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Partecipazioni Statali Borsa

Ecco quanto costerà a Intesa Sanpaolo, Unicredit, Bnl, Mps, Banco Bpm e Bper la melonata

Commenti, stime e scenari sulla tassa contro i cosiddetti extraprofitti delle banche. Mentre i titoli dei gruppi bancari crollano a Piazza Affari. Tutti i dettagli

 

Si leccano le ferite in Borsa le banche italiane e gli analisti già stimano l’impatto sui conti degli istituti di credito dopo l’extra tassa approvata dal consiglio dei ministri di ieri.

Ecco fatti, commenti e approfondimenti.

BANCHE IN SUBBUGLIO DOPO LA MOSSA DEL GOVERNO

Banche italiane in profondo rosso dopo la notizia che nel decreto approvato dal governo è stata inserita, a sorpresa, una norma per tassare al 40% i margini di interesse maturati dalle banche.

LA NOTA DEL MEF

“Ai fini della salvaguardia della stabilità degli istituti bancari, prevede anche un tetto massimo per il contributo che non può superare lo 0,1% del totale dell’attivo”, ha specificato il ministero dell’Economia: “A questo proposito si ricorda – prosegue la nota del Mef – che la base imponibile di tale imposta è determinata dal maggior valore tra l’ammontare del margine d’interesse di cui alla voce 30 del conto economico, redatto secondo gli schemi approvati dalla Banca d’Italia, relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al primo gennaio 2023 che eccede per almeno il 5 per cento il medesimo margine nell’esercizio antecedente a quello in corso al primo gennaio 2022 e l’ammontare del margine di interesse di cui alla voce 30 del conto economico, redatto secondo gli schemi approvati dalla Banca d’Italia, relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al primo gennaio 2024 che eccede per almeno il 10 per cento il medesimo margine nell’esercizio antecedente a quello in corso al primo gennaio 2022”.

L’EFFETTO IN BORSA DELLA TASSA PER INTESA SANPAOLO, UNICREDIT, MPS, BANCO BPM, BPER, MEDIOBANCA E MEDIOLANUM

Il giorno dopo l’approvazione a sorpresa in Consiglio dei ministri di una norma che introduce per il 2023 una tassazione straordinaria sugli extraprofitti delle banche e delle società di intermediazione, i titoli dei principali istituti di credito italiani calano a picco sul listino milanese di Piazza affari con perdite vicine al 10%. Infatti, nell’attesa che la norma sia definita e arrivi al Colle per la firma (il governo sarebbe intenzionato a farlo in tempo per annunciare il decreto in Aula alla Camera già questa settimana), le banche hanno bruciato 8,96 miliardi, rappresentando quasi un terzo delle perdite di Piazza Affari, maglia nera in Europa, che ha ceduto a fine seduta il 2,12% a 27.942 punti, bruciando nel complesso 27,71 miliardi. Il calo maggiore lo hanno subito Bper e Mps, rispettivamente -10.94% e -10.83%, ma è andata male anche per Fineco (cede il 9,91%) Banco Bpm (-9,09%), Intesa l’8,67% , Mediolanum il 5,96% e Unicredit il 5,94%. Più caute Banca Generali (-3,14%), Mediobanca (-2,48%) e Banca Sistema (-1,55%), che prevede un effetto “quasi nullo” della tassa. Ha perso ancora meno Poste (-1,4%), che effettua anche servizi bancari.

LA TASSA SUL MARGINE DI INTERESSE

Nel mirino del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è finito il margine di interesse. L’imposta sarà del 40% su due basi imponibili alternative, prendendo in considerazione la maggiore. La prima è l’ammontare del margine di interesse relativo all’esercizio 2022 che eccede per almeno il 3% il medesimo margine nell’esercizio 2021. La seconda, l’ammontare dello stesso margine di interesse relativo al 2023 che eccede per almeno il 6% lo stesso margine nell’esercizio 2021.

Il confronto potrà essere tra il 2023 e il 2021 o tra il 2022 e il 2021. In nessun modo, comunque, l’imposta straordinaria potrà superare il 25% del patrimonio netto alla data di chiusura dell’esercizio 2022. Nella generalità dei casi il contributo andrà versato entro il 30 giugno 2024, ovvero entro sei mesi dalla chiusura dell’esercizio 2023. L’imposta infine non sarà deducibile dalle imposte sui redditi e dall’Irap. Fonti di governo parlano di un incasso superiore a 2 miliardi di euro.

L’APPROFONDIMENTO DI RADIOCOR-SOLE 24 ORE SUGLI EFFETTI DELLA TASSA SULLE BANCHE

Un salasso da 2,47 miliardi solo sui conti del primo semestre 2023 delle prime sei banche italiane, cifra che scenderebbe a 1,55 miliardi se per Intesa Sanpaolo e UniCredit si considerassero soltanto i numeri delle attivita’ commerciali italiane. A tanto – secondo quanto ricostruito da Radiocor – potrebbe ammontare il gettito della tassazione sugli extra profitti approvata dal governo in base alle nuove percentuali comunicate poco fa da Palazzo Chigi.

