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Ticket sanitari, le novità del governo e le polemiche

Cosa succederà sui ticket sanitari. I progetti del ministro Speranza e le prime reazioni

Proposte e polemiche sui ticket sanitari dopo il progetto del governo che emerge dalla Nadef. Ecco tutti i dettagli.

Un disegno di legge collegato alla manovra che metterà ordine nella questione e che parte da un principio: addio al ticket uguale per tutti. Ad annunciarlo il ministro della Salute, Roberto Speranza (Leu), che ha chiarito: “Chi ha di più deve pagare di più, chi ha di meno deve pagare di meno”.

Questa la filosofia alla base del riordino, dunque, che punta anche ad eliminare il super ticket. “Nel Nadef abbiamo scritto per la prima volta che il superticket è sbagliato — ha detto ancora Speranza —, produce discriminazioni, produce diseguaglianze e ci impegniamo a superarlo nel più breve tempo possibile”.

Il responsabile del dicastero ha pure confermato i 2 miliardi in più di finanziamento per la sanità, già programmati dalla precedente manovra.

LA SITUAZIONE ATTUALE

Ogni anno i cittadini versano alle Regioni 1,6 miliardi per pagare prestazioni ambulatoriali, farmaci ed esami mentre dal superticket arrivano ulteriori 400 milioni: 36 euro è il costo della quota minima versata per visite specialistiche ed esami da chi paga il ticket sanitario, con una maggiorazione di 10 euro che arriva dal superticket. Introdotto nel 1989, è esentato dal pagamento del ticket chi ha più di 65 anni o meno di 6 anni, chi ha un reddito famigliare sotto i 36mila euro e chi ha un’esenzione per motivi sanitari.

La “compartecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria” frutta circa 3 miliardi di euro ma le Regioni ne incassano 2 (di cui 400mila circa appunto dal super ticket) perché 1 miliardo è speso per l’acquisto di farmaci di marca al posto dei generici.

In Sardegna i cittadini pagano meno, con una media ticket di 33,7 euro, in Valle d’Aosta invece si registra la spesa più alta con una media di 88 euro.

LA BOZZA DI DDL

La bozza di ddl messa a punto dal ministero della Salute parte dall’idea di graduare la partecipazione sanitaria “in relazione al reddito prodotto dal nucleo famigliare fiscale, rapportato alla composizione del nucleo stesso sulla base di una scala di equivalenza”. Si tratta di un passaggio in realtà già previsto nel pre accordo tra Stato e Regioni sul cosiddetto “Patto della salute” dello scorso maggio.

Nella bozza si legge ancora che “è fissato un importo massimo annuale di partecipazione alla spesa sanitaria, rapportato al reddito equivalente, al superamento del quale cessa l’obbligo della partecipazione” in quanto — come si legge nella relazione introduttiva — “l’attuale configurazione del sistema di compartecipazione, prevedendo l’importo fisso per tutti i cittadini, crea evidenti disparità di accesso al servizio sanitario nazionale”.

In Toscana le fasce di reddito sono già in vigore, dal 2011, con soglie poste a 36mila euro, 70mila euro e 100mila euro.

L’avvio della riforma è prevista entro il 31 marzo 2020, dopo l’approvazione del ddl che viaggerà, come si diceva, insieme alla manovra.

ADDIO AL SUPERTICKET

All’interno della riforma voluta dal ministero della Salute c’è spazio anche per l’eliminazione del superticket. Introdotto dal governo Prodi nel 2007, è entrato in vigore solo con la Finanziaria del 2011. Il superticket — che oggi frutta circa 400 milioni — prevede una quota fissa di 10 euro a ricetta in aggiunta al ticket ma la misura è stata applicata in maniera diversa dalle Regioni, libere di incassare il gettito come preferivano. Ci sono poi regioni come Lazio, Emilia, Toscana e Lombardia che negli anni lo hanno tolto oppure ridotto.

IL TWEET DI ZANETTI, EX VICEMINISTRO ALLE FINANZE

IL COMMENTO DELLA CIDA

‘Nella Nota di aggiornamento al Def, il governo ostenta ottimismo sui futuri incassi derivanti dal contrasto all’evasione fiscale, ma per trovare le risorse immediate, taglia detrazioni e deduzioni rivolgendosi sempre alla platea di chi dichiara i propri redditi, applicando logiche equitative purtroppo lontane dalla realtà”. E’ la critica di Mario Mantovani, presidente di Cida, la confederazione dei dirigenti e della alte professionalità, commentando i disegni di legge di accompagnamento alla Nadef, che dovrebbero ridisegnare il sistema delle detrazioni fiscali, a partire dalla sanità. ”I tecnici dei ministeri – sottolinea – stanno mettendo a punto rilevanti modifiche all’impianto attuale delle detrazioni fiscali, che saranno progressivamente ridotte in funzione del reddito. La quota delle spese per la sanità, l’istruzione dei figli, il mutuo prima casa, le ristrutturazioni edilizie che si possono portare in detrazione dalla dichiarazione dei redditi -dettaglia il presidente di Cida – comincerebbero a scendere per chi ha almeno 100 mila euro di reddito lordo annuo, e scomparirebbero per i cosiddetti ‘super ricchi’, quelli che dichiarano oltre 300 mila euro l’anno. Il principio degli sgravi correlati al reddito, oltre che sulle detrazioni, sarà applicato anche sui ticket sanitari per i farmaci e le prestazioni specialistiche, che il governo vorrebbe cancellare per i redditi più bassi”. ”In pratica, secondo quanto viene anticipato, il costo dei ticket sanitari terrà conto sia del costo delle prestazioni, sia del ‘reddito familiare equivalente’, cioè il reddito prodotto dal ‘nucleo familiare fiscale rapportato alla numerosità del nucleo familiare’. Inoltre, verrebbe stabilito un ‘tetto’ come limite massimo annuale di spesa per i ticket, al raggiungimento del quale cesserà l’obbligo dell’assistito di versare il contributo e partecipare al finanziamento del sistema sanitario”, aggiunge Mantovani.

 

(Rielaborazione parziale di un articolo pubblicato su Policymakermag.it)

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