L’agenzia di rating S&P Global Ratings ha abbassato al minimo il suo giudizio sulla capacità della stablecoin Usdt di Tether di mantenere l’ancoraggio al dollaro statunitense, portandolo da constrained a weak. L’agenzia ha spiegato che la decisione “riflette l’aumento dell’esposizione ad attività ad alto rischio nelle riserve di Usdt nell’ultimo anno”, tra cui bitcoin (la criptovaluta più popolare), oro, prestiti garantiti e obbligazioni societarie.
COSA SONO LE STABLECOIN, IN BREVE
Come detto, Usdt è una stablecoin, cioè una valuta digitale che si differenzia dalle criptovalute “tradizionali” perché ha un valore fisso – stabile, appunto – che solitamente è agganciato a quello del dollaro: Usdt, infatti, si prefigge di mantenere un rapporto uno a uno con il dollaro. Stando ai sostenitori, il vantaggio delle stablecoin sulla moneta fiat è che permettono di effettuare pagamenti istantanei e che offrono costi molto più bassi nelle transazioni estere rispetto ai bonifici bancari tradizionali, tra le altre cose.
CHI CONTROLLA TETHER E COME GUADAGNA
Tether è una società salvadoregna guidata dall’italiano Paolo Ardoino, l’amministratore delegato; anche il maggiore azionista è italiano, Giancarlo Devasini, con una quota del 50 per cento circa.
Nei primi nove mesi del 2025 Tether ha riportato un profitto di oltre 10 miliardi di dollari, paragonabile a quello di grosse banche come Goldman Sachs e Morgan Stanley e legato principalmente al possesso di beni del Tesoro statunitense (i cosiddetti Treasury), che fungono da riserve a garanzia dei token Usdt. In sostanza, la società guadagna dall’aumento dei tassi di interesse sui Treasury: ne detiene per 135 miliardi di dollari, il che la rende una delle maggiori detentrici non-governative del debito americano.
LE PARTECIPAZIONI NELLA JUVENTUS E IN CHORA MEDIA
Tether possiede l’11,5 per cento della Juventus, di cui è la seconda maggiore azionista dopo la holding Exor della famiglia Agnelli-Elkann, che ha il 65,4 per cento.
La società, poi, è anche la seconda azionista di BeWater, il gruppo che controlla l’azienda di podcast Chora Media di Mario Calabresi, con il 30,4 per cento delle quote.
COSA PENSA S&P DI USDT
Secondo S&P Global Ratings, un calo del valore del bitcoin potrebbe lasciare Usdt sottocollateralizzata: questo perché il bitcoin rappresenta attualmente circa il 5,6 per cento della stablecoin in circolazione, una quota superiore al margine di sovracollateralizzazione del 3,9 per cento. Di conseguenza, “un calo del valore del bitcoin, combinato con un calo di valore di altri asset ad alto rischio, potrebbe quindi ridurre la copertura delle riserve e portare a una sottocollateralizzazione di Usdt”, ha spiegato l’agenzia.
A metà novembre il prezzo del bitcoin è sceso sotto i 90.000 dollari per la prima volta in sette mesi; allo stesso tempo, a novembre la circolazione di Usdt è aumentata di circa 1 miliardo di dollari a 184,4 miliardi, stando ai dati di CoinGecko ripresi da Bloomberg. Tether, peraltro, fornisce informazioni limitate sull’affidabilità creditizia dei propri custodi, controparti o fornitori di conti bancari.
TETHER COMPRA (TANTO) ORO
Oltre al giudizio ngativo di S&P su Usdt, ha fatto notizia anche il rapporto della banca d’investimento Jefferies sui grandi volumi d’oro in possesso di Tether, i cui acquisti del metallo prezioso nei sei mesi precedenti al 30 settembre hanno superato quelli delle banche centrali.
Al 30 settembre scorso, infatti, Tether deteneva centosedici tonnellate di oro, equivalenti a circa 14 miliardi di dollari al prezzo corrente, ha scritto l’analista Mike Dolan su Reuters. Le riserve auree della società di criptovalute sono pari a quelle di paesi come la Corea del sud, l’Ungheria e la Grecia.
– Leggi anche: Perché Tether sguazza in Svizzera
Solo nel terzo trimestre del 2025, Tether ha acquistato ventisei tonnellate di oro, pari al 2 per cento della domanda totale ed equivalente al 12 per cento degli acquisti noti delle banche centrali. Nel secondo trimestre, invece, l’azienda è valsa da sola il 14 per cento degli acquisti di oro delle banche centrali.
Tether ha fatto sapere di detenere centoquattro tonnellate di oro nelle riserve di Usdt, e altre dodici tonnellate in quelle di XAUt, una moneta ancorata al prezzo dell’oro fisico.
LE PREOCCUPAZIONI DELLA BCE
Anche la Banca centrale europea si è espressa sulla situazione di Tether. In un recente rapporto, infatti, ha evidenziato come la società, attraverso Usdc, sia una delle maggiori detentrici di buoni del Tesoro americano e di come negli ultimi mesi sia stata anche una delle principali acquirenti di Treasury a breve termine. “Una corsa a queste stablecoin potrebbe innescare una vendita di emergenza delle loro riserve, che potrebbe influire sul funzionamento dei mercati dei Treasury statunitensi”, si legge.
La Banca centrale europea è piuttosto scettica, se non ostile, non solo nei confronti di Usdc ma delle stablecoin in generale. La presidente dell’istituto Christine Lagarde, infatti, ha dichiarato che questi token – praticamente tutti basati sul dollaro statunitense – comportano dei rischi per la sovranità monetaria e la stabilità finanziaria dell’Unione, invitando a sostenere piuttosto il lancio dell’euro digitale, ovvero una valuta digitale della banca centrale.




