skip to Main Content

Superbonus

Superbonus 110: gli errori, i paradossi, i pericoli e i rimedi

Cosa fare sul Superbonus 110%. L'intervento di Sergio Pizzolante, imprenditore ed ex parlamentare

I paradossi e i pericoli del 110.

Da qualche settimana, molte imprese, decine di migliaia, che in virtù di una legge dello Stato hanno fatto contratti, effettuato acquisti, assunto persone, svolto lavori, in cambio di carta, trasformabile in soldi, garantita (in teoria) dallo Stato, rischiano il fallimento.

La Cna dice 33 mila imprese. Imprese nel settore edilizio, impiantistico, dell’efficientamento energetico, dei materiali, di ingegneria. Tutte. Entro settembre.

Come è potuto succedere?  Perché succede? E perché il governo sembra volgere lo sguardo altrove?

E come se un grosso trattore, impegnato ad arare un enorme campo, da tempo abbandonato, come quello dell’edilizia, di colpo, anziché andare avanti si ribaltasse all’indietro travolgendo con sé, sotto di sé, il conduttore e chi dietro di lui cerca di seminare frutti nel terreno arato.

Il Governo rischia di riparare un errore con un errore più grande. Gigantesco.

Diciamolo, il 110 è un errore concettuale.

Non puoi eliminare la concorrenza dal mercato.

Non si può rendere chi compra complice di chi vende.

Se chi compra non spende niente o pensa di non dover spendere niente, perché paga lo Stato, spende tutto, di più.

Se non ha alcun interesse a confrontare i prezzi, i prezzi vanno dove vogliono.

Ma se pensi di governare questa incongruenza aumentando i muri della burocrazia ottieni due cose, l’esplosione dei prezzi e un bel po’ di gente che si specializza, con pochi scrupoli, a saltare i muri. Con ogni mezzo.

Quando il 110 è nato era chiaro che si sarebbe posto un grande problema di finanza pubblica. Di copertura finanziaria.

Ma pur avvertito, chi doveva essere avvertito, si è andato avanti.

Erano in moto spiriti “rivoluzionari”, l’idea di fondo era che ogni individuo potesse non lavorare, per avere un reddito e che se per caso, avesse avuto un lavoro, poteva andare in pensione prima e grazie allo Stato poteva anche rifarsi la casa gratis.

Così non può essere. Logico.

Ma coloro che sono arrivati( per fortuna) a spegnere i “bollori rivoluzionari”, Draghi e Franco, hanno sbagliato tutto su questo punto. Dispiace dirlo. A chi come il sottoscritto è un sostenitore più che convinto di Draghi a Franco.

Dovevano dire una cosa semplice: questo sistema, così, non regge.

Per la finanza pubblica e per una questione di igiene economica e sociale.

Bisognava salvare quel che era già in atto e darsi una strategia nuova per il medio e lungo tempo.

Più precisamente, ad esempio, il 110 diventa 70/80, per i condomini, e viene ampliato, come campo di applicazione, anche al 50, per i capannoni delle imprese, per i campeggi, per gli alberghi, per gli impianti sportivi.

I privati sanno così che nulla è gratis e le imprese tornano ad investire per riqualificare gli immobili.

Si è fatto il contrario, si è tenuto in vita il sistema, buttando dentro gli ingranaggi tonnellate di sabbia per frenarne la corsa.

Con norme in continuo cambiamento e con incongrue interpretazioni delle stesse.

Sino al grippaggio attuale.

Con le imprese che hanno visto trasformarsi i valori dei crediti posseduti in pancia in rifiuti tossici. Mortali.

Altra enorme incongruenza.

Si è ampliata la possibilità di usufruire del 110 anche alle case popolari.

Sono beni pubblici altamente deteriorati, spesso periferici. È un problema enorme di qualità dell’abitare e di qualità della vita. Di emarginazione. Di sicurezza. Di consumi energetici non più sostenibili.

Bene, sono beni pubblici gestiti da strutture pubbliche. Per usufruire dei bonus devono avviare procedure pubbliche di gara. Tempi lunghi.

Bene, in origine, erano stati previsti 6 mesi in più, rispetto ai privati, per l’espletamento delle procedure.

Con la proroga al 2023 sono stati previsti 6 mesi in meno( bisogna aver fatto il 60 per cento dei lavori entro giugno 2033). Che senso ha?

Molte gare non partiranno, molti lavori si interromperanno a metà. Con ulteriore degrado. Un delirio.

Bisogna correggere questa deriva.

È in discussione, dentro il Decreto Aiuti alla Camera, un emendamento che prova a trovare una soluzione. Relatore della legge e’ Alessandro Cattaneo. L’emendamento è sostenuto da tutti i gruppi, guidati dalla Presidente della Commissione Attività Produttive, Martina Nardi.

È un emendamento ambizioso, ma penso non manchino i mezzi di mediazione politica per una soluzione a breve, in una prospettiva più lunga e più sistemica. Più ampia.

Sergio Pizzolante

(Imprenditore, già parlamentare)

Back To Top