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Banche

Ottimismo immotivato sui tassi Fed invariati?

Il commento di Brendan Mulhern, Global Strategist, Newton (BNY Mellon IM)

A giudicare dalle prime reazioni dei mercati, la Fed sembra avere, ancora una volta, accontentato le attese degli investitori, almeno negli Usa. Ma c’è davvero qualcosa di nuovo negli annunci odierni? La pausa nei rialzi dei tassi, già discussa in precedenza, è stata confermata, e nelle note della FOMC è stata iscritta formalmente la promessa di una certa flessibilità nel processo di riduzione del bilancio – un processo che però, almeno per ora, prosegue ininterrotto.

Indubbiamente la Fed ha ora un orientamento neutrale, e non aggressivo, sul fronte del bilancio. Ma in nessun modo si può sostenere che questo cambio di atteggiamento lasci presagire un nuovo allentamento delle politiche monetarie.

Per quanto concerne l’outlook di mercato, siamo in uno scenario in cui le cattive notizie sono, ancora una volta, interpretate come buone nuove. La logica alla base di questo ragionamento è che il peggiorare dei dati macroeconomici aumenti la probabilità di nuovi stimoli monetari, per gonfiare i mercati e le economie. Ma una Fed “neutrale” potrebbe non essere sufficiente ad arrestare una fase di rallentamento sincronizzato dell’economia globale, in un contesto che in ogni caso si dimostrerebbe negativo per gli utili societari.

Tipicamente, i mercati guardano con ottimismo le pause da parte della Fed, soprattutto se giungono dopo periodi di stretta monetaria interpretati come eccessivo. Ma chi oggi prevede una fase toro per i mercati azionari dovrebbe forse prestare più attenzione ai segnali evidenti sui mercati obbligazionari, che invece rispecchiano un outlook molto più cauto e prudente per l’economia reale.

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