LE PROIEZIONI SUL 2023

Difficile proiettare i numeri sull’intero 2023, anche valutando la possibilità di azioni correttive da parte degli istituti, ma e’ comunque da notare che nessuna banca aveva segnalato considerevoli rallentamenti del margine di interesse nelle sue previsioni di fine anno.

CHE COSA EMERGE DALL’ANALISI DEI BILANCI DI INTESA SANPAOLO, UNICREDIT, MPS, BANCO BPM E BPER

Dall’analisi dei bilanci a giugno 2023 pubblicati da Intesa Sanpaolo, UniCredit, Mps, Banco Bpm, Bper e Mediobanca e dai calcoli, naturalmente provvisori, indicati dal testo del decreto, la parte del margine di interesse eccedente un incremento del 10% rispetto al primo semestre del 2021 e’ pari infatti complessivamente a circa 6,18 miliardi. Cifra decisamente superiore alla parte eccedente un incremento del 5% del margine di interesse dell’intero 2022 rispetto al 2021 (pari a “solo” 2,98 miliardi) e che quindi andrebbe presa come base imponibile ai termini della norma. In attesa dei numeri di fine 2023, i calcoli, come detto, sono per forza di cose provvisori e non omogenei: per Intesa, UniCredit, Mps, Banco Bpm e Bper si tratta infatti di semestrali, mentre per Mediobanca e’ in esame l’intero esercizio 2022-2023. Per Bper c’e’ inoltre un problema di perimetro, cambiato considerevolmente rispetto al primo semestre 2021.

CHE COSA EMERGE DAI BILANCI 2022 DI INTESA SANPAOLO, UNICREDIT, MPS, BANCO BPM E BPER

Volendo prendere come riferimento invece i bilanci 2022 (per la parte eccedente un +5% sul 2021), la tassa sugli extra profitti sarebbe pari a circa 1,2 miliardi (414 milioni se per Intesa e UniCredit si prendesse solo la parte italiana).

I CONTI IN TASCA A INTESA SANPAOLO, UNICREDIT, MPS, BANCO BPM, BPER E MEDIOBANCA

Scendendo nel dettaglio dei conti dei singoli istituti, le tassazioni teoriche sugli extra profitti del primo semestre 2023 sarebbero pari a 969 milioni per Intesa Sanpaolo (443 milioni considerando solo la Banca dei Territori), 790 milioni per UniCredit (392 per le sole attività italiane), 173 milioni per Banco Bpm, 265 milioni per Bper, 176 milioni per Mps e 98 milioni per Mediobanca (intero esercizio). Considerando invece i parametri relativi all’esercizio 2022, la tassa sarebbe di 454 milioni per Intesa Sanpaolo (zero considerando la sola Banca dei Territori, che nel 2022 ha registrato un incremento del margine di interesse inferiore al 5% rispetto al 2021), 472 milioni per UniCredit (174 milioni per le sole attività italiane), 68 milioni per Banco Bpm, 98 milioni per Bper, 102 milioni per Mps e zero per Mediobanca (che nell’esercizio 2021-2022 ha registrato un incremento del margine di interesse inferiore al 5% sul 2020-2021).

L’ANALISI DI EQUITA

«Alla luce della forte evoluzione del margine di interesse nel corso del 2023, riteniamo ragionevole che la base imponibile della nuova imposta sia quella che utilizza come riferimento l’NII 2023», scrivono gli analisti di Equita che, «sulla base delle nostre stime e guardando esclusivamente il mondo quotato, il prelievo fiscale complessivo a favore del governo sfiorerebbe i 4,5 miliardi di euro, circa il 3% della market cap complessiva del settore bancario».

Inoltre, per Equita, «alla luce della modalità di definizione del prelievo, sarà da valutare se le banche decideranno di avviare politiche commerciali finalizzate ad allargare la clientela (col fine di ampliare il possibile bacino commissionale), aumentando il pass-through sulla raccolta e sacrificando quindi parte del beneficio a NII dato dal rialzo dei tassi» e «gli eventuali effetti sulla profittabilità del settore post 2023, soprattutto se si dovesse manifestare un beta strutturalmente più elevato», concludendo che «la notizia è chiaramente negativa per il settore, oltre che per l’impatto one-off anche per l’aumento del rischio regolatorio sullo stesso (con impatto sul Ke)».

LE STIME DI INTERMONTE

Gli analisti di Intermonte indicano che «secondo le nostre stime preliminari, l’impatto sull’Eps 2023 – se l’attuale bozza dovesse essere confermata – è significativo», aggiungendo di «aspettarsi modifiche all’attuale bozza che appare eccessivamente penalizzante ed eccessivo». Ad ogni modo, stimano che la norma possa avere «possibili impatti sulla distribuzione del capitale» da parte degli istituti di credito.

IL REPORT DI BANK OF AMERICA

Secondo Bank of America, il costo di questa tassa ridurrebbe gli utili delle banche tra il 2 e il 9% e, secondo fonti governative, le entrate fiscali possono essere quantificate in circa 2 miliardi di euro.

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