamo comunque ottimi rapporti e continueremo a collaborare in Fibercop. Inoltre, ribadisco, Kkr ha dichiarato di essere disponibile a esplorare qualsiasi altra operazione nell’interesse della società, dei suoi azionisti e del Paese”.

“In Italia, oltre alla creazione della società della rete, stiamo valutando quella di due business unit per i servizi alle famiglie e ai grandi clienti. Vedremo”, è stato poi il messaggio saliente del capo azienda di Tim, che ha così voluto rassicurare i soci: “Gli azionisti, tutti gli azionisti, ci chiedono di lavorare a migliorare le performance del titolo. Noi lo stiamo facendo e ci crediamo. Questo è l’obiettivo del piano triennale, che realizzeremo cambiando sia il modello di gestione sia l’assetto societario”, ha sottolineato l’amministratore delegato di Tim.

L’amministratore delegato ha quindi raccontato come la società sta cambiando pelle per la svolta necessaria “a una valorizzazione dell’asset superiore a quella di oggi in Borsa”. “Oggi i nostri risultati dipendono da quattro aree, molto diverse tra loro: l’infrastruttura, i servizi alle grandi aziende, quelli alle persone e alle famiglie, il Brasile. Sono modelli di business molto diversi per necessità e tempi d’investimenti, redditività, organizzazione. Il mercato oggi vuole sapere marginalità, durata dei contratti e capacità di raggiungere gli obiettivi”, spiega Llbriola. “Tenere insieme a ogni costo le quattro aree – sottolinea – genera confusione e deprime la valutazione del gruppo. La strada da seguire è creare le condizioni per renderle autonome. E, da quando abbiamo cominciato a dirlo, la conferma che la strada è quella giusta risulta dalle candidature ricevute da vari investitori, anche istituzionali, per arrivare ad accordi importanti”. Lo scorporo della rete è all’ordine del giorno? “Direi proprio di sì, contiamo di arrivare a una proposta entro l’estate”, ha affermato l’amministratore delegato.

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