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Vi racconto le svirgolate dell’economista Stefano Micossi

Previsioni sballate, analisi sbilenche e tesi bizzarre dell'economista Stefano Micossi, tanto apprezzato da Carlo De Benedetti e per anni direttore generale di Assonime, l'associazione delle grandi aziende pubbliche e private. Il corsivo di Giuseppe Liturri.

Quando giovedì scorso la Bce ha deciso il decimo aumento dei tassi di interesse in quattordici mesi, il nostro pensiero è andato a quanto avevamo letto solo due giorni prima su Formiche.net, dove l’economista Stefano Micossi aveva espresso una granitica certezza. Alla domanda: “giovedì c’è un nuovo board. Le sue sensazioni?” il Nostro aveva risposto tetragono: “Guardi, la Bce ha già deciso di non fare aumenti a settembre. Dunque non dobbiamo aspettarci nulla dal consiglio di giovedì”. Non sappiamo da quale fonte Micossi avesse attinto tale certezza che si è sciolta come neve al sole, ma aggiungiamo solo che tutte le più autorevoli testate internazionali avevano presentato il consiglio di giovedì come uno dagli esiti più incerti, ma non per Micossi evidentemente.

MICOSSI DOVREBBE SAPERE CHE…

A questo punto ci preoccupa anche il resto dell’analisi che, sin dalla prima lettura, avevamo accolto con perplessità. Secondo Micossi una legge di bilancio 2024 all’insegna della prudenza, almeno negli annunci, è un fattore positivo. Peccato che non ricordiamo a memoria d’uomo una legge di bilancio all’insegna dei cordoni della borsa aperti per tutti. Quindi dov’è la novità? Micossi dovrebbe sapere bene che già dal Documento di Economia e Finanza presentato ad aprile dal governo Meloni, il sentiero della prudenza, in ossequio alle regole di Bruxelles ma, soprattutto, degli investitori nazionali e internazionali era stato imboccato con decisione. Piaccia o non piaccia (a noi non piace).

Non appagato Micossi saluta con favore questo approccio anche perché ci procurerebbe la “benevolenza e comprensione della Commissione Ue, che ha già sbloccato la terza rata del Pnrr e aperto le porte alla quarta. Non c’è dubbio che un’Italia prudente abbia i suoi vantaggi, a cominciare dalla comprensione dell’Europa. Che, va detto, finora c’è stata”. Una visione dei rapporti con la Ue francamente paternalistica e bizzarra. Improntata ad una sorta di “do ut des” tipica del mercato del pesce, anziché di rapporti tra istituzioni regolati da Trattati e Regolamenti. Anche in questo caso, Micossi dovrebbe sapere che le rate del PNRR arrivano se l’Italia rispetta gli obiettivi e le norme. Tra cui proprio quella che consente alla Commissione di sospendere i pagamenti del PNRR in caso di disavanzi di bilancio eccessivi (articolo 10 del regolamento 241/2021). Quindi nessuna “benevolenza e comprensione” di alcun genere. Ci sono delle norme chiare che regolano il funzionamento della gabbia Ue e Pnrr e l’Italia o le rispetta e incassa le rate o esce.

IL SUPERBONUS

La perla finale è quella relativa al Superbonus. Alla domanda se fosse “un disastro annunciato”, Micossi atterra sulla Terra proveniente da Marte e rileva che “quello che sorprende è che i numeri stiano vedendo fuori solo ora. Anche Mario Draghi se ne accorse e lo disse che bisognava darci un taglio, ma le cifre che stiamo leggendo in questi giorni sono spaventose.”

Insomma Draghi era un passante dalla parte di Palazzo Chigi. Come se non fosse stato capo del governo per ben 20 mesi e non avesse avuto il concreto potere, se solo avesse voluto, di bloccare il Superbonus, anziché “dire che bisognava darci un taglio”. Chi, se non lui, avrebbe potuto farlo? Anzi, sarebbe stato nella condizione più agevole per farlo, in quanto svincolato da appartenenze politiche e potenzialmente dotato di quella lungimiranza che si suole attribuire ai grandi statisti, non vincolati dai risultati delle prossime elezioni.

Invece, Draghi non ha bloccato il Superbonus semplicemente perché un attimo dopo sarebbe caduto il suo governo ad opera del M5S e si sarebbe fatto molti nemici in Parlamento per le elezioni presidenziali previste di lì a qualche mese. Per le quali aveva chiare ambizioni.

Ma alla fine tutto si tiene. Perché pretendere una ricostruzione corretta delle responsabilità delle decisioni del Superbonus, se si sbagliano clamorosamente le previsioni sulle decisioni di Christine Lagarde?

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