L’amministrazione di Donald Trump ha ammorbidito le tariffe sulle navi costruite in Cina. Stando alla proposta iniziale, risalente allo scorso febbraio, gli armatori – anche quelli americani – avrebbero dovuto pagare fino a 1,5 milioni di dollari per ciascun ingresso di un’imbarcazione made in China nei porti degli Stati Uniti.
LE POSSIBILI CONSEGUENZE DELLE TARIFFE SULLE NAVI CINESI
Una misura del genere avrebbe però avuto un impatto fortissimo sul commercio internazionale e sul mercato americano, visto che la Cina è il paese nettamente dominante nel settore dello shipbuilding, cioè della costruzione di navi. Di conseguenza, le tariffe si sarebbero applicate su praticamente ogni imbarcazione giunta negli Stati Uniti, con l’effetto di rendere il paese una destinazione meno attrattiva e di causare un forte aumento dei costi di importazione (si parlava di 30 miliardi all’anno) che sarebbe stato scaricato sui consumatori finali. Il trasporto marittimo, inoltre, vale circa l’80 per cento del commercio di merci.
TRUMP VUOLE RINVIGORIRE LA CANTIERISTICA AMERICANA, MA…
Con queste tariffe, l’amministrazione Trump punta a ridurre il peso della Cina nell’industria dello shipbuilding e a rinvigorire la cantieristica americana, che però al momento è lontanissima dalle capacità e dai livelli produttivi cinesi: Pechino costruisce circa 1700 navi all’anno. Nella classifica mondiale la Cina è seguita dalla Corea del sud e dal Giappone, e a grande distanza dall’Europa, mentre gli Stati Uniti sono marginali.
LE ESENZIONI
Il governo americano ha esentato dalle tariffe le navi che spostano merci tra i porti americani e da questi verso i territori (come Porto Rico o Guam); le imbarcazioni statunitensi e canadesi che fanno scalo nella regione dei Grandi laghi; le navi che attraccano vuote per caricare grano e soia destinati all’esportazione. I proprietari di imbarcazioni di tipo roll-on/roll-off, utilizzate spesso per il trasporto delle automobili, hanno diritto a essere rimborsati delle tariffe se ordinano una nave di capacità equivalente costruita negli Stati Uniti entro tre anni.
Quanto al trasporto del gas liquefatto, le metaniere costruite negli Stati Uniti e battenti bandiera americana dovranno rappresentare l’1 per cento delle esportazioni del combustibile entro quattro anni; la percentuale salirà al 4 per cento entro il 2035 e al 15 per cento entro il 2047.
Sono state infine cancellate le tasse sugli armatori le cui flotte contengono un’alta percentuale di navi cinesi, che avrebbe danneggiato i grandi operatori come Msc e Maersk.
Le tariffe entreranno in vigore tra centottanta giorni. Dal 14 ottobre, così, le navi cinesi e costruite in Cina saranno soggette a una tassa di 50 dollari alla tonnellate, che aumenterà di 30 dollari all’anno entro i prossimi tre anni. Le navi costruite in Cina ma possedute da società non cinesi, invece, dovranno pagare 18 dollari alla tonnellata, più altri 5 dollari all’anno entro i tre anni successivi.
L’INDAGINE ERA PARTITA NEGLI ANNI DI BIDEN
L’indagine sulla cantieristica cinese, svolta dall’Ufficio del rappresentante per il Commercio degli Stati Unii, è iniziata un anno fa, sotto la precedente amministrazione di Joe Biden, e ha concluso che Pechino utilizza delle pratiche sleali per primeggiare nell’industria globale dello shipping.
Il rinvigorimento della produzione cantieristica americana e il rafforzamento della naval readiness, cioè la capacità delle forze armate di rispondere rapidamente in situazioni di combattimento navale, sono obiettivi ricercati sia dal Partito repubblicano che da quello democratico.