skip to Main Content

Telecom Tim

Tim, Gubitosi, le mire di Elliott e il dossier Mediaset

L'articolo di Alessandro Aresu

Nel maggio 2018, Cassa depositi e prestiti supporta la lista per il Consiglio di amministrazione presentata dal fondo attivista Elliott di Paul Singer, che in una sfida che coinvolge anche gli investitori istituzionali (poco rispondente alla dottrina Selmayr) batte di misura la lista di Vivendi.

IL RUOLO DI CONTI IN TIM

Arriva alla presidenza Fulvio Conti, già in Telecom alla fine degli anni Novanta e artefice dell’espansione internazionale di Enel, fallita in Francia per la linea di difesa del governo, riuscita in Spagna e quindi in Sudamerica.

L’AZIONE DI ELLIOTT IN TIM

Con Elliott ritorna la «questione americana», che nel gruppo delle telecomunicazioni si è incarnata soprattutto nei rapporti con At&t in due momenti storici. Il primo a cavallo della privatizzazione, quando l’ingresso di At&t nel capitale (fuori dal nocciolino) fu il preludio di un’alleanza mai andata in porto. Il secondo si intersecò con il piano Rovati e con le reazioni degli operatori tradizionali delle telecomunicazioni all’avanzata di Google e Yahoo, che per lo storico manager texano di At&t Edward Whitacre Jr. dovevano pagare gli investimenti in infrastrutture e non potevano pretendere di usare gratis i tubi.

IL PRECEDENTE

Il ritiro della proposta di investimento di At&t su Telecom nel 2007 portò a un duro e controverso intervento pubblico, sul Corriere della Sera, dell’allora ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, Ronald Spogli, che vi colse la cartina di tornasole dell’incapacità italiana di attrarre investimenti.

LO SCONTRO USA-CINA

I futuri sviluppi delle telecomunicazioni non avverranno senza una maggiore attenzione degli Stati Uniti, perché la guerra fredda tecnologica con la Cina è in corso e mette un peso geopolitico sulle varie aste internazionali del 5G. Le contromosse di Pechino arriveranno.

IL PESO DI ELLIOTT

Ciò non deve però portare a una sopravvalutazione dell’investimento strategico di Washington sulle questioni italiane, considerando Elliott come proxy immediato dell’amministrazione Trump, con Singer impegnato a tempo pieno a ridisegnare l’intero governo del capitalismo italiano, da Mediobanca a Generali, con capitali illimitati.

LE MIRE DI ELLIOTT E LA QUESTIONE MEDIASET

Le cose non stanno così: da un lato, Elliott è un partner finanziario, non industriale, anche se capace di attrarre una rete di storici manager italiani. Pertanto, Elliott, che ha anche altro da fare, considera i rendimenti, e tiene senz’altro presenti le difficoltà del titolo, che riguardano tutti, soprattutto in uno scenario di turbolenza dei mercati. Aleggia ancora la questione Mediaset.

LO SCONTRO FRA INFRASTRUTTURE FISICHE E GIGANTI DIGITALI

Allargando lo sguardo, fuori ci sono le trasformazioni delle telecomunicazioni, dove le infrastrutture fisiche continuano ad avere un peso, mentre i giganti digitali continuano la loro corsa.

(estratto di un’analisi che si può leggere integralmente qui)

+++

CHE COSA SI DICE DI GUBITOSI TRA I PALAZZI. L’ARTICOLO DI MICHELE ARNESE

Back To Top