A marzo il deficit commerciale degli Stati Uniti ha raggiunto il valore più alto di sempre, superando i 140 miliardi di dollari: c’entra il forte aumento delle importazioni da parte delle aziende americane, che vogliono aumentare le loro scorte di merci prima che i dazi entrino in vigore e rendano più costosi gli approvvigionamenti.
QUANTO CRESCE IL DEFICIT COMMERCIALE DEGLI STATI UNITI
Rispetto ai 123,2 miliardi di dollari di febbraio scorso, a marzo il deficit commerciale degli Stati Uniti – cioè la differenza tra le importazioni e le esportazioni – è cresciuto del 14 per cento, arrivando alla cifra record di 140,5 miliardi di dollari. Gli economisti sentiti da Reuters si aspettavano un aumento molto più contenuto, a 137 miliardi.
A marzo le importazioni di merci negli Stati Uniti sono ammontate a 419 miliardi di dollari, il massimo storico; anche il valore delle sole importazioni di prodotti – servizi esclusi, quindi – ha raggiunto un record, sfiorando i 347 miliardi. Da record, peraltro, sono state pure le esportazioni: 287,5 miliardi di dollari. Le esportazioni di prodotti sono valse 183 miliardi.
L’IMPATTO SUL PIL
La scorsa settimana il governo americano aveva fatto sapere che il deficit commerciale ha causato una contrazione del prodotto interno lordo dello 0,3 per cento su base annua: si tratta del primo calo dal primo trimestre del 2022. Gli analisti prevedono che il Pil si riprenderà nel secondo trimestre del 2025 grazie all’esaurimento dell’ondata di importazioni entro il mese di maggio.
IL RUOLO DEI DAZI
L’amministrazione di Donald Trump ha intenzione di ridurre il deficit commerciale statunitense principalmente attraverso l’imposizione di dazi: quelli annunciati all’inizio di aprile verso un gran numero di paesi sono stati sospesi per novanta giorni; le tariffe del 145 per cento sulle importazioni dalla Cina – uno dei principali partner commerciali americani – sono invece attive.
Secondo gli esperti, è possibile che a un eventuale calo delle importazioni (perché economicamente svantaggiose) possa corrispondere una diminuzione delle esportazioni per via del boicottaggio delle merci americane all’estero: una forma di protesta per l’aggressività di Trump in politica estera, tra dazi e dichiarazioni sulla volontà di annettere il Canada e la Groenlandia. Per esempio, si è già registrata una diminuzione dei turisti, in particolare canadesi.