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Tim Rete Mobile World Congress Di Barcellona

Non solo rete. Che cosa succederà a Tim

Conti, progetti e scenari di Tim secondo Tim

 

In caso di vendita della rete separata di Tim si rischia di «scatenare un effetto domino» in un mercato alla ricerca di un consolidamento che «viene evocato anche dall’ultimo arrivato (Iliad, ndr). Questo vuol dire che evidentemente succederà, secondo il mio punto di vista entro il 2025». Lo ha detto l’ad di Tim Pietro Labriola durante la conference call con gli analisti. Per ridurre il debito in maniera efficace, ha aggiunto, “ci devono essere operazioni straordinarie”,  facendo riferimento ai 25,4 miliardi (20 miliardi after lease) che gravano sul bilancio, senza però parlare solo di «smantellamento del debito. È un’opzione strategica, il mercato vedrà una concentrazione e per essere pronti bisogna migliorare la condizione del debito». Il cda del prossimo 15 marzo deciderà se sia il caso o meno di pagare la cedola alle azioni risparmio: «Se cambiassero le condizioni, con numeri migliori e un abbassamento del debito, si potrebbe tornare a discutere dell’argomento».

NON SOLO RETE, CHE COSA SUCCEDE IN TIM

Quanto alla vendita, benché sembrino esserci margini di manovra per alternative, laddove non dovesse andare a buon fine il numero 1 di Tim rassicura che non mancano scenari alternativi sul futuro dell’infrastruttura: «Ci sono altre opzioni strategiche. Noi non stiamo fermi, in base a quello che succede valuteremo».

RETE TIM, SI DECIDE IL 24 FEBBRAIO

La strada è tutta in salita anche perché sul calendario la data segnata in rosso è ravvicinata: il 24 febbraio, quando cioè il Cda Tim dovrà dire la sua in merito all’offerta di Kkr da 20 miliardi per la rete. Non comparirà l’azionista di maggioranza Vivendi, che non ha più rappresentanti in consiglio. L’altroieri per evitare altri strappi è stato deciso di non procedere alla sostituzione di Arnaud de Puyfontaine.

LABRIOLA SCACCIA L’IPOTESI MINORANZA, MA…

Secondo indiscrezioni di stampa la configurazione plausibile vedrebbe Kkr al 51% con Mef attraverso una società, e Tim a detenere il 49 per cento. La possibilità di mantenere una minoranza nella rete di Tim «dipende molto dall’eventuale negoziazione. Industrialmente mantenere una quota di minoranza non è un’ipotesi sempre valida, ma dipende dalla negoziazione. In termini antitrust – ha sottolineato chiedendosi retoricamente – quale sarebbe il vantaggio di mantenere una quota di minoranza nella rete? Perché dovrei spogliarmi di ogni tipo di diritto di veto o di voto, diventerebbe una partecipazione finanziaria». E comunque per Labriola avrebbe senso «solo se un domani in questa partecipazione ci fosse un upside».

RETE TIM, CHE FA CDP?

Molto dipenderà dall’azione di Cassa Depositi Prestiti e, dunque, del governo (il ministero del Tesoro con l’88 per cento del capitale ne è il primo azionista): domenica dovrebbe essere convocato  un consiglio di amministrazione straordinario per discutere i dettagli dell’offerta non vincolante che intende presentare insieme al fondo australiano Macquarie.

I GIUDIZI SUL GOVERNO

Forse anche per questo il numero 1 esprime giudizi positivi sull’operato del nuovo esecutivo. “E’ rassicurante che ci sia una forte attenzione” del governo al settore tlc, “ci auguriamo sia successo qualcosa”, ha aggiunto Labriola che per le telco chiede benefici che vadano “dalla riduzione dell’Iva, all’estensione dei benefici fiscali consegnati ad aziende ad alta densità energetica”. “Oggi la comprensione di questi problemi – ha chiosato Labriola – e’ maggiore rispetto al passato, il Governo sta affrontando la maggior parte delle problematiche”.

LE PREVISIONI PER IL 2023

Quanto a quest’anno, «nel 2023 i numeri di ricavi ed ebitda saliranno» anche per il settore domestico rassicura Labriola. Tim arricchirà il portafoglio di servizi e stringerà partnership per creare valore. Quanto a Tim Enterprise, cercherà opportunità di M&A «ma non c’è fretta». Esattamente come per la vendita della rete. E con Iliad «non ci sono trattative né interlocuzioni».

TIM, RICAVI A 16 MILIARDI

Nel quarto trimestre per Tim i ricavi da servizi sono aumentati per il terzo trimestre consecutivo (+3,6% a 3,9 miliardi). L’Ebitda ha invertito il trend negativo dei trimestri precedenti e segnato una crescita del 2,7% attestandosi a 1,5 miliardi di euro. A raggiungere questo risultato ha contribuito il taglio dei costi (con una riduzione di circa 337 milioni, raggiungendo il 112% del target fissato per il 2022). Il debito after lease si è attestato a 20 miliardi, in aumento di 2,4 miliardi di euro rispetto al 31 dicembre 2021,  in parte mitigato dall’incasso derivante dalla cessione della quota indiretta in Inwit.

In totale, nell’anno i ricavi totali del gruppo Tim sono saliti a 15,78 miliardi (+3,1%), con quelli da servizi a 14,6 miliardi di euro, in aumento dell’1,3% e battendo le attese visto che le previsioni della società lo vedevano in calo “low single digit”. L’Ebitda è invece calato del 6,7% a 6 miliardi a fronte di guidance che indicavano “high single digit decrease”.

I SINGOLI BUSINESS

Venendo ai vari comparti, la rete di NetCo ha chiuso l’anno con -4% dei ricavi totali e -4% dei ricavi da servizi. Calo anche per Tim Consumer (-9% ricavi totali e -7% ricavi da servizi) mentre Tim Enterprise (grandi clienti e Pa) ha messo a segno un +8% dei ricavi totali e un +11% dei ricavi da servizi.

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